Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 3 Febbraio 2023

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È inquieto, Erode. Si è appena sbarazzato del profeta Giovanni ed ecco che ne spunta un altro, di profeta. Ancora più conosciuto, ancora più inquietante: Gesù di Nazaret. Non sa più cosa pensare, né come agire. Non è alPaltezza di suo padre, Erode il grande, non ha ereditato la sua malvagità e la sua spietatezza.

Cerca di imitarlo nella durezza delle decisioni ma è diventato il giullare del popolo che sa bene quanto il re-fantoccio sia sottomesso al? amante. Buffo: cerchiamo sempre di tenere sotto controllo la situazione, ci sforziamo di presentarci col nostro vestito migliore, anche al prezzo di eliminare dalla nostra vita chi ha l’audacia di costringerci a pensare. Funziona così con la profezia e i profeti di tutti i tempi: o li si ascolta e ci si converte, o li si uccide, voltando la testa dalla parte opposta.

È inquieto, Erode, nel suo mondo fintamente religioso lascia che sia la superstizione a orientare i suoi pensieri. Forse il Battista, che pure egli ascoltava volentieri, è resuscitato per vendicarsi o per detronizzarlo. Dorme sonni agitati ma non sa che la sua inquietudine è data dal brandello di coscienza che ancora gli è rimasto. Ha fatto uccidere un profeta rispettato e ascoltato, lui stesso, nonostante l’aspetto ruvido di Giovanni e le parole non proprio vellutate che rivolgeva al re che si accompagnava con la cognata, sapeva che quelle parole erano vere.

E, come sempre accade, il male è riuscito nel suo intento facendo breccia attraverso il suo senso di insicurezza: continuamente paragonato al padre-padrone, Erode Antipa non può certo rimangiarsi la parola pronunciata di fronte agli invitati e concede alla sua vendicativa amante la testa di colui che aveva avuto il coraggio di dire la verità.

Dio, creandoci, fra i tanti doni preziosi ci ha donato la coscienza che va riconosciuta, formata, ascoltata e che in certe situazioni, ci orienta al bene e ci aiuta a scegliere. Per non correre il rischio, come fa Erode, di scivolare nella tenebra sacrificando un innocente, salvo poi perdere il sonno e la vita dell’anima.

Fonte: Il mensile “Amen – la Parola che salva

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