Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 10 Dicembre 2021

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“Questa generazione” sono io in questo momento, responsabile di ciò che mi accade. Quando uno comincia a capire di essere responsabile, comincia a cambiare la storia. Sì, è vero: tutto quello che è stato fatto, però, l’hanno fatto loro, io non c’entro, cioè non sono responsabile. Però io in questo momento ho una responsabilità: essere me stesso, così come posso. E cominciare una storia nuova, senza pensare a tutto quanto mi hanno fatto, all’infinito.

È importante questa generazione, è importante che io in questo momento riesca ad assumermi le mie responsabilità, a scoprire il gioco. Oggi sono chiamato a prendere coscienza: a quale gioco sto giocando? Noi spesso facciamo il gioco dei bambini che, invece di giocare, stanno seduti e si rimproverano; ma il primo gioco che facciamo, in fondo, è quello di non giocare – semmai, siamo giocati: la vita ci passa sopra, è vissuta e noi ci lamentiamo.

Ecco i due “giochi fondamentali”: l’amore e la morte. E allora i bambini giocano a fare il matrimonio e il funerale – e si lamentano, perché suonano perché tu danzi e tu, invece di danzare, piangi. Poi suonano il lamento perché tu pianga e, invece di piangere, ridi. Cosa vuol dire? Vuol dire che talvolta fraintendiamo i due giochi fondamentali della vita, quello della gioia per il bene e quello della tristezza per il male, per cui noi non giochiamo mai il vero gioco della vita.

Ecco la sfasatura, la mancanza di sincronia, la distonia.

Giovanni è colui che proclama il lutto: non mangiare e non bere è segno di morte. Giovanni fa la diagnosi del male, sostiene che è inutile mangiare e bere al vostro banchetto, che è un banchetto di morte. Dovete convertirvi, vivete una vita ingiusta che vi porta al male. Riconoscere il male come male, sapersi vergognare e piangere del male è fondamentale nella vita, così come fondamentale è riconoscere il bene.

Enrica Bonino s.a.


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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato