C’รจ chi nega Dio ma compie ciรฒ che Dio vuole
Gesรน ha terminato il suo viaggio verso Gerusalemme, la cittร santa in cui รจ entrato acclamato quale Messia, figlio di David, dai discepoli che lo accompagnavano e dalle folle; ha cacciato dal tempio quanti impedivano che fosse una casa di preghiera e ha simbolicamente seccato lโalbero di fico che non dava frutti (cf. Mt 21,1-22). Queste azioni causano una profonda indignazione da parte delle autoritร religiose legittime ma perverse, โsacerdoti e anzianiโ, che intervengono pubblicamente chiedendo a Gesรน con quale autoritร compia quei gesti provocatori. Ma Gesรน non risponde, anzi pone loro una domanda riguardo alla missione di Giovanni il Battista: missione voluta da Dio o missione che Giovanni aveva inventato per sรฉ?
Questo interrogativo non riceve perรฒ una risposta (cf. Mt 21,23-27), e allora Gesรน indirizza loro tre parabole: quella dei due figli, quella dei vignaioli assassini e quella degli invitati al banchetto nuziale (cf. Mt 21,28-22,14). Di fatto sono tre parabole con le quali egli cerca di causare un ravvedimento in quei suoi avversari che poco tempo dopo saranno i suoi accusatori e i suoi condannatori. Le parabole sono per Gesรน proprio uno strumento per far cambiare pensiero e atteggiamento a coloro ai quali sono rivolte. Ma qui accadrร esattamente lโopposto. Anzichรฉ interrogarsi e convertirsi, sacerdoti e anziani si indigneranno ancor di piรน e, comprendendo che tali racconti sono rivolti proprio a loro, induriranno ancor piรน il loro cuore, accrescendo la loro opposizione e il loro odio verso Gesรน.
Ascoltiamo dunque la prima parabola, in obbedienza allโordo liturgico che la prevede per questa domenica: โChe ve ne pare?โ, introduzione che รจ un invito a pensare e a fare discernimento, perchรฉ alla fine ci sarร unโaltra domanda da parte di Gesรน, che richiederร una risposta chiara e decisiva. โUn uomo aveva due figli. Avvicinandosi al primo, disse: โFiglio, va oggi a lavorare nella vignaโ. Ed egli rispose: โNon ne ho vogliaโ. Ma poi, pentitosi, vi andรฒโ. La risposta iniziale รจ irriverente, allโinsegna di una disobbedienza consapevole. Ma questo figlio che osa resistere alla richiesta del padre e gli nega lโobbedienza, in seguito (hรฝsteron) cambia avviso, muta di opinione (metameletheรญs) e va a lavorare nella vigna. Cosรฌ egli mostra di essersi ravveduto: pensando, ha cambiato parere, e la non voglia si รจ trasformata per lui in obbedienza possibile.
Entra poi in scena il secondo figlio. Il padre si rivolge a lui allo stesso modo che allโaltro, e la risposta che ottiene รจ positiva: โSรฌ, Signore (Kรฝrios)!โ, ma poi costui non va. Siamo di fronte a un figlio rispettoso del padre, che lo chiama addirittura signore. ร rispettoso forse per paura, perchรฉ incapace di dire un no a suo padre. Oppure รจ rispettoso perchรฉ nutrito di formalismo: dice sรฌ al padre, come richiesto dalla legge e dalla prassi, ma poi non esegue la volontร . Forse pensa che il padre non si accorgerร che egli non ha messo in pratica ciรฒ che ha dettoโฆ Non conosciamo le motivazioni della non esecuzione dellโinvito: resta il fatto che la volontร del padre non รจ compiuta. Questo secondo figlio si accontenta di fare una dichiarazione verbale secondo il desiderio del padre e non percepisce la propria incoerenza: come un cieco non vede, non legge se stessoโฆ
ร evidente che ciรฒ che succede in questa parabola succedeva ai tempi di Gesรน, tra i credenti giudei, ma succede ancora oggi nelle comunitร dei discepoli, nella chiesa. Sempre ci sono stati, ci sono e ci saranno quanti dicono: โSignore! Signore!โ, lo invocano e hanno spesso il suo nome sulla loro bocca, ma poi non fanno la volontร del Padre suo che รจ nei cieli(cf. Mt 7,21). Le parole di Gesรน vogliono smascherare questi credenti che confidano nel loro frequentare assemblee dove risuona la parola del Signore, che partecipano a pasti con il Signore mangiando e bevendo alla sua tavola (cf. Mt 7,22-23; Lc 13,25-27), ma in veritร senza essere concretamente discepoli alla sequela di Gesรน, nel tentativo di conformare la loro vita alla sua. Militanti, certo, senza essere discepoli!
