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Alberto Maggi – Commento al Vangelo di domenica 2 Agosto 2020

Commento video al Vangelo di p. Alberto Maggi OSM

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Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 31 Luglio 2020

Gesù non soddisfa il desiderio di cose meravigliose che associamo alla religione. A volte non lo ammettiamo, ma associamo tutto ciò che sfugge alla nostra sensibilità, fede e cristianesimo inclusi, alla categoria del “soprannaturale” che spazia dai fantasmi alla Trinità…

Dio, quindi, deve necessariamente avere a che fare con le manifestazioni del prodigioso, con i miracoli, le apparizioni, i soli che girano… Immaginatevi che reazione poteva avere la folla davanti al povero Gesù, proprio a casa sua! Molti degli abitanti di Nazareth avevano in casa un tavolo fatto da suo padre e molti erano cresciuti giocando con lui.

Gesù, insomma, non ha proprio nulla per stupire e non fa nulla per superare questo suo evidentissimo limite: invece di enfatizzare i prodigi che compie chiede che non vengano divulgati! Gesù si dissocia dal nostro modo istintivo di concepire il religioso molto (troppo) legato al “meraviglioso”.

E così allontana i creduloni dalla sua predicazione. Dopo duemila anni di cristianesimo, ahimè, ancora troppi, fra noi, lamentano il fatto che Gesù sia poco appariscente. Non fa sorridere?

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LEGGI ALTRI COMMENTI AL VANGELO DEL GIORNO


don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 31 Luglio 2020 – Mt 13, 54-58

Le rimostranze che Gesù riceve dai suoi concittadini le avrebbero potute fare tali e quali anche al santo che oggi si festeggia: Ignazio di Loyola.

<<“Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose? E si scandalizzavano per causa sua>>.

Di Ignazio si potrebbe dire: ma non era un soldato? Non ha combattuto guerre? Non voleva fare il cavaliere? Non faceva una vita completamente mondana? E ora si è messo in testa di diventare uno dei più grandi maestri di vita spirituale della Chiesa? La risposta è sì. Ciò che non comprendono i compaesani di Gesù, è che non bisogna mai leggere la vita in maniera superficiale.

Dio sa operare in profondità mentre nella superficie le cose ci sembrano diverse. Gesù sembrava solo il figlio di un falegname, ma era il Figlio Dio. Ignazio sembrava solo una causa persa ma diventa una delle figure più decisive della storia della Chiesa. La domanda è: chi sembriamo noi superficialmente? E chi siamo noi in fondo? E la gente che ci vive accanto è esattamente come l’abbiamo giudicata, o Dio ha un progetto più profondo per loro? Chi siamo noi per dire che non è così?

<<Gesù disse loro: “Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua”. E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità». Nessuno di noi può sprigionare il miracolo che si porta dentro se è circondato solo da sguardi carichi di pregiudizio. Dovremmo disarmare i nostri pregiudizi e credere di più ai capolavori nascosti che Dio ha messo nel cuore di ognuno. La santità in fondo è tirare fuori questo capolavoro.

Ma delle volte davanti all ‘evidenza siamo capaci di negare pur di non rimangiarci i nostri pregiudizi sbagliati. Ma chi ci ha perso nel Vangelo di oggi sono i compaesani malelingue, non certamente Gesù. Rimarranno senza miracoli.


AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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FONTE: Amen – La Parola che salva

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don Gaetano Amore – Commento al Vangelo del 2 Agosto 2020

Il commento al Vangelo di domenica 2 Agosto 2020 è curato da don Gaetano Amore.

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don Lucio D’Abbraccio – Commento al Vangelo del 2 Agosto 2020

L’Eucaristia ci deve aiutare ad amare Gesù e il prossimo

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Don Lucio D’Abbraccio

Di don Lucio, puoi acquistare:

don Alfonso Giorgio – Commento al Vangelo del 2 Agosto 2020

Movimento Apostolico Ciechi

Riflessioni dell’assistente spirituale don Alfonso Giorgio per il Vangelo di domenica 2 Agosto 2020

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don Fulvio Capitani – Commento al Vangelo del 2 Agosto 2020

LE NOSTRE PARROCCHIE RISPONDONO OGNI GIORNO ALLA FAME DI TANTE PERSONE

«Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini». Contiamoli invece le donne e i bambini! La loro umanità non conta come quella dei 5000 uomini? La loro fame non è la stessa di tutti gli altri? Gesù l’ha vista e se ne è preso pensiero e compassione. Gli apostoli vedono solo la folla e la loro preoccupazione è allontanarla.

