Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 1 Luglio 2020

Questo episodio ci lascia forse sconcertati o ci fa sorridere. Che cosa significa questa strana storia di indemoniati che abitano tra i sepolcri e sono talmente intrattabili da impedire a chiunque di passare? E come mai i demoni chiedono di poter entrare nella mandria di porci e poi si gettano nel mare? E, ancora, non è strana la finale del racconto, in cui tutti gli abitanti della città, invece di rimanere stupiti per la guarigione operata da Gesù, lo pregano di allontanarsi dal loro territorio? 

Cerchiamo di leggere attentamente questo racconto che Matteo riprende dal Vangelo secondo Marco abbreviandolo e riducendolo all’essenziale. Manca, in Matteo, la notizia che già si era tentato di domare l’indemoniato e la descrizione del suo modo di vivere, manca il colloquio tra Gesù e l’indemoniato, l’arrivo della gente che vede l’indemoniato vestito e sano di mente, la supplica dell’uomo guarito di poter seguire Gesù e la sua successiva proclamazione in tutta la Decapoli di quello che Gesù aveva fatto per lui. Il racconto di Matteo si concentra su due incontri: quello con i due indemoniati (vv. 28-33) e quello con tutta la città (v. 34). Dei due uomini si dice che abitavano nei sepolcri, in luoghi di morte, e quando uno è posseduto dal demonio o dal Divisore, è diviso dentro di sé, riversa sugli altri la propria divisione interiore, diventa “intrattabile” (v. 28; così preferisco tradurre il termine greco che la Bibbia CEI rende con “furioso”), ostacola il cammino degli altri (“nessuno poteva passare per quella strada”: v. 28). Dinanzi a Gesù il male viene alla luce: “Sei venuto qui a tormentarci prima del tempo?” (v. 29). Qui, cioè in terra pagana; prima del tempo, perché ian Matteo Gesù è venuto solo per le pecore perdute della casa di Israele (cf. Mt 15,24) e l’evangelizzazione dei pagani è rinviata al tempo successivo alla resurrezione (cf. Mt 28,18-20; 24,14). I maiali per gli ebrei sono un animale impuro; gli spiriti impuri che abitano quei due uomini chiedono di entrare nei maiali e si gettano nel mare, altro simbolo di morte. 

Il racconto di Matteo sembra ignorare i due uomini guariti. Non reagiscono, non dicono nulla, scompaiono dalla scena. L’attenzione si concentra sul secondo incontro: i demoni sono stati allontanati da Gesù, i gadareni chiedono che Gesù si allontani dal loro territorio. La liberazione di quelle due persone ha provocato un danno economico. Che l’altro stia bene, guarisca, non sempre ci fa piacere perché può comportare una diminuzione del nostro potere, dei nostri interessi. Pensiamo alla rivolta degli orefici di Efeso che vengono danneggiati nei loro interessi economici dalla predicazione di Paolo (cf. At 19,23-40). All’inizio del processo di liberazione si trova spesso un aumento della sofferenza: è un passaggio pasquale. La via della libertà passa attraverso una morte, lasciare che la parola del Signore scacci dal nostro cuore ogni divisione, ogni pensiero e desiderio estraneo alla sua volontà. “Che c’è tra noi e te?” (v. 29). Alla presenza del Signore emerge ciò che non è “secondo il suo sentire” (cf. Fil 2,5); allora preghiamo Gesù di starci lontano, e ci sono mille modi per farlo! E come Gesù non riceve il plauso della gente, così il discepolo, che non è da più del maestro (cf. Mt 10,24), non deve attendersi riconoscimenti, lodi, se nel nome di Gesù continua la sua opera di liberazione nel mondo. Il libro della Sapienza fa dire ai malvagi che il giusto “è diventato per noi una condanna dei nostri pensieri, ci è insopportabile solo al vederlo, perché la sua vita non è come quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade” (Sap 2,14-15). Se veniamo allontanati, respinti, ricordiamo la promessa del Signore: “Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). 

sorella Lisa


Fonte

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