Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 25 Novembre 2022

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Occorre tempo

Occorre tempo per imparare a riconoscere quando una pianta sta germogliando, così come occorre tempo per capire se nel momento del riposo invernale i rami di un albero che stiamo per tagliare o i tralci della vite che stiamo per potare sono secchi o solo in riposo.

Occorre tempo e occorre entrare in empatia con la pianta e ciò non accade solo osservandola a distanza, è necessario toccare i rami con le mani per sondarne la resistenza, provare a piegare i tralci con forza e delicatezza al contempo, scrutare i possibili germogli per percepire se le energie vitali stanno per risvegliarsi o se non ci sono più. Contemporaneamente bisogna avere cura e attenzione nel toccare vicino ai germogli per non uccidere la vita in risveglio.

Gesù sa osservare e insegna ai suoi discepoli, come a noi tutti, ad andare oltre la superficie per incontrare la vita dove pulsa anche se in apparenza non ce ne accorgiamo o se la pensiamo morta e non più capace di un possibile risveglio.

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Il suo insegnamento dà ancora una volta parola all’agire di Dio che nella storia della salvezza in tante occasioni ricorda al suo popolo che: “l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore” (1Sam 16,7b).

Il Regno non si manifesta con eventi di folle oceaniche, all’interno di liturgie fastose o in proclami dogmatici. Il Regno di Dio è come un granello di senape, è come il lievito impastato nella farina (Lc 13,18-21) che inizia nella piccolezza e in situazioni marginali per divenire poi a poco a poco grande e riconoscibile da tutti coloro che hanno occhi capaci di vedere l’oltre e riconoscerlo nell’oggi quotidiano.

Quando il Signore tornerà alla fine dei tempi non ci sarà bisogno di messaggeri che annuncino l’approssimarsi del regno di Dio, chi ha occhi per vedere se ne accorgerà da sé per i fatti che accadranno e che potrà osservare.

Nessuna persona ha bisogno di essere aiutata a capire che l’estate è vicina quando germogliano gli alberi se ha imparato a osservare con attenzione profondità.

Così nessuna persona avrà bisogno di essere aiutata a capire i segni del ritorno del Figlio dell’uomo se avrà imparato a guardare con il cuore la propria e altrui esistenza.

Il regno di Dio verrà a noi con la stessa certezza con cui a suo tempo viene l’estate. Gesù non ci comunica una scadenza esatta perché “nessuno conosce il giorno e l’ora, se non il Padre” (Mt 24,36; Mc 13,32) ma ci trasmette la certezza che questo avverrà.

Le parole di Gesù non passeranno.

Il tempo, la storia, le vicende umane passeranno, l’una dopo l’altro ma “La parola di Dio dura in eterno” (Is 40,8).

“Il Signore viene”, canteremo durante l’Avvento che inizierà domenica, non è un auspicio, è una certezza fondata sulle parole di Gesù stesso, sulla sua promessa.

Gesù verrà alla fine dei tempi come è venuto allora, con modalità, tempi e luogo che non ci aspettiamo: “Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre” (Eb 13,8).

Se avremo imparato a riconoscere la vita che sta germogliando saremo capaci di riconoscerlo in qualunque modalità e in qualunque giorno deciderà di ritornare.

Se avremo il cuore indurito e gli occhi incapaci di riconoscere l’umano che ci è di fronte neanche se bussasse alla nostra casa saremo capaci di riconoscerlo.

fratel Michele

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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