Il Padre Nostro spiegato da: Origene

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Liberaci dal maligno

Luca, nel suo vangelo, non ha usato precisamente l’espressione “liberaci dal maligno” ma mi sembra che egli l’abbia compresa in quella che abbiamo appena fini¬to di commentare, “non ci indurre in tentazione”. Ciò sta nel fatto che Gesù, quando si rivolge ai suoi discepoli più adulti nella fede degli altri componenti la moltitudine che lo seguiva, usa una terminologia concisa e stringata mentre, al cospetto della massa, adopera un linguaggio più chiaro e più comprensibile.

Dio ci libera dal maligno non quando il nemico non ci attacca con le sue arti subdole, bensì quando lo teniamo in scacco con una resistenza decisa a non cedere. Ecco perché Davide (Sai. 33, 20) afferma che “molte sono le sventure del giusto, ma lo libera da tutte il Signore”. Dio non sopprime le nostre tribolazioni ma ci dà la forza di non esserne angosciati. La tentazione è indipendente dalla nostra volontà, l’angoscia invece dipende da noi quando siamo schiacciati dalla tribolazione. San Paolo, a questo proposito, ha potuto scrivere: “siamo infatti tribo¬lati da ogni parte, ma non schiacciati” (2″ Cor. 4, 8). Lo stesso concetto è esposto nel Salmo 4 (vers. 2) per cui “dalle angosce mi ha liberato”, riferendosi evidentemente al soccorso ed alla presenza del Signore.

È in questo modo che noi siamo liberati dal maligno. Dio ha liberato Giobbe non al punto di impedire al demonio di tentarlo ma perché Giobbe non ha mai peccato davanti al Signore e si è sempre mostrato giusto. Satana aveva detto: “Forse che Giobbe teme Dio per nulla? Non hai forse messo una siepe intorno a lui ed alla sua casa ed a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani ed il suo bestiame abbonda sulla terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia !” (Gb. 1, 9 – 11). Ma Satana fu confuso davanti a Giobbe ed al suo comportamento: nonostante che fosse preda di tutti i mali, Giobbe non mormorò contro Dio ma anzi lo benedisse e rimproverò la moglie che lo tentava nella sua fede in Dio con queste parole: “Come parlerebbe una stolta, tu hai parlato! Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?” (Gb. 2, 10). Un’altra volta, a proposito di Giobbe, Satana disse a Dio: “Tutto quanto ha, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la mano e toccalo nell’osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia!” (Gb. 2, 4 – 3). Ma Satana, ancora una volta, fu confuso dalla virtù di

Giobbe che non peccò e non proferì una sola parola contro Dio.

Giobbe vinse i due combattimenti a cui fu sottoposto: il terzo combattimento infatti gli fu risparmiato. Il Signore Gesù, invece, fu sottoposto a tre combattimenti come ci confermano gli evangelisti ed Egli, nella sua umanità, li vinse tutti e tre: il terzo combattimento fu quello con la morte.

Abbiamo fin qui scrutato attentamente la Scrittura per do-mandare a Dio, con cognizione di causa, di non entrare in tentazione e di essere liberati dal maligno. Ora che abbiamo ascoltato Dio, siamo degni di essere esauditi. Preghiamolo, dunque, in caso di tentazione, di non soccombere e, in caso il maligno ci prenda di mira, di non essere consumati dal fuoco. Coloro che sono vittime delle fiamme del demonio sono quelli il cui cuore è come un forno (Osea 7, 6), mentre coloro che sfuggono agli agguati del maligno tengono in mano lo scudo della fede ed hanno in sé “una sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv. 4, 14) e che spegne il fuoco del demonio tentatore.