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Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 25 Novembre 2023

Commento al brano del Vangelo di: Lc 20, 27-40

Ieri abbiamo meditato la Parola ricostruendo la strategia degli avversari di Gesù. Il timore dei sacerdoti e degli scribi era tale da indurli a ad organizzare anche la morte del Nazareno. In altri passi leggiamo che sapeva di dover “soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno” (Mt 16, 21).

Tentarono anche di percorrere altre strade volte a discreditarne la fama. La frequentazione del Galileo al tempio di Gerusalemme (lo ritroveremo ancora nelle meditazioni dei prossimi giorni) facilitava l’incontro-scontro tra i rappresentanti della classe sacerdotale e il Messia.

Il brano di oggi consegna il tentativo dei sadducei e degli scribi di mostrare agli uditori l’imbroglio di Gesù di Nazaret: lo accusano di essere un falso profeta e maestro di una dottrina sganciata dalla legge di Mosè. Il terreno dello scontro è l’interpretazione della Parola stessa. Sadducei e scribi, come in molte altre occasioni i farisei, sono preparati.

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Hanno studiato la Parola, che vivevano secondo una lettura che ritenevano corretta e che consideravano immutabile. L’Emmanuele è Figlio di quel Dio che anche loro adoravano senza riconoscere Gesù come Messia. Proponevano uno stile religioso e sociale ancorato ad alcuni testi e rifiutandone altri. Gesù è il Verbo di Dio, è Lui la Parola fattasi carne: il suo insegnamento non cancella la storia di salvezza che lo ha preceduto, ma ne offre una lettura molto diversa da quella ritenuta corretta.

Alcuni sadducei non credevano nella resurrezione perché mancavano testi chiarissimi nella Parola che precedeva l’arrivo del Risorto. Aggrappandosi alla legge mosaica pongono una legittima domanda. La risposta era un invito, come lo è per noi oggi, di cogliere la ricchezza della Parola senza confinarla in angusti confini.

Gesù ricorda loro e sempre anche a noi che il Padre misericordioso è un Dio che vuole la vita e non la morte, che desidera che tutti siano al servizio degli altri, che l’amore sia il vero e unico comandamento e che viverlo significa costruire un rapporto diverso con Dio e tutte le sue creature. La chiave di lettura dei sadducei e degli scribi (come dei farisei) impediva di accettare questo insegnamento. Forse è difficile anche per noi.

Per riflettere

Gesù, Verbo di Dio, insegna come leggere e vivere la Parola. Una Parola che penetra anche dove non pare possibile. Giovanni d’Arimatea dimostra che non tutta la classe sacerdotale era contro il Risorto. Non diversamente gli scribi. È una Parola tagliente che possiamo tutti accogliere.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

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