Paolo Curtaz – Commento al Vangelo di domenica 26 Febbraio 2023

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Osare Dio

Abbassate il volume dei vostri pensieri.

Disattivate le notifiche delle mille cose che dovete fare entro stasera.

Provate per un giorno a non leggere i giornali o scorrere le notizie sui siti o – addirittura! – provate a spegnere il telefono (questa è troppo, scusate).

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E tacete. 

Non abbiate paura del silenzio. È una benedizione, una manna, un dono, un aiuto.

All’inizio, disabituati come siamo, sentirete solo i vostri pensieri che urlano. Ne avrete anche paura. Poi si stancheranno anch’essi. Si placheranno. E nel silenzio, nel benefico silenzio, capirete una cosa semplice.

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E riuscirete a smascherare l’inganno.

Una vita non è felice perché le cose vanno bene.

Ma perché hanno senso. Un senso. Cioè una direzione, un orientamento, un luogo dove andare.

Allora, forse, capirete la cosa più bella del mondo.

Se esiste un senso nella vita di ciascuno di noi, ed esiste, è nel cuore di Dio.

Il Dio di Gesù.

A scoprirvi (vivere da) agapetoi, amati.

A lasciare che la vostra anima vi raggiunga, voi, noi che siamo sempre a scappare.

Ecco a cosa serve la quaresima: a vedere se stiamo andando nella direzione giusta.

O se altri scelgono per noi.

Se stiamo facendo le vittime. O, finalmente, stiamo diventando Figli.

Benvenuti nel deserto, finalmente.

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Eden

Perché siamo fatti ad immagine di Dio, siamo potenzialmente capolavoro.

Santi come egli è Santo.

Liberi come è Libero.

Amanti come egli Ama.

Lo portiamo nel cuore quel sigillo. Lo portiamo come nostalgia infinita, nascosto in qualche meandro della nostra coscienza, del nostro inconscio.

Quella scintilla di anima che pulsa, se la ascoltiamo, ci dice: torna alla sorgente.

Adamo ed Eva, i nostri progenitori, invece di ascoltare la voce danno retta al serpente.

Sarete come Dio.

La cosa divertente è che è vero. Ma loro, come noi, non vogliamo scoprire, cercare, scavare, crescere, fiorire. Pensano di diventarlo prendendo una scorciatoia. Bevendo una pozione. Facendo una magia. Senza la fatica del cercare, senza l’avventura dell’ascolto nel silenzio, senza mettersi in discussione e cambiare, scegliere, optare.

E, così, la conoscenza si ingarbuglia. 

Non abbiamo stomaco per accogliere l’immensa complessità dell’essere. Diamo retta a mille voci, a mille serpenti, a mille promesse.

Fatichiamo a scegliere. A discernere.

Un paradiso perduto.

Poi.

Il paradiso ritrovato

Poi Dio decide di venire lui a indicarci nuovamente la strada. Esce lui dall’Eden per venirci a cercare. Viene nel deserto che abitiamo abitualmente. Che ci abita. Un deserto caotico e inquinato, rissoso e aggressivo. Lo abita per indicarci la strada.

Le tentazioni che inaugurano il tempo di quaresima, altro non sono che la sintesi delle scelte che Gesù, lungo tutta la vita, come noi, ha dovuto affrontare.

Indicandoci un metodo.

Matteo riassume in tre grandi temi le tentazioni e le scelte che ogni discepolo è chiamato a fare nella sua vita.

La tentazione del pane, quella di lasciare che le preoccupazioni del quotidiano, gli affanni occupino tutto il nostro tempo e la nostra vita. E cose come il lavoro, il mutuo, la casa, la fama, i likes, da oggetti diventano idoli e ci tolgano il sonno.

Siamo chiamati ad essere realisti, ma ricordandoci di cercare prima il Regno e tutto il resto ci verrà donato in sovrappiù.

La tentazione di un messianismo d’effetto, travolgente, la fede in un Dio interventista, che fa miracoli, che stupisce, che abbaglia. Così tanto cercato, purtroppo, anche da molti fra noi che cercano il Dio dei prodigi senza vedere il Dio incarnato delle piccole cose.

La tentazione del compromesso col potere, con ogni potere. 

La via di mezzo come prassi per annacquare il vangelo, per renderlo innocuo, per affossarlo.

Il Vangelo come sale scipito, come luce nascosta, come sistema acquisito, come abitudine da difendere.

Un Vangelo orribilmente inutile.

Diabolos

Ed è abile, il diabolos, ragionevole. 

Cita la Parola, che conosce meglio di noi!, propone a Gesù cose ragionevoli, plausibili. 

Certo: curarsi del proprio corpo, stupire le persone con i miracoli, fare qualche accordo con i potenti, religiosi e politici, del tempo, avrebbe sortito qualche effetto maggiore di quel fuoco di paglia che è stata la sua vita pubblica.

Gesù ha scelto. Non ha la Parola sulle labbra, ma nel cuore e nei gesti, nelle mani e nello sguardo.

Il suo sarà un messianismo libero dai compromessi, che vola alto, che entra nel cuore e nell’anima.

Tenero.

Quaranta giorni

Israele, nel deserto, imparò a diventare popolo.

Liberato ma non ancora libero, sperimentò il proprio limite a partire dal deserto.

Gesù, spinto dallo Spirito, ha usato quel tempo per decidere che tipo di Messia diventare.

Noi, adesso, ora, qui, per guardare a che uomini e a che donne siamo diventati.

E quali potremmo diventare, se solo osassimo Dio.

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