Salmo 18 – il salmo del sole e della legge

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Il salmo del sole e della legge. Cosa hanno in comune queste due parole? Il sole e la legge sono i simboli dei doni più grandi che Dio ha dato al suo popolo: la creazione e la rivelazione.
Esserci o non esserci, diceva l’Amleto.
Eppure tra esserci e non esserci, c’è una bella differenza e per quanto dura e tormentata possa essere l’esistenza, riconosciamo che proprio il fatto di esistere è il primo radicale dono che Dio ha dato all’umanità.
Il secondo dono – secondo non per importanza – è la rivelazione della legge.
Dio non solo ci ha voluto buttare nella mischia dell’esistenza, ma ha voluto darci la possibilità di conoscerlo, di desiderarne la bellezza, di cercare la sua volontà, per conoscere ciò che è vero, bello e buono.
Per i figli dell’Antico Israele, tutta la rivelazione di Dio si può condensare in un’unica parola: la legge.
È nella legge che Dio diede al popolo per mezzo di Mosè, che i figli di Israele sapevano di poter riconoscere la verità e la giustizia, non come arbitrio umano, ma come riflesso della verità e della giustizia stessa di Dio.
Il sole e la legge: il salmo 18 è una lode a Dio per questi doni fondamentali. Spesso il salmo è separato in due parti nella preghiera liturgica.
La prima, infatti, quella sul sole, l’abbiamo già trovata nei giorni di Natale, per riconoscere che è Gesù il vero sole.
La secondo la troviamo in questa terza domenica di quaresima, subito dopo la lettura dell’esodo, in cui vengono enumerati i dieci comandamenti.
Allora ascoltiamo una strofa di questo canto della legge di Dio. SALMO
“Non è linguaggio e non solo parole”, diceva la prima parte del salmo: il sole che sorge al mattino, bello come uno sposo che esce nel talamo o un atleta che compie la sua corsa, rivela la gloria di Dio senza parlare, senza suono di voce.
Gli manca solo la parola, verrebbe da dire.
Ma ora la parola arriva, come un dono. È la parola che Dio ha pronunciato e che ha voluto scolpire sulla roccia con il suo stesso dito.
La legge è perfetta, perché è senza contraddizioni, senza falsità e menzogne. Per questo l’anima è rinfrancata, perché vi trova un riferimento solido.
Anche l’uomo più semplice e sprovveduto diventa sapiente, capace di giudicare le cose della vita.
La legge solo apparentemente prescrive azioni esteriori, materiali: fai così… non fare così… .
In realtà produce frutti nella profondità dell’anima, illumina il cuore, purifica le intenzioni e produce una dolcezza di fronte alla quale anche il miele non ha sapore.
* * *
Da una bellezza senza parole (il sole e la creazione), alla parola di verità (la legge), che insegna a distinguere il bene dal male.
Nell’ultimo versetto, che non viene cantato nella liturgia di domenica raccogliamo il frutto di questa progressiva rivelazione.
Le inavvertenze, chi le discerne?
Assolvimi dai peccati nascosti.
Anche dall’orgoglio salva il tuo servo
perché su di me non abbia potere.
Si intravvede qui il tema della coscienza, una coscienza che si interroga, che ricerca la verità in profondità, che non vuole limitarsi a dei giudizi superficiali esteriori. Questo tema sarà ripreso ampiamente da san Paolo, soprattutto nella lettera ai Romani.
Ma noi cantiamo questo salmo come cristiani, cioè alla luce della pienezza della rivelazione.
Tra l’altro, la pagina evangelica che è in relazione al salmo e soprattutto al brano dei 10 comandamenti ci dice che decisamente si è compiuta l’alleanza antica, fatta di sacrifici e di olocausti rituali.
Gesù rovescia i banchetti nei quali i fedeli potevano procurarsi ciò che, secondo la legge, era necessario per offrire il culto e adorare il Signore.
Inizia una alleanza nuova, un tempio nuovo, un nuovo sacrificio, un comandamento nuovo: “egli parlava del tempio del suo corpo”.
La prima rivelazione, quella che abbiamo chiamato “del sole” è senza linguaggio e senza parole; la seconda rivelazione, quella ricevuta dall’antico Israele è la parola di Dio scolpita nella roccia e contenuta nelle scritture.
La rivelazione nuova e definitiva ci dice che la parola di Dio non è un libro, ma una Persona, una persona da credere e da amare: è la persona del Verbo di Dio fatto carne.
È Cristo il vero sole che sorge, per rischiarare le tenebre del peccato e della morte.
È Cristo la vera legge, una legge non imposta dall’esterno, come un regolamento scritto, ma che agisce dall’interno, nel cuore di chi lo ama e crede in lui.
Come dice oggi San Paolo: “Noi annunciamo Cristo crocifisso”.
Quando cantiamo il dono della legge, cantiamo in realtà la bellezza dell’amore di Cristo, stoltezza degli uomini e sapienza di Dio.