don Marco Pozza – Commento al Vangelo di domenica 3 Settembre 2023

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La ciliegia è felice quand’è mangiata

Glielo replicò, forse, con un esempio dei suoi, a forte trazione agricola: “La ciliegia, caro il mio Pietro, è felice solo se la mordi e la mangi”. Il fatto è che il pescatore di Galilea poc’anzi si è beccato una di quelle sberle in faccia che sono la felicità dei dentisti: «Và dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo». Parole di una ferocia inaudita, inaspettata, di sorpresa: poc’anzi, appena una riga sopra, s’era sentito personalizzare un elogio sperticati dal Cristo amico. Tempo di un respiro, poi, ed ecco la sventola da far battere i denti.

Che cosa avrà detto di così eretico il futuro primo Papa dell’era cristiana? La parola a chi sferrò il bel ceffone: «Perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini». Praticamente, in parole povere, Pietro aveva cercato in tutti i modi di salvare la faccia del Maestro: appena sentì dire che bisognava puntare il navigatore dritti su Gerusalemme – città di passione, di sputi, di insulti – gli venne spontaneo dire al bell’Amico che a Gerusalemme, loro, col cavolo che ci sarebbero andati. Il motivo è plausibile: “Non sia mai, mioddio, che a te tocchi la sorte che spetta agli infami, agli impostori, ai perdenti. Tu devi vincere e basta!” Bastò, invece, per aizzare le parole al Cristo, dando del Satana – c’è insulto più ostile di questo? – all’amico del cuore. A colui al quale affiderà le sorti e le fondamenta della prima Chiesa.

Prese una ciliegia, forse, e provò a spiegare a quell’uomo che veniva dalle acque e dai pesci, l’elisir perchè il loro amore potesse durare il più a lungo possibile. Pietro, ascoltami bene: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la croce sua e mi segua». Chè non vuole dire affatto che Dio perda la testa e il cuore per gli zerbini, per le anime molli come budini, per i soldatini di piombo. Semplicemente gli spiegò che per non farsi male andandogli dietro – ci si può fare del male anche illudendosi che una sfida come la sequela sia semplice – occorrerà spostare il baricentro: non più Pietro al centro di ogni faccenda, ma sarà Dio a dettare il ritmo.

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Non basterà più nemmeno mettersi una croce al collo per dirsi coraggiosi: occorrerà prendere l’amore e farlo crescere fino a sfidare la croce. “Sai, Pietro – immagino gli abbia confidato Cristo per farlo ragionare senza per forza umiliarlo – c’è una cosa che sto scoprendo, osservando come va il mondo: che chi è abituato a vincere non sa che cosa si perde”.

Non era soltanto un gioco di parole, perché con le parole si fanno i cruciverba. Era davvero il fatto serio per il quale Cristo gli aveva detto ch’era diventato Satana: “La ciliegia, Pietro, è felice solo se tu la mordi. Però quando tu la mangi, la ciliegia muore: la sua fine, dunque, è anche la sua gioia. Quella di donarsi al palato di chi se l’andrà a prendere. Così sarà di te, se tu lo vorrai!”

Ciò che Pietro capì, gli evangelisti si sono premuniti di tacerlo: c’è da crederci che più di qualcuno, tra loro, abbia ragionato come il pescatore-capoclasse. Parve loro chiaro, comunque, che non si stava andando a comandare nella città santa di Gerusalemme. Laggiù, fra qualche tempo, Cristo indosserà il vestito colore porpora delle ciliegie e si darà in pasto agli uomini. Che, ignoranti, penseranno di averlo ucciso e non si accorgeranno che la sua vita, invece, salperà il volo per sempre: «E’ donando che si ama la vita – canta il popolo cristiano con organo e chitarre, più flauti -, è servendo che si vive con gioia, perdonando che si trova il perdono, è morendo che si vive in eterno».

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Paradossi, illogicità, apparenti non-sensi per l’umanità: d’altronde, quando nacque, il Cristo nacque apposta per mandare gambe all’aria il mondo intero. Se diede del Satana all’amico più caro, fu solo perché era convinto che bastasse correggerne uno, il più in vista, per educarne dodici contemporaneamente. Fatto è che l’appellativo “Satana” non è mai stato così vicino a ciascuno, a me dapprima, come nello specchio di queste righe.

La grande offesa, per Cristo, non sarà mai quella del rifiuto – «Se qualcuno vuol venire» (cfr Mt 16,21-27), non è imposizione, tantomeno costrizione – ma quella di volersi mettere alla guida del veicolo, costringendo Cristo a sedere dietro il conducente. “Tutto sì, Pietro, ma questo no: ti farei del male a seguirti dove vuoi tu. Mettiti dietro, è meglio: fidati!”. 

Il difficile è fidarsi prima d’aver fatto un incidente.

Per gentile concessione di don Marco Pozza – Fonte