Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 30 Agosto 2022

225

Il messia che guarisce

Dopo l’entrata in scena nella sinagoga di Nazareth, le prime perplessità ed il primo rifiuto degli uditori, Gesù inizia così, secondo Luca, la sua presenza tra gli uomini, sempre in un quadro problematico all’interno del quale emergono qua e là puntuali sprazzi di fede.

Questo aiuta a togliere, fin da subito, l’illusione che lo straordinario delle guarigioni, come d’altronde l’ordinario del semplice ascoltare, porti velocemente e serenamente alla comprensione di chi Gesù sia, anzi la confessione apparentemente ortodossa che viene dallo spirito impuro è considerata anticipazione precipitosa, inopportuna e deviante!
La narrazione di Luca sottolinea che Gesù non è un taumaturgo particolarmente dotato di poteri occulti, semplicemente parla! Parola autorevole e forte che si manifesta, concretizza, incarna, in eventi. L’Incarnazione opera sull’incarnazione: la Carne del Figlio è per la carne dell’uomo.

E all’evangelista, in questo momento iniziale, non interessa neppure esplicitare il contenuto, ma piuttosto portare l’attenzione del lettore sul modo (autorità) e sugli effetti (liberazione) della Parola. Le guarigioni, così come il parlare, rivelano l’atteggiamento di Gesù, il modo ed il fine della sua presenza: cura, bontà, liberazione. Rivelano l’amore di Dio che si incarna in Gesù di Nazareth. Il primissimo contenuto da notare, riconoscere ed accogliere, assolutamente prioritario rispetto a qualsivoglia richiesta o comando da parte del Signore! Che, oltretutto, qui comanda ai demoni e non agli uomini!

- Pubblicità -

Gesù non più tentato ma vincitore del demonio e delle sue manifestazioni-incarnazioni, del suo potere-presa sull’uomo. Demonio che si svela come estraneo ed avversario perché ben conosce e rettamente confessa, ma non vuole avere a che fare con Gesù. L’Evangelo rifiuta e ci mette in guardia dalla possibilità di una ortodossia senza relazione, di una confessione corretta ma senza conseguenze, senza rapporti, ce la svela come possibilità demoniaca. Prospetta invece l’umanissima via della relazione, dell’ascolto, della conoscenza, del tempo e degli eventi.

L’atteggiamento di Gesù presentato perché diventi strategia anche per noi: di fronte alla suggestione ambigua e, per certi versi, accattivante del demonio, non più dialogo e discussione come nel primo incontro nel deserto, ma comando e non-accoglienza neppure minimale. Evagrio Pontico puntualizzerà bene questo nei suoi insegnamenti sulla lotta contro i“pensieri”.
Demonio ormai impotente: getta a terra ma, tutto sommato, non riesce a fare del male.

Sospetto, stupore, timore e interrogativi davanti al dire ed al fare di Gesù, preoccupazione che l’uomo abitato dallo “spirito di demonio impuro” esprime chiaramente: una presenza divina sì, ma che è talmente “altra”, da essere pericolosa, da essere perdizione per una vita che si ritiene passabilmente accettabile e ci si preoccupa comunque di salvare.

Domande sempre attuali e da lasciare emergere, per riconoscere il demoniaco che ci abita e per arrivare ad intravvedere risposte: “A che sei venuto?”. Non per perdere, ma “per cercare e salvare ciò che era perduto” (cf. Lc 19,10); “Che cosa tra noi e te?” La bontà di Dio, che in Te si incarna.

fratel Daniele

Per gentile concessione del Monastero di Bose

Puoi ricevere il commento al Vangelo del Monastero di Bose quotidianamente cliccando qui