Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 17 Gennaio 2023

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«Perché fate quello che non è lecito fare di sabato?».

Un’ennesima domanda dei professori della fede, dei pretoriani di Dio, dei custodi e garanti della Torà. Spiluccano qualche chicco di grano gli affamati discepoli pellegrini, e vengono redarguiti: è comunque un lavoro! E il sabato, tutti gli osservanti della Legge lo sanno e lo sa certamente il falegname che si crede un rabbino, è sacro!

È vero: Dio ha donato al popolo esausto e fuggito dalla schiavitù la norma del riposo sabbatico, il giorno in cui egli stesso si è riposato contemplando la Creazione. Il sabato ricorda a tutti di essere figli, non schiavi, di essere stati creati per accudire il giardino dell’Eden, certo, ma per poi gioirne e ammirarlo, godersi il riposo e la bellezza del Cosmo.

A questo serve il sabato, a fare memoria della propria dignità, senza diventare nuovamente schiavi del lavoro e del profitto. Solo che questa splendida intuizione, con i secoli, era stata appesantita da mille dettagli: quanti passi si possono fare di sabato, quali attività, in che modo, fino a guardare con malizia il gesto innocente di spiluccare il grano come una forma di lavoro.

E così una norma donata per liberare era diventata un pesante fardello da osservare. Non si irrita, il Maestro ma, al contrario, sta al gioco, argomenta con i farisei in punta di fioretto, cita la Scrittura che ben conosce, evidenzia eccezioni, il pranzo fatto con i pani consacrati da parte di Davide in fuga, per esempio, precedenti, eccezioni, chiavi di interpretazione.

Non si può parlare con linguaggio giuridico fra innamorati! Non ci si può nascondere dietro le regole e i contratti fra amici! Dio ha voluto il sabato per ricordare all’uomo che è figlio e non schiavo, che, come il Creatore, è chiamato a guardare con soddisfazione il lavoro svolto per poi ribadire che la vita è festa, non estenuante fatica! E la regola è stata data per indirizzare l’uomo verso la felicità: l’uomo non è certo stato creato per osservare delle regole!

Fonte: Il mensile “Amen – la Parola che salva

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