Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 7 Ottobre 2020 – Lc 11, 1-4

Insegnaci a pregare, Signore, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli. Siamo affascinati dalla preghiera, da quella finestra sul mondo interiore che è la preghiera e che può cambiare la qualità della vita di una persona.

Affascinati da chi, come i monaci, vive la preghiera come dimensione quotidiana e continua. Affascinati da chi ci indica un mondo altro, alto e un modo altro, alto. Ma non sappiamo pregare, siamo onesti. Non sappiamo fare altro che balbettare qualche richiesta, bussare timidamente (a volte sfrontatamente) alla porta del Signore, poco convinti di ciò che chiediamo, convinti erroneamente che la preghiera si riduca ad una richiesta.

Non è così: guardando il Maestro ci accorgiamo che la preghiera, intimo dialogo con Dio, è anche ringraziamento, lode, intercessione, richiesta di perdono… E ci accorgiamo di quanto sia piccina la nostra preghiera, senza orizzonti, senza fiato, senza fede. Insegnaci a pregare, Signore, cioè insegnaci ad avere una corretta idea di Dio e di noi stessi, insegnaci a vedere le cose come tu le vedi.

E il Signore risponde: quando pregate dite padre…

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