Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 27 Novembre 2020

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Prosegue la meditazione sul discorso escatologico di Gesรน nel vangelo secondo Luca. Siamo ormai in prossimitร  degli ultimi giorni della vita di Gesรน sulla terra, e la fine della sua vita rimanda alla fine dei tempi, quando tutta la storia riceverร  compiutezza e pienezza di senso con la venuta gloriosa del Figlio dellโ€™uomo.ย 

Il linguaggio usato in questo discorso รจ apocalittico (alla lettera: โ€œrivelativoโ€), piuttosto ostico ai nostri orecchi con il suo ricorso a scenari โ€œcatastroficiโ€, ma familiare alla tradizione ebraica dellโ€™epoca, che sapeva leggere nel genere apocalittico un linguaggio di speranza, perchรฉ al di lร  della superficie delle cose (guerre, terremoti, catastrofiโ€ฆ) lascia intravedere come sia Dio il vero Signore della storia.ย 

รˆ importante tener presente che anche questo discorso รจย evangelo, โ€œbuona notiziaโ€. Gesรน non intende incutere paura nei suoi ascoltatori, ma vuole esprimere una veritร  fondamentale: questo mondo e lโ€™intera creazione vanno verso una fine โ€“ che รจ nel contempo un fine, una meta finale โ€“, va verso il โ€œgiorno del Signoreโ€, giorno di giudizio, certo, ma soprattutto di salvezza. โ€œSappiate che ilย regno di Dio รจ vicinoโ€ (v. 31); o, come ci ricordava il testo di ieri, che โ€œla vostra liberazione รจ vicinaโ€ (v. 28). รˆ lโ€™annuncio di una vicinanza che non ci fa incurvare sotto il peso di una minaccia, ma ci fa alzare il capo verso โ€œi cieli nuovi e la terra nuovaโ€ che Dio prepara per noi (cf. 2Pt 3,13). Non parole per metterciย paura, dunque, ma per sostenere la nostra speranza!

Sรฌ, viviamo in un mondo che passa, una vita che conosce sconvolgimenti, si oscurano il sole e la luna โ€“ vengono meno, cioรจ, certi punti di riferimento abituali โ€“, possiamo trovarci in un paesaggio di desolazione, eppure siamo chiamati a essere uomini e donne di speranza che sanno osservare, che hanno occhi per vedere il gonfiarsi delle gemme sulla pianta di fico, e dunque sono in grado di capire. รˆ solo un piccolo segno, ma quanto basta per farci dire: โ€œLโ€™estate รจ vicina!โ€.

ย Spesso, davanti alle catastrofi naturali e alle tragedie della storia, cโ€™รจ chi vorrebbe riconoscervi lโ€™ira di Dio, il suo castigo per i peccati dellโ€™umanitร . Il vangelo invece ci annuncia che, dietro a quegli sconvolgimenti, ciรฒ che Dio opera รจ la salvezza. La Parola trasforma cosรฌ il nostro sguardo: lร  dove noi vediamo la storia votata al fallimento, essa ci fa vedere la storia destinata al compimento, avviata a unโ€™estate piena di sole e di frutti. รˆ una parola degna di fede, che resiste al consumarsi del tempo: โ€œLeย mie parole non passerannoโ€ (v. 33). Questa assicurazione resta il punto fermo che fonda la fiducia del discepolo, la sua fedeltร , la sua certezza che il Figlio dellโ€™uomo ritornerร  e che il futuro, nonostante tutti i segni contrari, resta saldamente nelle mani di Dio.ย 

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A noi cosa chiede questo testo di oggi? Essenzialmente due cose: osservare/guardare/vedere, ossia tenere gli occhi aperti; รจ lโ€™invito a fare attenzione, a vivere nella vigilanza, a non incorrere nel grave rischio di una vita addormentata. E poi: capire/sapere. Il Signore ci chiede di sapere cosa succede nel mondo, nella storia, e ancor prima di sapere cosa succede nella nostra vita, nel nostro cuore. Capire da noi stessi (cf. v. 30), capaci di pensare da noi stessi, non uniformati alla logica mondana, non intruppati nella massa, ma fondati sulla Parola che non passa, che rimane salda come roccia. E tutto ciรฒ che avremo costruito su quella roccia non passerร !

fratel Valerio


Fonte

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