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Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 1 Maggio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mt 13, 54-58

Scandalizza il Signore Gesù che non viene nemmeno ascoltato nella sua patrìa di origine. La ragione è molto semplice: tutti sanno chi è, tutti hanno in casa un mobile fatto dalla bottega di suo padre Giuseppe, tutti conoscono i suoi famigliari.

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E così quello che dice il figlio del falegname cade nel vuoto perché è lui a dirlo. Come spesso succede anche a noi, scandalizzati che il prezioso tesoro del vangelo venga affidato a mani inesperte. Ma questa è la logica di Dio che fa brillare la sua forza nelle pieghe della nostra fragilità.

La festa del primo maggio, festa nata in contesto lavorativo e sindacale, oggi viene illuminata dalla figura di Giuseppe e ci permette di dire qualche parola sul lavoro.

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II lavoro non ci è solo essenziale per vivere, non è solo causa di grande conflitto sociale, soprattutto in questi tempi difficilissimi, non è solo possibilità di affermazione di se stessi e delle proprie capacità.

Il lavoro è imitazione del Dio giardiniere e artista che, dopo avere creato l’Universo senza averlo completato, chiede all’umano di continuare tale opera. Il mio lavoro, svolto con dignità, rende possibile il completamento della Creazione perché alle mie mani Dio affida tale completamento. E poco importa se sono una persona semplice o svolgo un lavoro poco valorizzato o se sono un grande inventore: agli occhi di Dio è la condizione del cuore a fare la differenza.

E, come ancora recentemente ci ha ricordato Papa Francesco, un mondo costruito sul profitto senza lavoro, che propone aberranti lavori che nemmeno garantiscono la sopravvivenza, che umiliano la creatività e il rispetto del lavoratore, è un mondo destinato ad implodere.

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Il lavoro ci rende simili a Dio Creatore, dona dignità, esige rispetto e giustizia. Che bello iniziare la nostra giornata pensando di dare una mano a Dio a compiere la sua missione! Che onore essere annoverato come lavoratore, proprio come Gesù che stupisce per essere identificato come un artigiano orgoglioso di avere imparato ad arte il mestiere del padre Giuseppe!

FONTE: Amen – La Parola che salvaIl blog di Paolo

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