Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 6 Giugno 2023

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Da non crederci: Gesù riesce a mettere insieme aéerrimi nemici i quali, pur di metterlo in difficoltà, non esitano ad allearsi temporaneamente. Il dibattito verte sulla tassa che Roma’imponeva agli stati-vassalli come Israele.

I farisei, sognando il ritorno del re Davide e di una nazione indipendente, la ostacolavano. Gli erodiani, sostenitori del re Erode, alleato di Roma, la accettavano di buon grado. Ma ora l’essenziale è ridicolizzare il falegname scopertosi rabbino e metterlo in difficoltà, dimostrarne l’inconsistenza, farlo schierare in modo da renderlo antipatico all’una o all’altra fazione.

Gesù, invece, da grande Maestro, sfugge a questa e a ogni trappola che gli tendono: non entra nel dibattito, e facendosi dare una moneta dai farisei, che in teoria non potevano maneggiarla, portando impressa l’effige dell’Imperatore (divieto di rappresentazione), conferma che per i farisei, altro sono i principi ed altro la realtà dei fatti.

Proprio coloro che si rifiutano di pagare la tassa all’Impero accettano di buon grado di usarne le monete per i propri affari! Schierarsi con i filo-romani o con gli oppositori? Né con gli uni, né con gli altri: Gesù (e Dio) non si fanno tirare per la giacchetta. E il Signore se la cava con un misterioso gioco di parole: date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio.

No, sinceramente non sappiamo cosa significhi questo detto. Forse con quella frase Gesù intende dire che le cose del mondo hanno una propria autonomia, e che non serve tirare in ballo Dio e la fede per una questione squisitamente politica. O forse intende invitare i suoi accusatori a mettere la stessa passione che mettono nelle questioni mondane, nelle questioni che riguardano Dio.

Tant’è: smettiamola di infastidire Dio con le nostre argomentazioni, tirando sempre l’acqua al nostro mulino. Abbiamo tutte le capacità per trattare le cose di Cesare. Impegniamoci, però, a rendere Dio l’imperatore delle nostre scelte.

✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Mc 12,13-17

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