Ci sono passaggi del vangelo che escono fuori dal politicamente corretto, sui quali la preghiera puรฒ ingorgarsi. Come oggi: ยซChi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerร nellโultimo giornoยป.
Gesรน รจ venuto a salvare, a donare la vita eterna e lo fa dalla comunione col Padre, il condannare non gli appartiene. Mi chiede solo una cosa: credere. Ovvero gettarmi disarmato nel suo cuore โ trafitto per diventare la mia casa โ, affidarmi al suo abbraccio di misericordia, addormentarmi cullato dalla musica delle sue parole. E altro ancora possa suggerirmi la vita trascorsa con luiโฆ
Tuttavia se โ liberamente โ rifiuto questo piano dโamore, se oppongo resistenza al lavoro interiore della parola eterna che mi vuole liberare dalla morte, giร mi autocondanno.
Quella parola, a cui ho chiuso la porta, si fa condanna quando decido di castrare in me lโeterno
fluire della salvezza, quando muore sterile sulla pelle impenetrabile di un cuore di pietra.
Da Gesรน siamo solo condannati alla luce, quella stessa che anche oggi mi libera dalla stretta delle tenebre, quella luce che dolcemente mi risveglia dopo ogni notte, quella luce che ha sempre acceso scintille nelle fredde brughiere della mia solitudine.
Giuseppe Amalfa SJ
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