Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 29 novembre 2025

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Viene quel giorno

Ultimo giorno dellโ€™anno liturgico, non per fare un bilancio o per riposarci prima di iniziare lโ€™anno nuovo. No! Ma giorno per far memoria di โ€œquel giornoโ€ annunciato da Gesรน.

Giorno di veglia, o forse piuttosto notte di veglia, come fu, per il Signore, quella notte di Pasqua in cui gli Israeliti uscirono dallโ€™Egitto: โ€œNotte di veglia fu questa per il Signore per farli uscire dalla terra dโ€™Egitto. Questa sarร  una notte di veglia in onore del Signore per tutti gli Israeliti, di generazione in generazioneโ€ (Esodo 12,42).

Nei tre versetti che compongono lโ€™evangelo odierno, abbiamo due imperativi che sorgono da un pericolo che minaccia. Stranamente, la minaccia รจ costituita appunto da โ€œquel giornoโ€. Nei giorni scorsi abbiamo sentito qual era quel giorno: un giorno ambivalente. Giorno della venuta del regno di Dio (Lc 21,31), ma giorno preceduto da giorni di grande tribolazione: il tempio sarร  distrutto, Gerusalemme circondata da truppe nemiche, ci saranno guerre e persecuzioni, terremoti e carestie (Lc 21,5-11), e proprio in mezzo a questi scombussolamenti verrร  il figlio dellโ€™uomo la cui venuta segna lโ€™inizio della nostra liberazione (Lc 21,27-28). 

Proprio a causa del carattere ambivalente di โ€œquel giornoโ€, Gesรน esorta i suoi discepoli, ma anche, attraverso lโ€™evangelo lucano, i suoi lettori, noi. Due imperativi, dicevo: โ€œState in guardia per voi stessiโ€ e โ€œstate svegliโ€ (vv. 34 e 36). Li traduco cosรฌ perchรฉ in questo modo questi verbi giocano con altri che precedono il nostro testo. 

In Lc 20,46, Gesรน esortava a โ€œstare in guardiaโ€ dagli scribi che amano apparire; ora occorre stare in guardia โ€œper voi stessiโ€: il pericolo non รจ tanto fuori di noi, in quelli che agiscono male e che possono anche perseguitarci; il pericolo siamo noi! Siamo esseri di desideri che vogliamo a tutti i costi vedere soddisfatti. Ma devono essere questi i nostri pensieri? Non occorre piuttosto aprire gli occhi, non sui desideri, ma sulle necessitร  e i bisogni urgenti di tanti uomini, donne, adulti e bambini? Non chiudere il nostro cuore a quelli in mezzo ai quali Dio ha scelto di fare la sua dimora: 

Il cielo รจ il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi โ€ฆ

In quale luogo potrei fissare la dimora? โ€ฆ 

Su chi volgerรฒ lo sguardo? Sullโ€™umile e su chi ha lo spirito contrito 

e su chi trema alla mia parola (Is 66,1-2).

Lโ€™altro imperativo esorta a stare svegli, come sentinelle che scrutano la notte perchรฉ improvvisa sarร  la venuta di quel giorno dal momento che tutti i segni annunciati si sono verificati: quale secolo infatti non ha visto persecuzioni, terremoti, guerre, tribolazioni? Perfino il grande segno della venuta del figlio dellโ€™uomo nella sua gloria รจ giร  avvenuto. Sulla croce, infatti, Gesรน, il figlio dellโ€™uomo, ha manifestato la sua vittoria sulla morte, attraverso la sua propria morte.

Stiamo svegli dunque, non nella paura di altre catastrofi โ€“ che probabilmente accadranno ancora โ€“, ma perchรฉ il giorno atteso sarร  โ€“ se lo aspettiamo davvero โ€“ quello della nostra liberazione.

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fratel Daniel

Per gentile concessione del Monastero di Bose.

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