Ma Gesù che vede le persone una ad una, coinvolge gli apostoli nel darsi, come risposta a quella fame. In questi tempi è stato richiesto alle nostre parrocchie una risposta alla fame di tante persone, fame del corpo e dell’anima. Abbiamo raccolto e acquistato pane e generi alimentari per distribuirli, tenuto aperte le Chiese, diffuso attraverso i mezzi di comunicazione, preghiere, riflessioni e celebrazioni.

Appena possibile accolto e protetto le persone per l’Eucarestia. Accolto i bambini e i ragazzi nei centri estivi dopo i mesi dell’isolamento. Gesù ha fatto sedere ciascuno e ha benedetto e condiviso tutto quello che gli abbiamo posto nelle mani.


Commento a cura di don Fulvio Capitani

Parroco di San Jacopo in Polverosa (Firenze)
Assistente della Sottozezione Unitalsi di Firenze Centro
Assistente Ecclesiatico Comunità Toscana Foulards Blancs

Fabrizio Francesco Campus – Commento al Vangelo del giorno – 30 Luglio 2020

“Ora, se si guastava il vaso che stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli riprovava di nuovo e ne faceva un altro, come ai suoi occhi pareva giusto.”

È molto bella questa immagine che troviamo nella prima lettura di oggi, tratta dal libro del profeta Geremia. Tutta la nostra vita terrena è il tentativo da parte di Dio di plasmarci, di plasmare il nostro cuore affinché sia simile al Suo. E quando, a causa delle nostre scelte, la Sua Opera non viene bene, che fa? Ci riprova.

Il Signore non si stanca mai di noi. Per Lui, vale sempre la pena provarci e riprovarci con noi, perché vede i nostri cuori, li scruta, li conosce, sa quanto buono c’è in essi. Ma questo buono deve concretizzarsi attraverso la nostra libertà, perché è a partire da ciò che scegliamo che viene tracciata la strada che ci aspetta alla fine della vita.

Il Signore ci doni un cuore disponibile e attento nel cogliere le Sue indicazioni su ciò che conta davvero, affinché non ci buttiamo via ma siamo già da ora uniti a Lui


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AUTORE: Fabrizio Francesco Campus
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p. Enzo Fortunato – Commento al Vangelo del 30 Luglio 2020

Buongiorno brava gente e pace e bene.

Oggi condividiamo alla luce del Vangelo la capacità che ci dona il Signore di saper distinguere il bene e il male…

Ogni giorno siamo chiamati a scegliere… Coraggio andiamo avanti…

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don Antonello Iapicca – Commento al Vangelo del 30 Luglio 2020

PESCATI DAL MARE DELLA MORTE NUOTIAMO NEL MONDO ANNUNCIANDO IL VANGELO CON CUI STRAPPARE IL PROSSIMO ALLA CATTIVITA’ DEL DEMONIO

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Pazienza e misericordia, timore e pietà scandiscono il tempo del nostro pellegrinaggio. Siamo pellegrini in terra straniera, le cose a cui incolliamo i nostri cuori e i nostri sensi non ci soddisfano. Siamo nel mondo, ma non siamo del mondo.Viviamo nella carne, ma non viviamo per la carne. E’ il mistero della nostra vita. Come pesci tratti dal mare cerchiamo un’acqua che, in apparenza, assomiglia alla vita vera per la quale siamo stati creati. Ma non è così. Siamo una specie unica e del tutto particolare. Siamo nati e salvati per un’altra Patria, per il Cielo. Gli inganni, le menzogne, le tentazioni ci sospingono con irruenza verso l’abisso da cui siamo stati tratti. Mentre nel nostro intimo lo Spirito Santo ci sussurra “Vieni al Padre”.

