don Francesco Pedrazzi – Commento al Vangelo di domenica 22 Ottobre 2023

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Rendere a dio ciò che è di dio

«Rendete a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Ecco una di quelle espressioni di Gesù che ci portano a dire: «Solo il Figlio di Dio poteva parlare in questo modo!». In queste poche parole sono nascoste verità profondissime che riguardano il senso della vita e il nostro rapporto con Dio e con il mondo.

Ascolta qui il video commento: https://youtu.be/iIhjxj475P4

Partiamo dalla seconda parte: «Rendete a Dio ciò che è di Dio». E che cosa è “di Dio”? Dal momento che chi crea una cosa ne è proprietario, a Dio appartiene: la mia vita, quella dei miei cari, quella di ogni uomo; a Dio appartengono gli animali e le piante, l’universo intero con tutto ciò che contiene. Come rendere a Dio tutto questo? Semplicemente “riconoscendo” la realtà per quella che è: «Laudato si’, mio Signore, per tutte le tue creature!».

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Che gran cosa che è la “RICONOSCENZA” verso Dio! (anche quella tra gli umani!). Qual è il modo migliore per riconoscere a Dio i suoi doni e per “renderglieli”? È la partecipazione alla santa Messa, all’Eucaristia, che significa proprio “rendimento di grazie”. Qui, sull’altare, gli consegniamo prima di tutto la nostra vita e gli diciamo: «Grazie per quello che sono, per quello che vivo e per quello che ho! Fa’ di me quello che vuoi, perché so che sei buono e tutto disponi per il mio bene!»

Arriviamo alla prima parte: ««Rendete a Cesare quello che è di Cesare». Cesare simboleggia qui l’autorità civile e politica. Ora, per un cristiano ogni autorità viene da Dio (anche se non è detto che chi la esercita lo faccia secondo Dio…), perciò anche quando rendiamo a Cesare ciò che è di Cesare in realtà rendiamo a Dio, pratichiamo la giustizia. Don Bosco diceva ai suoi ragazzi che un buon cristiano deve anche essere sempre un “onesto cittadino”.

E già san Pietro esortava i primi discepoli con queste parole: «Vivete sottomessi ad ogni umana autorità per amore del Signore» (1Pt 2,13)

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