don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 13 Aprile 2023

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“Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!»”.

È ancora l’evangelista Luca che ci narra un’altra apparizione del Risorto. Non importa se sei in cammino per tornare a casa come i discepoli di Emmaus, o se sei chiuso in casa a Gerusalemme, come nel racconto di oggi: Gesù è libero dallo spazio e dal tempo, e proprio per questo ci è costantemente contemporaneo nel qui e nell’ora. E il Suo dono è la pace.

Un uomo sente pace quando ha trovato ciò che stava cercando. Ecco perché Gesù saluta costantemente con la parola Shalom. Chi trova Gesù ha trovato quello che stava cercando.

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“Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi”.

La reazione dei discepoli è la reazione di chi è sconvolto da qualcosa di inaspettato. Ciò che ci dà la fede cristiana è qualcosa di inaspettato. Gesù non è il prodotto di un nostro bisogno, Egli è un imprevisto che stravolge la vita. Ecco perché la paura e l’eccitazione si impadroniscono dei discepoli lì presenti.

Eppure Gesù mostra loro come c’è una grande continuità tra la Croce e la resurrezione. Le sue mani, i suoi piedi e il suo costato sono la prova che Egli è davvero Lui, e che non è un’allucinazione collettiva:

“Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro”.

La fede non può essere solo un fatto interiore, emotivo, psicologico. La fede o è un fatto o non ci cambia la vita. Gesù è talmente un fatto che può anche mangiare. Non c’è trovata migliore degli evangelisti per trasmetterci questa verità di fondo: la resurrezione è un fatto, non la semplice interpretazione di un fatto.

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Ciò che dovrebbe suscitare la Pasqua è innanzitutto gioia, ma l’evangelista Luca non ha timore a dirci che la prima reazione dei discepoli all’incontro con Cristo non è la gioia ma la paura che sia un fantasma: “Gesù in persona apparve in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi”. Siamo così abituati alle cose brutte che quando finalmente accadono le cose belle immediatamente ne diffidiamo pensano che magari sono solo delle illusioni. Abituarsi alla Pasqua significa capire che ciò che Gesù è venuto ad annunciarci non è semplicemente una illusoria speranza sul futuro che magari tiriamo fuori solo perché la vita è difficile, e quindi è meglio che ci raccontiamo delle storie positive sulla vita dopo la morte. La speranza cristiana non è un palliativo psicologico ma è un fatto concreto, così come dice Gesù è “carne ed ossa”. […] Finisci di leggere qui.


Commento al brano del Vangelo di: Lc 24,35-48
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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