Gesuiti – Commento al Vangelo del giorno, 10 Febbraio 2023

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Chissà se, sordo com’era, quell’uomo aveva capito dove i suoi amici lo stavano portando. Però si fida, si lascia condurre e affidare a questo sconosciuto che sembra poterlo aiutare. E, senza ancora riuscire a capire nulla di quello che gli viene detto, continua a fidarsi. Segue quest’uomo che si allontana dal gruppo, si lascia accompagnare via dai suoi amici, in disparte.

Gesù, poi, non parla. Cosa dovrebbe dirgli? Oltre a essere sordo e muto, quest’uomo della Decapoli non è neanche ebreo. E anche noi che ci disponiamo a rivivere la scena forse siamo chiamati a rimanere senza parole, a guardare, a gustare․․․ A sentire con le dita più che nelle parole. In che modo Gesù gli ha messo le dita nelle orecchie? Come la sua saliva ha toccato la lingua del muto? Lasciamoci scandalizzare da questa intimità, dal contatto con chi ama il nostro corpo più che noi stessi. Tocca lì dove le nostre malattie, le nostre fragilità ci impediscono di entrare davvero in relazione con gli altri, e se lo lasciamo fare senza irrigidirci, apre ogni chiusura e scioglie ogni resistenza.

Se ti ascolti, cosa senti? Cos’è che ti toglie il respiro, ti pesa sul petto, ti stringe lo stomaco? Cosa ti sveglia, ti scuote, confonde e commuove? Non potremo servire il Signore a forza di buone azioni, se prima non ci lasciamo raggiungere lì dove “siamo toccati”. Lui non vuole incontrarci in qualche ragionamento spirituale, e non ci offre semplicemente un’interpretazione del senso della vita; è venuto per toccarci, farsi mangiare, guarirci․․․

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Harambet

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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato