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p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 18 Febbraio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 1,12-15

“Quando… apparirà l’arco sulle nubi, ricorderò la mia alleanza”: il cammino della quaresima inizia nel segno dell’alleanza. E’ un dono gratuito di incontro, di salvezza che precede e invita. E’ dono di Dio rivolto all’umanità e coinvolge l’intera creazione. Dopo la distruzione del diluvio viene appeso per sempre ad un chiodo l’arco da guerra e sulle nubi apparirà un altro arco che racconta di alleanza e di pace.

L’arcobaleno è segno che rinvia ad una promessa e ricorda un orizzonte finale. Il cammino di quaresima è occasione nonostante ogni contraddizione a scoprirsi accolti in questa fedeltà. A questo progetto di pace l’umanità e il cosmo insieme sono chiamati. E’ veramente pace di cielo e terra che oggi sentiamo così urgente e così contrastata non solo dalla follia della guerra che imperversa a Gaza, in Ucraina, in Sudan, a Haiti e tante altre zone del mondo ma anche nella guerra in atto dello sfruttamento della terra e del cosmo. La ricerca della pace non è utopia o sogno di chi non fa i conti con la realtà ma concretissima esigenza del presente e appello alla nostra fede.

La lettera di Pietro, scritto battesimale dei primi tempi, richiama il diluvio e lo associa al battesimo: l’intera quaresima si connota come cammino battesimale per riscoprire come l’acqua del battesimo è dono per rinascere al mondo nuovo sogno di Dio, ad essere nuove creature in Cristo.

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La pagina del vangelo di Marco presenta una narrazione essenziale delle tentazioni di Gesù nel deserto e il primo annuncio del vangelo, il kerigma di Gesù. Si dice solamente che “Gesù fu espulso nel deserto”: solitamente usato da Marco per indicare l’espulsione dei demoni, questo verbo è qui usato per dire che Gesù è spinto fuori dallo Spirito.

C’è una azione dello Spirito nella vita di Gesù: sceso su di lui nel momento del battesimo ora lo spinge nel deserto. E’ cammino che ricorda i quaranta giorni di Mosè (Es 24,18), la vicenda di Elia (Re 19,8), il peregrinare del popolo d’Israele (Dt 8,2). Il deserto luogo della prova, e nel contempo è luogo del fidanzamento dove la tenerezza e la vicinanza di Dio si fanno sentire (Os 2,16).

Il racconto di Marco è brevissimo circa le tentazioni. Al centro sta il confronto con Satana, personificazione della potenza del male, con cui Gesù si confronta in tutta la sua vita: è lui il più forte, venuto per legare il suo nemico e per saccheggiarne la dimora. La grande lotta contro il male inizia sin dal battesimo. La tentazione, dato costante fino alla croce, è per Gesù il pensarsi come messia potente:  egli invece percorre la via del dono di sè fino alla fine nella debolezza e nel servizio. La grande tentazione di Gesù è il non affidarsi totalmente al Padre fino alla fine (Mc 14,36). Ed è la medesima dei discepoli quando saranno tentati di preferire il messianismo della facilità, della violenza e del trionfo umano: “Vegliate e pregate per non entrare in tentazione” (Mc 14,38)

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Nei quaranta giorni nel deserto di Gesù ci sono bestie selvatiche e angeli. Presenze che rinviano ad una armonia inedita. Gesù inaugura una creazione nuova segnata dalla pace; anche gli animali selvaggi sono in pace: una pace da contorni nuovi è annunciata con tutte le creature. Nel deserto Gesù è presentato come uomo nuovo: è il più forte che vince il male e suscita una armonia nuova. La Quaresima è appello forte ad un cambiamento per accogliere il vangelo come chiamata alla pace da costruire nelle relazioni e nel rapporto con la natura.

Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

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