Marco Pozza (1979), parroco della parrocchia del carcere Due Palazzi di Padova, è uno «straccio di prete al quale Dio s’intestardisce ad accreditare simpatia, usando misericordia», come ama dire di se stesso. Schifato dal fatto che tutto il mondo conosca Il piccolo principe ma quasi nessuno sappia chi è il suo papà letterario, nel tempo si è letteralmente invaghito di Antoine de Saint-Exupéry, fino a conseguire il Dottorato in Teologia alla Pontificia Università Gregoriana con una dissertazione su Cittadella, opera postuma dello scrittore-aviatore francese. Vive per scrivere, quando sarebbe cosa assai normale scrivere per vivere: anche qui bastian contrario.

Ha esordito con Penultima lucertola a destra (Marietti 2011) e Contropiede (San Paolo 2012): a premiarlo è stato il passaparola fidato dei ragazzi/e incrociati in giro a scuole e teatri. Bocciato dalla gente-di-chiesa, ha trovato l’ispirazione migliore per tentare l’assalto a Dio: L’imbarazzo di Dio (San Paolo 2014), L’agguato di Dio (San Paolo 2015) e L’iradiddìo (San Paolo 2017) stanno facendo di lui uno degli scrittori più promettenti e seguiti del panorama nazionale. Con la sua penna indisponente e mai ovvia, interviene quando l’occasione fa l’uomo ladro: Il Mattino di Padova, Il Sussidiario e Tv2000 sono la sua famiglia giornalistica. Dal 13 maggio 2017 ha iniziato a condurre, il sabato pomeriggio.

il suo primo ciclo di puntate nella rubrica Le ragioni della speranza su RaiUno.
Ha già iniziato a mettere mano alla prima enciclica, qualora gli toccasse l’avventura d’essere scelto come Papa. L’incipit è già scritto: «Ho odiato ogni minuto di allenamento ma mi dicevo: non rinunciare. Soffri ora e vivi il resto della vita da campione» (M.C.Clay).
Un prete da galera.

Il suo sito web è: sullastradadiemmaus.it

Questi sono tutti i suoi commenti al Vangelo domenicale