Laura Paladino – Commento al Vangelo del 15 Ottobre 2023

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Amati e invitati alle nozze del Re

La festa prefigurata nelle scorse domeniche, simboleggiata dalla vigna e dal vino, è oggi al centro della liturgia: siamo creati a immagine di Dio, che è amore e relazione tra Persone, e chiamati, nel Battesimo, alla comunione perfetta, in una festa che non ha fine. Il Signore, nostro padre, è un «pastore» buono, che ci «conduce ad acque tranquille» e «prepara una mensa» (Salmo 22, Responsorio), «un banchetto di cibi succulenti, di vini raffinati per tutti i popoli»: distrugge la morte e asciuga ogni lacrima» (Isaia 25, I Lettura). 

Siamo la sua famiglia, chiamati ad «abitare nella sua casa per sempre», senza affannarci nel dolore e nell’indigenza, come vedove od orfani, ma vivendo nella pace, nella gioia e nella festa, come figli amati del Re onnipotente.

Con questa consapevolezza, «tranquilli e sereni come un bimbo in braccio a sua madre» (cfr. Salmo 131), possiamo vivere sicuri in ogni situazione, «povertà o abbondanza, sazietà o fame», perché «tutto possiamo in Colui che ci dà forza» (Filippesi 4, II lettura). Troppe volte però rischiamo di disperdere quanto abbiamo ricevuto: il Re ci invita continuamente alla festa di nozze del suo Figlio, ma noi «non vogliamo andare»; rinnova l’invito attraverso i suoi servi, i fratelli che mette sul nostro cammino per richiamarci a quello che conta, e «non ce ne curiamo, andando chi al suo campo, chi ai suoi affari»; qualcuno addirittura si rivolta contro i servi del Re, «li insulta e li uccide».

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Quanto al nemico, principe di questo mondo, riesce ad allontanarci dal Signore, attraverso le lusinghe terrene di cui è maestro e gli impegni quotidiani, talora eccessivi, che ci obnubilano e ci rendono schiavi! In questo modo mostriamo di essere indegni di una chiamata gratuita che ci ha raggiunti senza merito e che chiede solo, come per Abramo, adesione e fiducia. […]

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