Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 12 Giugno 2020

Il secondo, dolentissimo tema che Gesù affronta nella sua sistematica messa in discussione delle abitudini degli uomini erroneamente innalzate a legge divina riguarda il rapporto fra maschile e femminile, la vita affettiva, la vita coniugale.

Il mondo ebraico (come quello romano e greco, a dirla tutta) era profondamente maschilista, radicalmente strutturato intorno alla disuguaglianza di genere. Così che anche l’affettività era piegata a questa logica: l’uomo poteva commettere adulterio ma era la donna ad essere condannata a morte e solo l’uomo poteva ripudiare la moglie, rimandandola a casa come se fosse una merce avariata.

Gesù demolisce questa visione sessista, rimette le cose nel giusto ordine: il tradimento, l’adulterio non costruiscono l’amore ma lo affossano, lo uccidono, chiunque sia a commetterlo, uomo o donna. Tradire la fiducia è peccato, non importa chi la tradisca. E anche rispetto al contratto matrimoniale, qui e altrove come ben sappiamo, Gesù spiazza tutti ribadendo che il ripudio, pur essendo una pratica attribuita falsamente a Mosè, non ha nulla a che fare con lo splendido progetto di Dio sulla coppia.

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