Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 25 Settembre 2022

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Vera ricchezza e vera povertà

È sempre impressionante rivedere come questa parabola, presente solo nel Vangelo di Luca, presenti uno sconvolgimento delle percezioni umane al cospetto di Dio. Un uomo ricco, importante, noto, sempre sul pezzo, alla moda e come si direbbe oggi  “cool”, davanti a Dio è un anonimo qualunque. Un povero, invece, invisibile, oggetto di indifferenza e di disprezzo da parte di chi cavalca l’onda del mondo, ha un nome così parlante: Lazzaro, “Dio che soccorre”.

Ed infatti, dove l’uomo ha mostrato tutta la propria indifferenza egoistica e distratta, servendosi dei beni terreni solo per soddisfare i propri bisogni, senza pensare agli altri, Dio è intervenuto per soccorrerlo e dargli il dono più importante: l’eterna felicità in cielo, nel seno di Abramo. Il messaggio del Vangelo è chiaro: non sono la povertà o la ricchezza in sè ad essere motivo di salvezza o di perdizione, ma l’atteggiamento del cuore di fronte ad esse.

Possono esserci ricchi altruisti e generosi, che sanno condividere quello che hanno, poveri nello spirito, capaci di accorgersi dell’altro e usare dei propri beni per realizzare il bene e alleviare le sofferenze dei fratelli, oppure anche poveri, che ricchi di orgoglio, fanno della loro condizione un motivo di frustrazione, seminando odio, vivendo nell’amarezza e nell’invidia perenne verso Dio e i fratelli, spargendo disordine e violenza. La povertà, in un mondo creato da Dio per il bene di tutta l’umanità non dovrebbe esistere, perché tutto dovrebbe essere ben distribuito, senza squilibri e differenze.

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Le circostanze della vita, della storia e della società, attraverso il peccato e la cupidigia, hanno portato a questo squilibrio del piano voluto da Dio, per questo noi non possiamo cessare di lottare ogni giorno per l’uguaglianza e la condivisione di beni e diritti ad ogni latitudine e condizione, in quello che è nelle nostre facoltà. Lo sguardo del Vangelo pero’ va ben oltre le semplici rivendicazioni sociali e ci esorta a vigilare costantemente sul nostro atteggiamento interiore, sapendo che la vita terrena non è infinita ed eterna, ma è solo l’anticamera della vera vita, quella senza fine, dove trionferà la giustizia e l’equità.

San Paolo ci esorta con parole forti: “il tempo ormai si è fatto breve; d’ora innanzi, quelli che comprano, (vivano) come se non possedessero; quelli che usano del mondo, come se non ne usassero appieno: perché passa la scena di questo mondo!” (1Cor 7,29.30-31). Già l’antica legge, Mosè e i profeti, contengono questo insegnamento: l’amore verso Dio e il prossimo ne è il compendio. Non può esserci spazio per l’indifferenza verso chi ha bisogno, mai!

Su questo si inserisce la Parola di Cristo, che reca al compimento: con la sua morte e resurrezione, Egli ci apre la vita eterna, perché in Lui, Dio è venuto a soccorrere l’umanità dall’indifferenza e dal peccato, insegnandoci la vera misericordia, che è la chiave della salvezza.

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