Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 5 Luglio 2023

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È carino Gesù, tenero, un buon uomo innocuo che predica la pace e guarisce i malati. Tanta roba, averne di gente così. Piace a tutti, tutti (o quasi) lo difendono anche se, alla fine, quel povero Gesù è stato manipolato da quei cattivoni che hanno fondato la Chiesa e lo hanno divinizzato.

È carino e simpatico, il Signore, certo, ma solo fino a quando ci accarezza per il verso giusto del pelo, solo fino a che ci attende, benevolo e inutile, per applaudire la nostra devozione e i nostri sforzi nell’apparire giusti, solo quando premia i nostri sforzi. E ci piace quando conferma le nostre buone abitudini e le nostre tradizioni.

E possiamo finanche intenerirci quando, in qualche momento particolarmente intenso ed emotivo della vita, “sentiamo” in qualche modo la sua presenza, quando viviamo un momento mistico, il quarto d’ora annuale di emozioni religiose. Ma se poi esagera, se caccia da noi la visione pagana della fede (Che vuoi da noi? Sei venuto a tormentarci), se chiede un cambiamento, se, peggio, ci restituisce due poveracci liberati dal demonio facendo, però, annegare una mandria di porci (e di prosciutti)… beh, dai, allora le cose cambiano. Assai.

Allora forse è meglio pregarlo di andarsene dal nostro territorio, di chiudersi, beato e venerato, nelle nostre chiese ma senza uscire a far danni, a cambiare cuori, a ribaltare la fede. Quando Gesù libera dalle tante schiavitù, quando ci restituisce dignità, quando ribalta i ruoli, quando incide nella politica, nell’economia, nelle scelte concrete, nel qui e ora, allora è bene rinchiuderlo nei tabernacoli e fargli vista di tanto in tanto.

Siamo felici di avere Gesù, fino al momento in cui converte i cuori. Allora sono guai, allora non capiamo, allora pensiamo che coloro che fanno scelte radicali, amano, perdonano, lasciano tutto e si mettono a servizio dei poveri e degli ultimi, forse sono degli esaltati. Credere è bello, certo, ma senza esagerare.

✝️ Commento al brano del Vangelo di:  ✝ Mt 8,28-34

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