Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 16 Gennaio 2023

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Ancora pongono domande gli avvocati di Dio, i gelosi custodi della tradizione, gli scrupolosi devoti. Un solo giorno al? anno era previsto il digiuno, nella Torah, durante lo Yôm kippûr, il giorno dell’espiazione, ma i farisei digiunavano due volte a settimana, così come pagavano la decima parte delle spezie e delle tisane, là dove solo i contadini dovevano pagarla sul grano. Si sentono più devoti di Dio, concepiscono la fede come la dimostrazione di un atto di volontà, come l’esplicitazione di una ferrea disciplina, come la manifestazione di una rettitudine che immaginano voluta da Dio.

In questo ammirano l’asceta Giovanni Battista e i suoi discepoli che vivono una ferrea disciplina mentre i discepoli del Nazareno sembrano trascurare questo genere di cose. Gesù li invita a cambiare prospettiva, a farsi un abito nuovo mentale, a lasciar frizzare il vino della festa e dell’innamoramento. La disciplina si usa quando serve, quando si devono affrontare fatiche improbe, non certo quando ci si rilassa e si fa festa.

La disciplina è un allenamento che serve per prepararsi a una gara, non certo per specchiarsi e bearsi delle proprie conquiste spirituali. L’ascesi è orientata a qualcosa di grande, ad un obiettivo, ad una meta, non a potersi (santamente) compiacere dei risultati ottenuti. Ha ragione, il Signore: non possiamo digiunare quando lo sposo è in mezzo a noi, non possiamo mortificarci quando Gesù ci chiede di vivificarci! Non possiamo rischiare di ridurre il discepolato a una serie di regole da osservare, a un protocollo da seguire.

Il Dio che Gesù è venuto a raccontare è uno Sposo e la fede ha a che fare più con l’ebbrezza di una bella festa che con i toni seriosi e cupi dei penitenti a tempo pieno. Gesù propone di vestire la fede con un abito nuovo, gioioso, festoso, perché annuncia il volto di un Dio felice che ci vuole felici.

Stiamo attenti a non commettere lo stesso errore dei farisei, vestendo la nostra fede di pezze e di stracci!

Fonte: Il mensile “Amen – la Parola che salva

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