Il Padre Nostro spiegato da: Origene

1558

Venga il Tuo regno Venga il Tuo regno!

Secondo la parola di Gesù non è possibile affermare che il regno di Dio viene fisicamente, in modo materiale, da colpire l’occhio, ma il regno di Dio è dentro di noi, cioè sulla nostra bocca e nel nostro cuore. Quindi colui che prega per l’avvento del regno, lo fa perché tale regno non tardi a venire ma quanto prima si affermi e si realizzi nella sua vita. Il Signore, infatti, abita in tutti i santi, cioè in coloro che lo riconoscono come re della loro vita e fanno la Sua volontà. Il Padre ed il Figlio dimorano nell’anima perfetta secondo la promessa per cui essi verranno e stabiliranno in essa la loro dimora. A mio avviso, infatti, per regno di Dio si deve intendere una condizione di totale felicità, sorretta da una predicazione che determina, negli ascoltatori, la fede. Gesù è Parola e Giustizia e lo Spirito del Padre ha determinato in Lui opere di vita eterna, opere perfette di giustizia e di ogni altra virtù. Egli è misericordia, mentre il principe di questo mondo, il diavolo, è spietato contro i peccatori che altro non sono che poveri schiavi, non volendo sottomettersi a Colui “che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro” (Gal. 1, 4). Costoro sono nel regno del peccato: per questo San Paolo ci esorta a scuotere il perverso giogo del maligno che ci tiene legati:

“Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri” (Rom. 6, 12).

Si obietterà ancora: come mai che, se la preghiera viene esaudita nel senso che il nome di Dio viene santificato in alcuni C’sia santificato il Tuo nome”) ed il regno di Dio si realizza in costoro (“venga il Tuo regno”); questi stessi, nonostante che le loro richieste siano state esaudite, continuano a chiedere “sia santificato il Tuo nome” e “venga il Tuo regno”? Risponderemo a questa obiezione. Colui che prega per ottenere la conoscenza e la sapienza sa perfettamente che, l’ottenere sempre in maggior misura questi doni, gli consentirà di percepire e di comprendere sempre meglio le cose intellegibili. Nell’altra vita, poi, messo faccia a faccia con le cose intellegibili, egli le percepirà spiritualmente e non più con le doti naturali. Allo stesso modo, perché il nome di Dio sia perfettamente santificato in noi ed il Suo regno completamente realizzato in noi, è necessario che in noi la conoscenza e la sapienza e, ovviamente anche tutte le altre virtù, si siano realizzate in misura massima. Infatti, come dice San Paolo (Fil. 3, 13): “Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto” (alla perfezione) “questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Gesù Cristo”.

Insomma, noi, che percorriamo infaticabilmente un cammino di fede, raggiungeremo la mèta della perfezione quando si compiranno le parole dell’Apostolo per cui il Cristo, quando avrà sottomesso tutti i suoi nemici e per ultima la morte, rimetterà il regno al Padre, affinché “Dio sia tutto in tutti” (1 Cor. 15, 24 – 28). È per questo quindi che, camminatori instancabili, dobbiamo continuamente chiedere al Padre nostro: “sia santificato il Tuo nome” e “venga il Tuo regno”. Bisogna però tener presente ancora che, come non è possibile conciliare la giustizia con l’iniquità, la luce con l’ombra, Cristo con Belial, così il regno del peccato è inconciliabile con il regno di Dio. Quindi se vogliamo che il regno di Dio si realizzò in noi, dobbiamo fuggire assolutamente il peccato. Perciò scappiamo dalle sue lusinghe che ci spingono a compiere le opere della carne e mortifichiamo invece il nostro corpo perché produca frutti spirituali. Il Signore Dio, a questo punto, “passeggerà” in noi come nel giardino dell’Eden e, grazie alla potenza del suo Cristo che noi chiediamo di ricevere, ridurrà tutti i nostri nemici a sgabello dei nostri piedi ed eliminerà in noi tutti gli idoli del mondo. A questo punto, con tutti i nemici vinti ai nostri piedi, Cristo griderà in noi “dov’è, o morte, la tua vittoria ‘Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?” (1 Cor. 15, 5 5).

Quindi, in conclusione, occorre che tutto ciò che in noi è corruttibile e mortale manifesti, grazie a Gesù Cristo che ha vinto la morte, l’incorruttibilità e l’immortalità del Padre. In questo modo, rinati e risorti, Dio regnerà in noi e noi entreremo in possesso dei beni del regno di Dio.