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Il commento al Vangelo di domenica 19 giugno 2022, a cura di don Mauro Pozzi.
Gesù si fa pane per essere necessario come lo è per noi il cibo.
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GESÙ SI FA CIBO
Un neonato non sa fare niente se non succhiare dal seno di sua madre, perché il nutrirsi è il bisogno assolutamente primario di ogni uomo, ma soddisfare quella necessità non è tutto. Non di solo pane vive l’uomo, significa che non siamo fatti solo di carne e anche lo spirito vuole il suo nutrimento. È un fatto che il nostro occidente super alimentato, spiritualmente è alla fame e i risultati sono sotto i nostri occhi.
Il Maestro guarda questo mondo affamato e sfida i suoi discepoli, cioè noi: dategli voi stessi da mangiare. Ci dice due cose, da una parte che non possiamo farcela da soli e d’altronde che lui è pronto a moltiplicare i nostri poveri sforzi. La miseria di quei pochi pani e pesci diventa ricchezza inesauribile. È interessante anche notare che non è lui a distribuirli, ma ancora una volta sono i suoi a farlo. Gesù ci invita a riflettere sul nostro modo di nutrirci e a diventare suoi collaboratori e strumenti. Questo miracolo, come tutti gli altri narrati nel Vangelo, è un segno di una realtà più profonda.
Gesù nutre tutta questa gente per mostrare che lui è il pane e il nutrimento di cui il mondo ha bisogno. Il cibo che noi mangiamo ogni giorno viene assimilato dall’organismo e diventa parte del corpo, carne, sangue e ossa. Il Maestro si lascia mangiare da noi per diventare parte di noi. Il suo sacrificio sulla croce, non è solo qualcosa che appartiene al passato, ma si rinnova ad ogni messa e ci accompagna per tutta la vita, proprio come la necessità di mangiare. Gesù ci insegna a chiedere ogni giorno il nostro pane, cioè a desiderare non solo il cibo, ma anche il sostegno dello spirito, cioè lui stesso.
Mangiare del suo corpo è dunque una necessità fondamentale della vita cristiana. Questo va capito. È chiaro che non ci si deve accostare alla comunione con leggerezza, ma non è strettamente necessario essersi confessati un attimo prima, a meno che non si siano commessi peccati gravi. L’eucaristia non è un premio, ma un sostegno. Del cibo ne hanno bisogno gli affamati, non quelli che sono già sazi. Per cui noi dobbiamo fare la comunione con grande umiltà, riconoscendo tutti i nostri limiti, ma capendo che proprio per questa nostra debolezza abbiamo bisogno di nutrimento.
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Gesù ha dato la sua vita per noi, ha versato il suo sangue, ci invita alla sua tavola, vuole essere parte di noi: come possiamo respingere o sottovalutare questa grandissima opportunità? Sentiamo anche la responsabilità di essere testimoni della ricchezza del dono che Gesù ci fa, per collaborare, come i discepoli che distribuiscono i pani, alla sua diffusione.
AUTORE: don Mauro Pozzi
FONTE: email
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