don Marco Pozza – Commento al Vangelo di domenica 7 Maggio 2023

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Il dietro le quinte di quel Volto

Il suo problema è sempre stata la faccia. Meglio: il suo volto. A sentire sua Madre, la Madonna, quel viso gli stava d’incanto: ogni figlio è bello alla mamma sua. A sentire gli amici, però, quel viso creò loro più d’un grattacapo: era troppo d’uomo perchè nessuno avesse dubbi che fosse per davvero il Dio che diceva d’essere. Anche con Cristo, insomma, la superficie più spassosa della terra è stata la sua faccia. Così umana d’apparire complicata da riconoscersi all’istante: la Samaritana, al pozzo, all’inizio non si accorge di nulla e finisce per irriderlo, confondendolo con un giudeo qualsiasi.

Giuda, nel momento della trattativa coi Romani, non dice che lo riconosceranno dalla faccia, dall’altezza: avrà bisogno di dargli un bacio perché i nemici, avvisati, riconoscano chi è colui d’arrestare. In caso contrario, la sua faccia non tradiva differenze. Anzi, «tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto» (Is 52,14): un modo raffinato per dire ch’era uno dei più brutti tra i volti d’uomo in circolazione. Quel volto, insomma, rimase il più grande mistero tra quelli che circolavano tra la schiera degli amici: “Chissà se è davvero lui il Dio che dice d’essere! Mi pare non abbia nulla d’eccezionale quel volto. Pare uno di noi, ne più ne meno” si confidavano strada facendo.

Rimase il più enigmatico dei misteri il suo volto. Filippo, appena sentì che stava per andarsene, lo supplicò di esaudirgli l’ultimo desiderio che gli ardeva in petto: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Alla faccia: non chiese miracoli di nessun tipo, non cercò un’ultima raccomandazione prima che l’amico s facesse pensionato, non tentò di dissuadere l’Amico. Chiese, con candidezza fanciulla, di poter vedere il Padre: Dio, poi basta. Modesto il ragazzo: basti pensare che il sogno di vedere che faccia avesse Iddio fu il sogno proibito delle moltitudini. Da Mosè in poi, tutti dicevano d’essere disposti a fare follie pur di poter fotografare che faccia avesse Dio.

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Mosè, che ci andò più vicino di tutti, riuscì a scattargli una foto di striscio, beccandolo di spalla: «Ti coprirò con la mano finché sarò passato – l’aveva avvisato Dio -. Poi toglierò la mano e vedrai le spalle, ma il mio volto non si può vedere» (Es 33,22-23) A furia di tentativi falliti, fiutarono che fosse il pezzo più pregiato di tutto l’universo quel volto se lo tenne nascosto per millenni. Quando, poi, Iddio si decise a mostrarlo, s’erano abituati al fatto di non vederlo.

Tanto che quando si fece vedere, nessuno lo riconobbe: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto? Chi ha visto me ha visto il Padre». Si stupì, Cristo, del fatto che nessuno si fosse mai accorto che il Padre si mostrava negli occhi suoi. Eccetto Maria: “Tutto suo, Padre” rispondeva a chi le faceva complimenti d’ogni sorta. Gli altri non s’accorsero mai di nulla.

Fu Cristo a rivelare l’arcano dei tempi: «(Filippo), chi ha visto me ha visto il Padre» gli disse prima d’andarsene altrove. Giorni prima aveva anticipato loro il finale della storia: «Ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito» (cfr Mt 25). Qualcuno, sentendolo parlare a Filippo, unì i dettagli: “Se vedendo il forestiero intravedo il Cristo e guardando il Cristo vedo il Padre, per la proprietà transitiva vedendo il forestiero vedo il Padre”.

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Semplice a dirsi, complicatissimo ad applicarsi: si possono vedere forestieri, ignudi, malati e delinquenti a go-gò, ma non sempre dietro quei volti si riesce ad intravedere i lineamenti di Dio. Non fu facile, insomma, per Filippo e compagnia bella accorgersi che razza di novità stesse danzando quando incrociavano il loro sguardo con quello di Gesù. Non è mai stato facile riconoscere Cristo quando decide di viaggiare in borghese tra le strade dell’umanità. Ancora oggi, quando passa, c’è il grosso rischio di perdersi l’appuntamento.

“Eppur abbiamo occhi buoni!” ci diciamo mangiandoci le unghie. Il fatto è che non basta avere occhi capaci di vederci bene: occorrono occhi che siano capaci di credere in ciò che han visto. Altrimenti è stato come non vedere.

Per gentile concessione di don Marco Pozza – Fonte