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don Alessandro Dehò – Commento al Vangelo del 21 Gennaio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mc 1, 14-20

Il tempo è diventato breve. Respiro piano, profondamente, lascio andare la presa sulle cose del mondo, sui pensieri e sugli affanni, non oppongo resistenza, lascio che le cose siano semplicemente quello che sono, elimino il velo delle apparenze, uno alla volta, come se dovessi sfogliare le illusioni fino a raggiungerne l’essenza. Procedo senza forzature, procedo senza procedere e anche io comincio ad accogliermi semplicemente per quel che sono adesso, credo che lo sguardo di Cristo fosse così, non voglio essere altro, non ne ho bisogno, non voglio essere altrove se non nel presente, non voglio nulla, non voglio nemmeno volere.

Dulcinea, il mio cane, dorme ancora, è totalmente affidata alla morbidezza di un cuscino, è qui vicino a me e lei non sa quanto mi sia maestra nell’arte di lasciar respirare la vita senza pretese. Se fosse cosciente sella sua saggezza, mi dico, non sarebbe più maestra. Lascio andare anche questo pensiero, se il tempo si è fatto breve, se ha ragione Paolo, se lui ne ha fatto esperienza, anche io devo ripiegare il tempo, come si ripiega un lenzuolo dopo che si è lasciato teso ad asciugare alla meraviglia della luce.

Ripiego partendo dai punti più lontani della mia vita, torno all’infanzia, torno alla fortuna di essere stato tanto amato, prendo il lembo lontano dei ricordi e lo porto al centro, il lontano si fa vicino, così il tempo si abbrevia sempre di più, si concentra, il periferico diventa centrale, mi accorgo che quel che è accaduto in verità continua ad accadere o meglio, semplicemente “è”. Io sono, adesso, il bambino amato e l’adulto che scrive, io sono insieme e contemporaneamente colui che ha pianto e colui che ha riso, colui che ha amato e colui che non ha saputo amare, colui che ha lasciato e colui che è stato tradito, colui che si è fidato e colui che ha deluso, io sono, semplicemente, adesso, sono. Non è questo forse essere divina immagine e somiglianza dell’Io Sono? Non è questo il nostro ultimo eterno destino? Non è questa, qui, eternità?

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Credevo che tutto fosse passato invece adesso che il tempo si è fatto breve mi ritrovo a riconoscermi in una meravigliosa contemporaneità. Piego il tempo lontano e lo porto vicino, come quando si impasta la farina per farne pane, occorre portare aria al cuore dell’impasto, si ripiega la pasta per far aprire spazi interni di respiro. Il tempo si è fatto breve, e io devo concentrarlo qui, ora, devo riportare tutto a casa, respiro, e dal lembo della vita passata trovo il coraggio di portare al cuore dell’adesso anche i miei errori, mi vergogno, vorrei non aver fatto male a persone che mi hanno amato, vorrei non aver peccato di superficialità, vorrei non aver creduto a tutte le attenuanti che mi raccontavo, vorrei aver avuto il coraggio di chiedere perdono, vorrei non essermi illuso che “tanto il tempo sistema le cose”, non è vero, adesso che il tempo è vicino tutto deve essere riportato a casa, questo lembo di tempo lontano è pesante, non riesco a sollevarlo, devo sforzarmi, piango e alla fine riesco, io sono anche questo, io non sono solo quello che sono adesso, io sono quello che ero e quello che sarò, come tutti, e nel tempo fatto breve ogni cosa finalmente coincide. Serve credere alla misericordia divina per non morire di questo, per ricordare senza lasciarsi schiacciare dai sensi di colpa.

Respiro, mi concentro sul punto intimo e inviolabile del mio essere profondo, ripiego ancora il tempo, come si piega la vela di una nave dopo aver compiuto la traversata, tutto al centro, tutto al presente, anche le persone che ho amato, una alla volta le prendo per mano, mi siete mancate, dico, e le porto al centro del tempo breve, tutte, mano nella mano, i miei morti, i miei vivi, i miei eterni amori, senza vergogna ormai, tutto qui è libero da fraintendimenti, tutto è liberato dalla fragilitĂ , dal peccato, dalla  malattia, dalla corruzione e dall’incomprensione, nel tempo breve che si concentra senza perdere piĂą nulla, nemmeno un’ombra. Anche le parole che avrei voluto dire e non ho detto, qui, adesso, finalmente, accadono.

Anche le cose dimenticate, adesso, nel cuore del tempo breve, ci sono. Ecco come il Regno si fa vicino, perchĂ© in Cristo ogni cosa è riportata a casa, nel centro del cuore dell’essere, ogni cosa è presente, coincidente con l’accadere della Vita. Ecco perchĂ© Cristo illumina con quelle parole il suo ingresso tra la polvere del mondo, il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino, avvicinare ogni cosa, anche e soprattutto l’emarginato, il peccatore esiliato che siamo, il lebbroso rifiutato che ci abita, tutto portare al centro, al cuore pulsante, al qui e ora, ogni cosa in Cristo è compiuta e vicina. Così sento adesso, in me, anche la risposta rapida e definitiva dei discepoli, e non fa nulla se qualche tempo dopo tradiranno, fuggiranno, sbaglieranno, non importa perchĂ© qui e ora, nel Tempo vicino e compiuto c’è ormai tutto, il tempo breve è l’accadere dell’Amore in ogni cosa fino a rendere insensata la parola “contemporaneamente”.  

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Gettare le reti per prendere un pesce, gettare le reti per salvare umanità dalla dispersione, gettare reti per lasciarsi portare in salvo da Lui, tutto coincide, tutto è un movimento di avvicinamento al centro eterno della vita. Simone, Andrea, Giacomo, Giovanni, ma anche Zebedeo, per ogni nome una traiettoria di salvezza, nel tempo breve l’accadimento della Parola trasfigura ogni cosa in eternità.

E allora si vive come se non avessimo, perché non abbiamo niente e abbiamo tutto, perché non ha senso assolutizzare mogli e mariti, ruoli e successi, gioie e beni del mondo, nemmeno le lacrime si devono assolutizzare, portando al cuore la coperta degli accadimenti rimane al mondo in perenne dissoluzione la “figura del mondo” al centro si porta solo l’Assoluto, la fame profonda, il bisogno di eternità che era la vera linfa delle cose che abbiamo fatto. Al centro del tempo ormai fattosi breve ogni cosa passata, presente e futura è custodita dall’Eterno. Al centro del cuore del tempo che non ha più tempo c’è la Verità, l’eternità dell’Amore.

(Respiro, mi lascio prendere per mano da te, non lasciarmi ti dico, non farmi andare ancora alla deriva delle preoccupazioni, dell’eterno ripetersi degli eventi, tienimi con te, portami al cuore del Padre, prenditi tutto il mio tempo. Perché l’eternità, ho capito, non è qualcosa che sarà, non è qualcosa che dilaterà il presente, eternità è quando saremo liberi di essere finalmente con te, come te).

Poi però lasci la mia mano. Non è ancora tempo. Mi dai ancora tempo. Così rischierò come sempre di dimenticarmi, così rischierò di tornare a dare troppa importanza alle cose, agli eventi, a me stesso. Dulcinea dorme ancora, un raggio di sole squarcia le nubi e il vento non smette di essere vento. Esco a fare due passi. Fa freddo. Ma almeno so che è l’eternità il mio destino, e così provo a cercarla in ogni istante.

Per gentile concessione dell’autore don Alessandro Dehòpagina Facebook

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