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don Domenico Bruno – Commento al Vangelo del 5 Marzo 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mt 18, 21-35

Fino a settanta volte sette. Se consideriamo questa affermazione di Gesù in termini umani certamente faremmo una moltiplicazione e diremmo che il Signore vuole che perdoniamo fino a 490 volte. Poi possiamo anche non perdonare più.

Non è assurdo pensare che ci sia chi ragiona così. Da sempre, infatti, abbiamo pensato che un peccato sia grave in base al numero di volte che lo si faccia. Non è il numero, bensì l’intenzione.

Se Dio ha chiesto di convertirci e amare come ama Lui, non possiamo sempre fare dell’amore di Dio quello che vogliamo noi, non possiamo attribuire a Dio pensieri e modi di agire che seguono le modalità umane. Dio è oltre.

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Il 7, nella Sacra Scrittura, è il simbolo della pienezza. Ogni cosa che riguarda Dio o che Dio fa, come anche i sacramenti che ricaviamo dalla Scrittura, sono indice che tutto è perfetto e che ci porta a Dio. Di contro ci sono i vizi capitali che portano ad allontanarci dal Signore e ci rendono imperfetti. E finché siamo nella carne saremo sempre soggetti al peccato, allora non saremo mai perfetti, ma possiamo vivere nella speranza di avvicinarci alla pienezza.

Se il 7 ha questa importanza, figuriamoci 70 volte 7! Non significa sempre, ma molto di più di sempre, diremmo “instancabilmente”.

La parabola che segue l’affermazione di Gesù, spiega bene quanto vogliamo far valere i nostri diritti, cercare sempre vie d’uscita per cavarcela bene, ma poi non riconosciamo la grazia che ci viene usata, quasi che tutto ci sia dovuto. Ogni volta che vogliamo e riceviamo il perdono per un nostro errore, proviamo a pregare il Signore di imitare a nostra volta questo atteggiamento affinché possiamo usarlo con chi un giorno ci chiederà perdono.

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Tutti i nostri peccati vengono perdonati da Dio padre, perché è la pienezza della misericordia, ossia sa piegarsi, comprendere e sorvolare le nostre miserie. Lui sa che non siamo perfetti e che non lo saremo mai, finché un giorno non vivremo con Lui.

Ci basta questo atto di umiltà: ammettere che ognuno di noi è imperfetto e che tutti abbiamo bisogno di ricevere misericordia.

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