Robert Cheaib – Commento al Vangelo del 26 Marzo 2020 – Gv 5, 31-47

Il Vangelo di oggi ci presenta una malattia e la sua cura. La malattia è quella della cecità, dell’incapacità di vedere Dio in Cristo. Gesù elenca diverse testimonianze che convergono e testimoniano della sua origine divina.

C’è la testimonianza di Giovanni, la testimonianza del Padre, la testimonianza delle opere che Gesù compie e la testimonianza delle Scritture che si riferiscono a lui. Eppure, i suoi interlocutori non riescono a credere.

Nel seguito della pagina evangelica Gesù dice loro il perché: «E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?». Il motivo dell’incredulità è la vanità, è la ricerca dell’apparenza e dell’approvazione umana Sembra una cosa innocente, da poco.

Ma la persona che vive la propria vita spirituale guardando intorno e non guardando in alto, spesso le vengono le vertigini della vanità e perde di vista la verità. Cosa fare dunque? È sempre il Vangelo a segnalare la strada: fare spazio in sé all’amore di Dio attraverso l’accoglienza della testimonianza del Testimone fedele, Gesù.

Fonte: il sito di Robert Cheaib oppure il suo canale Telegram

Docente di Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.


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