Commento al Vangelo di domenica 18 Agosto 2019 – mons. Giuseppe Mani

Il Vangelo di oggi può ricevere due interpretazioni disastrose. La prima consiste nel credere che Dio voglia la divisione, che è Lui che mette gli uomini in stato di conflitto. In realtà Cristo constata che la sua venuta provoca dei conflitti. Perchè? Perché viene a proclamare che Dio è amore e che è la presenza attiva di questo amore. Dinanzi all’amore tutto quello che è nell’uomo di ripiegamento su di se, di volontà di dominare si rivolta. E’così che Cristo, pietra data perché potessimo costruire su di Lui diviene pietra d’inciampo e segno di divisione. Il buono e il cattivo di ogni uomo dinanzi a Lui vengono alla superficie. La fede, terreno dell’amore, può farci sormontare questa divisione interiore, generatrice di divisioni tra di noi.
La seconda è più grossolana: degli uomini si son sentiti autorizzati da queste parole di Gesù ad esercitare la violenza , a massacrare gli “eretici” o i pagani per estorcere delle conversioni. Gesù sarebbe diventato l’autore di queste violenze. Cristo utilizzato contro Cristo.

“Come vorrei che il fuoco fosse gia acceso”. Gesù è nell’angoscia dell’attesa. Gesù è già in cammino verso Gerusalemme, verso la Pasqua. L’ombra della morte pesa sulla sua strada. Gesù vorrebbe che tutto fosse finito. E’ là che la violenza umana, tutte le forze di divisione si manifestano nel gran giorno. La Croce è la rivelazione di Dio ma anche la rivelazione dell’uomo, di tutta una parte dell’uomo nello stesso tempo uccisore e vittima. Sicuramente la crisi pasquale non è un fatto isolato nella storia: mette in luce ciò che avviene nell’umanità dall’inizio, il dramma fondamentale. La Croce è giudizio del mondo: permette di giudicare cosa avviene nei nostri conflitti, nelle nostre prigioni, nei nostri cantieri, nelle nostre periferie dell’umanità: il Figlio dell’uomo offerto nelle mani dei peccatori. E noi abbiamo da scegliere il nostro posto. Dalla parte di colui che mette a morte, di colui che si lava le mani o di colui che soffre l’ingiustizia.

Violenza nascosta o violenza palese. Resta il fatto che la venuta di Cristo provoca violenza. Ma Cristo, Dio, non la crea, c’è già, ma nascosta. Gesù con la sua vita e le sue parole “mette il piede nel piatto”. D’un tratto la violenza nascosta diviene palese. La prima lettura ci dona un bell’esempio della violenza nascosta: gli accusatori di Geremia nascondono la loro violenza sotto la maschera del bene pubblico. E’ lui che è accusato di violenza. I violenti gettano la loro violenza sulle vittime. Rileggiamo il processo di Cristo dopo il “è meglio che un solo uomo muoia per tutto il popolo” (Caifa) e si vedrà che è la medesima storia. “Pensate attentamente a Colui che ha sopportato contro di se una così grande ostilità dei peccatori” (Seconda lettura). Gesù è caricato del peccato di tutti. Noi abbiamo dei modi più sicuri e meno eclatanti per mascherare la nostra violenza, frutto della nostra volontà di possedere e di dominare che potrebbe chiamarsi rispetto del ventaglio dei salari, necessità del lavoro a buon mercato perchè prosperi l’economia (a profitto di chi?). E sempre: “ma questi uomini non sono come gli altri; noi non potremmo vivere come loro”. La vittima è sempre vista come differente è sempre “per colpa sua se è immolata”.

L’ultima violenza. E’ la lotta contro il peccato. Questo peccato appena descritto è l’immolazione del Figlio dell’Uomo in noi e intorno a noi ma è una lotta disarmata. Il suo tipo è la lotta del Cristo che supera la violenza non con un’altra violenza ma con l’amore.

Fonte – il sito di mons. Giuseppe Mani

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Letture della
XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

Prima Lettura

Mi hai partorito uomo di contesa per tutto il paese.

Dal libro del profeta Geremìa
Ger 38,4-6.8-10

In quei giorni, i capi dissero al re: «Si metta a morte Geremìa, appunto perché egli scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo loro simili parole, poiché quest’uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male». Il re Sedecìa rispose: «Ecco, egli è nelle vostre mani; il re infatti non ha poteri contro di voi».
 
Essi allora presero Geremìa e lo gettarono nella cisterna di Malchìa, un figlio del re, la quale si trovava nell’atrio della prigione. Calarono Geremìa con corde. Nella cisterna non c’era acqua ma fango, e così Geremìa affondò nel fango.
 
Ebed-Mèlec uscì dalla reggia e disse al re: «O re, mio signore, quegli uomini hanno agito male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremìa, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame là dentro, perché non c’è più pane nella città». Allora il re diede quest’ordine a Ebed-Mèlec, l’Etiope: «Prendi con te tre uomini di qui e tira su il profeta Geremìa dalla cisterna prima che muoia».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale

Dal Salmo 39 (40)

R. Signore, vieni presto in mio aiuto.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido. R.
 
Mi ha tratto da un pozzo di acque tumultuose,
dal fango della palude;
ha stabilito i miei piedi sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi. R.
 
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore. R.
 
Ma io sono povero e bisognoso:
di me ha cura il Signore.
Tu sei mio aiuto e mio liberatore:
mio Dio, non tardare. R.

Seconda Lettura

Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti.

Dalla lettera agli Ebrei
Eb 12,1-4


Fratelli, anche noi, circondati da tale moltitudine di testimoni, avendo deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento.
 
Egli, di fronte alla gioia che gli era posta dinanzi, si sottopose alla croce, disprezzando il disonore, e siede alla destra del trono di Dio.
 
Pensate attentamente a colui che ha sopportato contro di sé una così grande ostilità dei peccatori, perché non vi stanchiate perdendovi d’animo. Non avete ancora resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato.

Parola di Dio

Vangelo

Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.

Dal Vangelo secondo Luca
Lc 12, 49-53

 
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
 
«Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
 
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Parola del Signore

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