Benedetto XVI, inaugurando il suo pontificato, ricordava un’immagine cara ai Padri: “Per il pesce, creato per l’acqua, è mortale essere tirato fuori dal mare. Esso viene sottratto al suo elemento vitale per servire di nutrimento all’uomo. Ma nella missione del pescatore di uomini avviene il contrario. Noi uomini viviamo alienati, nelle acque salate della sofferenza e della morte; in un mare di oscurità senza luce. La rete del Vangelo ci tira fuori dalle acque della morte e ci porta nello splendore della luce di Dio, nella vera vita. E’ proprio così – nella missione di pescatore di uomini, al seguito di Cristo, occorre portare gli uomini fuori dal mare salato di tutte le alienazioni verso la terra della vita, verso la luce di Dio. E’ proprio così: noi esistiamo per mostrare Dio agli uomini. E solo laddove si vede Dio, comincia veramente la vita. Solo quando incontriamo in Cristo il Dio vivente, noi conosciamo che cosa è la vita. Non siamo il prodotto casuale e senza senso dell’evoluzione. Ciascuno di noi è il frutto di un pensiero di Dio.Ciascuno di noi è voluto, ciascuno è amato, ciascuno è necessario. Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con lui” (Benedetto XVI, Omelia di inizio Pontificato). 

Per questo ogni istante che ci è dato è l’attesa d’un compimento. La chiave della nostra vita è tutta qui: un’attesa che geme come nei travagli del parto. Siamo stati pescati dalla rete di Cristo. La sua Croce ci ha salvati dall’abisso della morte. Ma non è finita. Siamo pesci buoni, come il grano buono, e bello. Pesci puri, “commestibili” secondo la Legge, lavati, salvati, santificati dal sangue di Cristo. Ma conviviamo con quelli cattivi, impuri secondo la traduzione dell’originale, segni di morte che nessun ebreo poteva mangiare. Sono accanto a noi. Pesci cattivi che rendono impuri, che tagliano fuori dal popolo della promessa, che sottraggono l’eredità promessa. I pensieri, i desideri, gli sguardi, le concupiscenze. La carne senza lo Spirito. Accanto a noi, dentro di noi. E’ il combattimento d’ogni giorno, nel quale però, come scriveva Péguy, “il Padre ha messo nelle nostre mani, nelle nostre deboli mani, la sua
speranza eterna”. La speranza donata a Pietro dalle mani di Cristo che lo tiravano fuori dall’abisso nel quale era caduto per la sua incredulità. Anche Pietro, come ciascuno di noi, prima d’essere pescatore, ha sperimentato cosa significhi essere pescato dal fondo della debolezza, della carne e dell’incredulità.
 
Anche oggi vi saranno angeli inviati dal Padre a separare il buono dal cattivo, il puro dall’impuro. Anche oggi messaggeri della Buona Notizia ci incontreranno per salvarci. Che il Signore ci conceda di non indurire il nostro cuore, di lasciarci amare e riconciliare, di essere strappati alle menzogne e ai veleni del nemico. Che oggi, anticipo della fine dei tempi, il Signore ci faccia ancora suoi, che getti nella fornace tutto quello che in noi ci separa da Lui, tutto quello che ci impedisce di amarlo e lodarlo, le nostre impurità. E ci doni la misericordia e la pazienza di fronte alla storia, nella quale è Lui che agisce. La pazienza della speranza, la perseveranza dell’amore: “Quando Cristo ha guardato la Maddalena con uno sguardo furtivo per la strada, era una cosa semplice: era un richiamarla con una semplicità ad una semplicità in cui la purità dominava, ridominava; contraria alla sua storia, ma non contraria alla sua possibilità presente” (Mons. Luigi Giussani).

La pazienza di sapersi ogni giorno bisognosi di essere ri-pescati, ogni giorno strappati alla carne e alla memoria di una storia impura per sperimentare la nuova, pura e feconda possibilità presente. Appoggiati alla sua fedeltà, che è il sigillo profetico che ci svela l’autenticità e la credibilità dell’eterna. Capire tutte queste cose è vivere la promessa -le cose antiche – illuminata dall’amore di Cristo – la cosa nuova – che non delude. In pace, pieni di una gioiosa speranza, entriamo anche oggi in questo nuovo giorno dove ci attende il nostro destino, il nostro dolcissimo Signore. “Per incontrare la speranza, bisogna essere andati al di là della disperazione. Quando si arriva fino al colmo della notte, si incontra un’altra aurora […] Non sperano se non coloro che hanno avuto il coraggio di disperare delle illusioni e delle menzogne nelle quali trovavano una sicurezza che essi prendevano falsamente per speranza” (George Bernanos). E Lui è alle porte, e bussa anche ora. E’ questa la novità più bella. La nostra felicità. 


AUTORE: don Antonello Iapicca
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