Il commento al Vangelo di domenica 13ettembre 2020, a cura di don Mauro
 Il perdono non fa bene solo a chi lo riceve, ma soprattutto a chi lo concede.
PERDONARE
Il brano del Siracide della prima lettura è molto vicino al Nuovo Testamento, tanto che sembra anticipare l’insegnamento di Gesù. Il Siracide è un libro sapienziale e, come spesso ricordo, l’obiettivo che si pone la sapienza è la ricerca del vivere bene. Abbiamo letto: rancore e ira sono cose orribili, e il peccatore le porta dentro. Come può un uomo essere felice se il suo cuore, come braci, cova dei sentimenti così brutti? È una sorta di immondizia interiore che toglie la pace. Il perdono non è dunque solo un vantaggio di chi lo riceve, ma lo è prima di tutto di chi lo concede, perché è una liberazione. Inoltre il rancore vincola al passato impedendo di guardare avanti. Il passato è morto, lasciamo dunque che i morti seppelliscano i loro morti (Lc 9,60).
Se vogliamo diventare adulti dobbiamo lasciarci alle spalle il passato. Ci sono persone che non sanno perdonare i loro genitori o che si portano dietro ancora le offese subite nell’infanzia o nella giovinezza. Anche noi abbiamo commesso molti errori e continuamente ne commettiamo, non crediamo di essere migliori. Saper perdonare è dunque uscire allo scoperto, non dare la colpa a nessuno delle proprie mancanze e assumersi le proprie responsabilità . Gesù ci racconta una parabola, come sempre usa un’immagine chiarissima, che ci fa da specchio molto più che tante parole. Il Padrone condona al servo un debito di diecimila talenti. È una cifra spropositata se pensiamo che il talento era un peso di circa trentacinque chili!
Come spesso accade, ciascuno è molto propenso alla misericordia verso sé stesso, mentre è implacabile nel giudicare il prossimo. Così quest’uomo dimentica subito l’enorme favore che ha ricevuto e si accanisce su chi gli deve una cifra modesta (un denaro era la paga giornaliera), non certo paragonabile a quella che costituiva il suo debito. La sua spietatezza gli costa la revoca del condono. Gesù ci paragona a quel servo: anche a noi è perdonato ogni debito come al ladrone sulla croce, ce ne ricordiamo? Il Padre Nostro ogni giorno ci fa dire una frase che può diventare la nostra condanna: rimetti a noi i nostri debiti nello stesso modo in cui noi li rimettiamo agli altri. Se Dio è disposto a farsi uomo in Cristo e a morire per noi, manifestandoci una misericordia senza limiti, come possiamo a nostra volta essere spietati? Il perdono è perciò necessario per la nostra felicità e indispensabile per la salvezza. È comunque difficile perdonare proprio per la nostra miopia, ma in questo ci aiuta la preghiera. Domenica scorsa il vangelo ci diceva che se chiediamo insieme qualcosa ci verrà concessa. Signore insegnaci a perdonare e dacci la forza per farlo!
AUTORE: don Mauro Pozzi
FONTE: email
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