Grazie a questa parabola siamo invitati a discernere nel nostro oggi quelli che di fatto, senza saperlo, sono rappresentati dal primo o dal secondo figlio: uomini religiosi che vantano appartenenza confessionale e parlano, parlanoโฆ; dicono sรฌ alla volontร di Dio, ma quotidianamente non la realizzano, perchรฉ per loro รจ piรน importante apparire che essere e fare. Dโaltra parte, quelli che sembrano dire costantemente no a Dio perchรฉ non si mostrano religiosi, perchรฉ non proclamano la loro appartenenza religiosa, poi invece la vivono nellโanonimato, nella quotidianitร , realizzano la volontร del Signore senza nominarlo e a volte senza conoscerlo. Perfetti anonimi per noi, ma che semplicemente โpraticano la giustizia, amano la misericordia e camminano umilmente con Dioโ (cf. Mi 6,8). Ecco allora puntuale, alla fine della parabola, la domanda di Gesรน: โChi dei due figli ha compiuto la volontร del padre?โ, cui segue la scontata risposta dei sacerdoti e degli anziani: โIl primo!โ.
E allora Gesรน li invita a trarre le conseguenze, commentando: โIn veritร io vi dico: โI peccatori manifesti e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio!โโ. Parole di Gesรน dure come pietre, perchรฉ costituiscono il giudizio pronunciato su questi ascoltatori. Ma perchรฉ? Non รจ forse questo paradossale? Eppure avviene cosรฌ, perchรฉ quelli che pubblicamente appaiono peccatori e sono da tutti ritenuti tali, sono preda della vergogna e sentono in loro il desiderio, piรน o meno ascoltato, di cambiare vita: desiderano uscire fuori dalla loro vita di peccato, che gli altri disprezzano e condannano. Gli uomini religiosi, invece (qui i sacerdoti e gli anziani, interlocutori di Gesรน), che appaiono osservanti ma hanno peccati nascosti, siccome tutti li venerano e tutti guardano a loro per il loro status, non vogliono assolutamente cambiare vita. Gli uni sono dunque aperti a un invito a convertirsi, mentre gli altri si sentono a posto e pensano di non avere bisogno di alcuna conversione: da questo nascono la loro ipocrisia, la loro rigiditร , il loro giudicare e spiare gli altri, senza mai interrogarsi su di sรฉ; sono sempre pronti ad assolversi, perchรฉ agli occhi della gente risultano giusti e addirittura esemplariโฆ
Lo ripeto, perchรฉ sia ben chiaro. Chi pecca di nascosto non รจ mai spronato alla conversione da un rimprovero che gli venga da altri, perchรฉ continua a essere venerato e stimato per ciรฒ che della sua persona appare allโesterno: questa รจ la malattia della maggior parte delle persone, tra le quali primeggiano perรฒ proprio quelle religiose e devote, che credono di dover essere dโesempio agli altriโฆ Chi, al contrario, รจ un peccatore pubblico, si trova costantemente esposto al giudizio e al biasimo altrui, e in tal modo รจ indotto a un desiderio di cambiamento. Solo animato da tale desiderio, solo nel pentimento che nasce da un cuore spezzato โ questo significa etimologicamente โcontritoโ (cf. Sal 34,19; 51,19; 147,3) โ, lโessere umano puรฒ divenire sensibile alla presenza di Dio.
E cosรฌ Gesรน annota che, quando รจ venuto Giovanni il Battista a chiedere la conversione, i peccatori pubblici hanno risposto fattivamente allโinvito e si sono convertiti, mentre i sacerdoti e le autoritร religiose, pur avendo visto, nulla hanno mutato del loro comportamento per aderire al suo messaggio. Con questa parabola Gesรน interroga dunque ciascuno di noi, se vogliamo ascoltarlo. E ciascuno di noi, piรน รจ riconosciuto per la sua professione di fede, piรน deve interrogarsi: dice sรฌ a Dio solo a parole, oppure realizza senza clamore e senza ostentazione, umilmente, la sua volontร ? Insomma, โnellโultimo giorno, il giorno del giudizioโ โ come recita unโaffermazione tradizionalmente attribuita ad Agostino, che dovremmo tenere ben piรน presente โ โmolti che si ritenevano dentro saranno trovati fuori, mentre molti che pensavano di essere fuori saranno trovati dentro il regno dei cieliโ.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi