Commento al Vangelo del 22 aprile 2018 – p. Roberto Mela scj

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Il pastore โ€œbelloโ€ depone la vita

Scontro

Dopo il miracolo della guarigione dello storpio alla Porta Bella, situata nel lato orientale della zona templare โ€“ attuata da Pietro (e da Giovanni) (At 3,1-8) โ€“, lโ€™uomo guarito puรฒ entrare nel tempio, mentre Pietro replica allo spavento di tutto il popolo con un discorso esplicativo del fatto (3,11-26), pronunciato sotto il portico di Salomone, anchโ€™esso situato nella parte orientale della spianata templare.

Il miracolo e la predicazione susseguente, incentrata sullโ€™annuncio in Gesรน della risurrezione dei morti, hanno come effetto lโ€™arresto dei due apostoli e la loro messa โ€œin custodia/eis tฤ“rฤ“sinโ€ per la notte.

Il giorno dopo, le autoritร  componenti il sinedrio (sommo sacerdote in carica ed esponenti di famiglie sommosacerdotali ricordati per nome, scribi, aristocratici e possidenti della classe sadducea) fanno comparire i due per inquisirli in virtรน di quale โ€œpotere/exousiaโ€ o in quale โ€œnome/onomaโ€ abbiano compiuto il gesto.

Si tratta della prima scena di un conflitto con le autoritร  che segna un crescendo vertiginoso (4,3; 4,18; 5,33; 5,40-41) nella sezione che descrive la vita della comunitร  a Gerusalemme (At 3,1โ€“5,42).

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In contrasto a ciรฒ, lโ€™autore di Atti sottolinea la crescita numerica della comunitร  (4,4; 5,14) e quella dellโ€™attivitร  taumaturgica degli apostoli (3,7-8; 4,33; 5,12-16).

Questa doppia gradazione corrisponde alla ridondanza letteraria impiegata da Luca che sottolinea il motivo, mentre lโ€™escalation tende la molla drammatica.

La potenza dello Spirito pasquale

Gesรน aveva previsto che la testimonianza apostolica avrebbe avuto anche dei tratti drammatici di persecuzione e di scontri giudiziari con le autoritร  civili e religiose: cf. Mc 13,9-11 ยซMa voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. Ma prima รจ necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciรฒ che in quellโ€™ora vi sarร  dato: perchรฉ non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santoยป. Per questo, nei โ€œquaranta giorniโ€ di iniziazione apostolica e discepolare pasquale, aveva comandato ai suoi di rimanere in Gerusalemme fino al loro battesimo nello Spirito Santo: ยซMentre si trovava a tavola con essi, ordinรฒ loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere lโ€™adempimento della promessa del Padre, โ€œquella โ€“ disse โ€“ che voi avete udito da me: Giovanni battezzรฒ con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santoโ€โ€ฆ riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderร  su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terraยป (At 1,4-5.8).

La testimonianza รจ possibile per la forza dello Spirito che ispira non parole umane di convincimento, ma parole teologiche di forza interiore che inquadrano gli eventi nel progetto piรน grande della violenza degli uomini, un progetto divino di salvezza che passa attraverso la malvagitร , assumendola e vincendola con la forza dellโ€™amore trinitario.

Lโ€™apostolo Paolo riflette a fondo sulla testimonianza apostolica e โ€“ probabilmente dalla galera di Efeso โ€“ annuncia ai carissimi filippesi la paradossale gioiosa connotazione martirale della fede cristiana e della testimonianza a Gesรน Cristo: ยซPerchรฉ, riguardo a Cristo, a voi รจ stata data la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per luiยป (Fil 1,29).

La comunitร  cristiana di tutti i tempi non potrร  pretendere di testimoniarne Cristo senza mai dover subire persecuzioni, emarginazioni, irrisioni e insignificanza civile. Benchรฉ ingiuste, tutte queste situazioni sono da mettere in conto e manifestano la veracitร  e la qualitร  della fede cristiana della Chiesa di Cristo.

Nel nome di Gesรน Cristo

Battezzato nello Spirito pasquale, a nome di tutti i Dodici, Pietro risponde alla domanda sulla radice profonda della loro potenza carismatica e terapeutica che ha guarito lโ€™uomo paralizzato alle soglie del tempio e in virtรน di quale nome/persona abbiano fatto questo.

Pietro riconosce di essere sotto inchiesta giudiziaria/anakrinometha, ma รจ sereno perchรฉ รจ un beneficio/euergesia a favore di un uomo malato/anthrลpou asthenous quello da lui compiuto e per il quale viene processato.

Pietro unifica in un unico articolo i capi di imputazione: en tini houtos sesลtai/in virtรน di cosa (= potenza) โ€“ in virtรน di chi (= nome) questi รจ stato salvato/guarito compiutamente e in modo permanente, fino al livello salvifico (<sลizล)?

Piero risponde che รจ โ€œnel/per virtรน/grazie a/nel luogo costituito da/enโ€ nome di Gesรน Cristo che lโ€™uomo sta in piedi alla loro presenza, โ€œsano/hygiฤ“sโ€, situazione radicalmente opposta a quella di โ€œmalato/asthenฤ“sโ€. รˆ โ€œdentro il luogo/enโ€ costituito da Gesรน Cristo, luogo spaziale di potenza salvifica pasquale, che quellโ€™uomo รจ stato inserito ricevendone guarigione e salvezza integrale.

Pietro rinfaccia con caritร , ma nella veritร , il comportamento omicida delle autoritร  nei confronti di Gesรน Nazareno.

Nei confronti delle autoritร , ma anche rispetto alla coscienza dellโ€™intero popolo dโ€™Israele, Pietro adempie con sobrietร  e semplicitร  il difficile comandamento della correzione fraterna ingiunto dalla Torah e ripreso da Gesรน: ยซNon coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, cosรฌ non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signoreยป (Lv 19-17-18; Sap 2,12; Sir 20,2; Lc 17,3; Ap 3,19: ยซTutti quelli che amo, li rimproveroยป).

Pietra angolare โ€œrisvegliataโ€

Le autoritร  religiose (per mezzo della mano politica romana) hanno crocifisso Gesรน. Nel discorso fatto al popolo sotto il portico di Salomone il giorno precedente, Pietro aveva giร  riconosciuto, rinfacciato e โ€œscusatoโ€ questo comportamento delittuoso, attribuendolo allโ€™โ€œignoranza/agnoiaโ€ (At 3,17). Paradossalmente, attraverso e per mezzo di questa โ€œignoranzaโ€, il Padre ha realizzato il suo piano di salvezza e ha risvegliato/egeiren dai morti Gesรน Cristo, il Nazareno.

Pietro vede in questo โ€œrisveglioโ€ il compiersi a livello vero, ma piรน profondo, quello che il Sal 118,22 aveva preannunciato. Pietro lo cita, inserendo perรฒ volutamente un โ€œvoiโ€ che identifica chiaramente il soggetto indeterminato dellโ€™azione, e identifica chiaramente in Gesรน (โ€œquestoโ€ รจ [Gesรน]) lโ€™oggetto disprezzato e riabilitato radicalmente dai โ€œcostruttoriโ€: ยซQuesto [Gesรน] รจ la pietra, che รจ stata scartata da voi, costruttori, e che รจ diventata la pietra dโ€™angoloยป.

Quelli che dovevano essere i โ€œcostruttoriโ€ del popolo di Israele non hanno riconosciuto in Gesรน Nazareno, vivo, la pietra angolare sulla quale solamente poteva avere successo pieno e vero la loro azione educativa, fatta di sacrifici, preghiera e di insegnamento.

Solo in lui la โ€œsalvezzaโ€

Pietro conclude la sua difesa annunciando apertamente ed enfaticamente โ€“ negando la negazione โ€“ la decisivitร  unica, escatologica, della persona/โ€œnomeโ€/onoma di Gesรน, nome โ€œdonato definitivamente/dedomenonโ€ sulla terra fra gli uomini, โ€œimmettendosi nel quale/in virtรน del quale/en (locale e causale)โ€ โ€œrientra nel piano divino/deiโ€ โ€œche noi veniamo salvati/sลthฤ“nai hฤ“masโ€.

Pietro non si colloca orgogliosamente in una posizione diversa od opposta al suo popolo. Tutti โ€œnoiโ€ (e tutti i popoli che vivono โ€œsotto il cieloโ€) โ€œdobbiamo/rientra nel piano del Padreโ€ che siamo salvati integralmente in Cristo.

La paralisi dellโ€™uomo malato, che giaceva mezzo morto e immagine di Dio sfregiata proprio sulla soglia della spianata del tempio dove โ€“ in teoria โ€“ avrebbe potuto e dovuto incontrare YHWH della salvezza, รจ la stessa paralisi che colpisce tutto il popolo di Israele e i popoli del mondo.

YHWH, il cui nome risiede nel tempio e nella cittร  di Gerusalemme (cf. Dt 12,5; 12,21; 16,6; 26,2; 2Sam 7,13: 1Re 3,2; 8,16; 9,3; 11,36; 14,21; 2Re 21,4Sal 74,7; Sir 47,13; Ger 7,10.30) ha manifestato la sua forza di salvezza โ€œrisvegliandoโ€ dai morti Gesรน e facendo sรฌ che questi estendesse la vita e la โ€œsalvezzaโ€ pasquale integrale al paralitico.

In futuro โ€“ se lo vorranno โ€“ questa sarร  la sorte felice di tutti coloro che si apriranno alla forza della pietra โ€œrisvegliataโ€, ponendola nella fede alla base della propria vita, fondamento solido sul quale costruire la vita personale, familiare e quella di popoli interi.

La โ€œportaโ€

Con questa pericope (Gv 10,11-18) si avvia alla conclusione (10,19-21) il blocco letterario raccolto attorno alla Festa delle Capanne (Gv 7,1โ€“10,21). Gran parte delle azioni, dei discorsi e delle discussioni avvengono nella spianata templare (hieron) dove si trova tempio (naos).

Senza soluzione di continuitร , si passa dalla guarigione del cieco nato (Gv 9), conclusa con la sua espulsione/cacciata fuori/exebalon (9,35) dalla zona templare da parte di chi crede di vederci e invece รจ e resta cieco, alle parole di Gesรน allโ€™inizio del c. 10. Egli pronuncia la similitudine/paroimia (10,6) del pastore/poimฤ“n e dellโ€™estraneo/allotrios(10,1-6) e prosegue con quella della porta/thyra delle pecore (10,7-10) โ€“ identificandosi con essa (10,7.9) โ€“ attraverso la quale entrare, pena essere un ladro/kleptai (vv. 8.10) o un brigante/lฤ“istai (v. 8).

Il pastore โ€œdeponeโ€ la vita

In Gv 10,11-18 viene narrata unโ€™altra parabola/similitudine, quella del โ€œpastore bello/buono/kalos (non โ€œbuono/agathosโ€). Gesรน si identifica con questa figura. Egli รจ tale perchรฉ โ€œdepone/tithฤ“sinโ€ la propria vita/psychฤ“n a favore/vantaggio/hyper delle pecore. Nessun pastore di questo mondo dร  la vita per il suo gregge, per quanto prezioso esso sia. Gesรน lo fa non con un atto sacrificale (โ€œoffreโ€ nella traduzione CEI 1974) ma con un atto di donazione esistenziale, una pro-esistenza prolungata fino al limite estremo.

Gesรน non sacrifica nulla del suo desiderio, ma compie perfettamente la sua vita, con il suo desiderio fondamentale di amore totale che la realizza pienamente. Unโ€™autorealizzazione oblativa responsabile, non anarchica e sciolta da responsabilitร  in un puro autodeterminismo vuoto di riferimenti, valori, traguardi. La sua vita รจ per agli altri. Un donazione vissuta a favore delle persone e, talvolta, anche fino a spingersi alla morte al posto di altri. La particella hyper, che normalmente significa โ€œa favore diโ€, nel greco ellenistico puoi assumere talvolta โ€“ nellโ€™oscillamento tipico della lingua di questo periodo 200 a.C.-200 d.C., la cosiddetta โ€œkoinฤ“/comuneโ€) โ€“ la connotazione sostitutiva โ€œal posto diโ€.

Quando Gesรน โ€œdeponeโ€ le vesti (simbolo antropologico per la persona) al momento della lavanda dei piedi, anticipo rituale della donazione cruenta sulla croce che seguirร  da lรฌ a pochi giorni (Gv 13,4, seguendo lโ€™ipotesi della cena โ€œpasqualeโ€ consumata al martedรฌ sera in casa di amici esseni), dimostrerร  di essere proprio il pastore โ€œbello/buonoโ€ di Gv 10,11ss, il quale โ€œdeponeโ€ (Gv 10,14.17.18 tithฤ“sin; tithฤ“mi) la propria vita per gli uomini, per poi riprenderla con libertร  nella risurrezione (cf. Gv 13,12 elaben con Gv 10,17 [labล].18 [labein]).

Nessuno forza il pastore โ€œbello/buonoโ€ nel dono della sua vita. Egli รจ sovranamente libero, dominatore degli eventi, non uno sprovveduto e illuso che finisce stritolato negli ingranaggi della malvagitร  degli uomini e della storia.

Lโ€™autodonazione totale a favore delle pecore/uomini salvifica, redentiva (hyper) distingue Gesรน, il pastore โ€œbello/buonoโ€ dal โ€œmercenario/misthลtosโ€. Egli non รจ il pastore, le pecore non sono le proprie. Solo al vedere venire il nemico, il lupo, egli non organizza minimamente la difesa personale e del gregge con qualche mezzo giร  previsto e che dovrebbe giร  avere a sua disposizione โ€“ ad esempio, un grosso bastone โ€“ ma rinuncia in partenza alla lotta. Abbandona le pecore e fugge, perchรฉ le pecore non sono sue, non gli interessano/non ne ha cura (ou melei), non gli occupano il cuore.

Il lupo โ€œrapisce/arpazeiโ€ e โ€œdisperde/skorpizeiโ€ le pecore. Nessun lupo puรฒ โ€œrapireโ€ le pecore. Ma il Nemico, il Malvagio, lโ€™Avversario lo puรฒ, e Gesรน giร  indica il referente extradiegetico, fuori del racconto, che ha teoricamente il potere di farlo. Se perรฒ le pecore corrispondono allโ€™azione e allโ€™amore attento del pastore, nessuno, neppure il lupo/il nemico potrร  rapirle dalla mano del pastore-Gesรน (v. 28 ouch arpasei) nรฉ da quella del Padre suo (v. 29 oudeis dynatai arpazein).

Il pastore โ€œconosceโ€

La ragione profonda del comportamento fedifrago del mercenario sta nel fatto che egli non โ€œconosceโ€ le pecore con un amore intimo, personale, come invece รจ prerogativa del pastore โ€œbello/buonoโ€ (v. 14 ginลskล).

Quella del pastore รจ una conoscenza esperienziale, ottenuta con la verifica e la sperimentazione, fatta sul campo e frutto di amore, interessamento, cura, attenzione personalizzata. La โ€œconoscenzaโ€ di Gesรน nei confronti delle pecore/uomini รจ il prolungamento della conoscenza reciproca intratrinitaria col Padre nello Spirito Santo.

Questa โ€œconoscenzaโ€ tra Padre e il Figlio diventa una comunione/compartecipazione dโ€™amore di unโ€™intensitร  tale che, per il Figlio, รจ spontaneo corrispondere al โ€œdesiderio profondo, intenso/comando/entolฤ“nโ€ del Padre, perchรฉ la vita trinitaria รจ comunione relazionale di amore oblativo interpersonale.

Pecore di un altro โ€œrecintoโ€
Il pastore โ€œbello/buonoโ€ possiede anche altre pecore che โ€œnon sono/non provengono da questo recinto/ha ouk estin ek tฤ“s aulฤ“s tautฤ“sโ€. Esse non traggono (โ€œsono da/estin ekโ€) la loro vita, la loro linfa vitale di preghiera e di rapporto col Padre a partire dal frequentare il recinto/aulฤ“ costituito dalla zona templare di Gerusalemme.

Nella versione greca dei LXX aulฤ“ traduce perlopiรน il termine ebraico แธฅฤแนฃฤ“r, traducibile con โ€œrecinto, atrio, androne, cortile, spianataโ€, oltrechรฉ con โ€œvillaggioโ€.

Il cortile del tempio รจ cosรฌ denominato in Es 27,9; 38,9; Is 1,12; Ger 19,14; Ez 40,16; ecc. ยซLโ€™anima mia anela e desidera gli atri del Signoreยป, canta il salmista (Sal 84[83],3a), che prosegue: ยซSรฌ, รจ meglio un giorno nei tuoi atri che mille nella mia casaยป (v. 10 LXX). ยซIl giusto fiorirร  come palma, crescerร  come cedro del Libano; piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dioยป, รจ convinto un altro salmista (Sal 92[91], 13-14 [12-13 LXX]). La gioia esplode allโ€™arrivo del pellegrino alla soglia del tempio: ยซQuale gioia, quando mi dissero: โ€œAndremo alla casa del Signore!โ€. Giร  sono fermi i nostri piedi alle tue porte (LXX en tais aulais sou), Gerusalemme!ยป.

Beati coloro che possono abitare giorno e notte negli atri del tempio del Signore, a stretto contatto col Nome Santo di YHWH che vi abita! ยซAlleluia. Lodate il nome del Signore, lodatelo, servi del Signore, voi che state nella casa del Signore, negli atri della casa del nostro Dioยป (Sal 135[134], 1-2).

I farisei e le altre autoritร  religiose hanno espulso dallโ€™aulฤ“ il cieco nato guarito da Gesรน (Gv 9,35). Egli crede in Gesรน, tempio rinnovato, โ€œatrioโ€ nuovo in cui ora incontrare YHWH/Il Padre. Ora Gesรน invita a entrare dalla porta che รจ lui stesso per accedere al recinto rinnovato che รจ la sua comunitร  (cf. Gv 10,1).

Ma egli ha anche altre pecore che non โ€œsono daโ€ questo recinto ed egli, da pastore โ€œbello/buonoโ€, deve โ€œguidare/agageinโ€ (10,16) anchโ€™esse. Provenienti da altri โ€œrecintiโ€, di altri popoli e nazioni, ascolteranno la sua voce e โ€œdiventeranno un solo gregge, un solo pastore (heispoimฤ“nโ€ [!]).

Gesรน, il pastore โ€œbello/buonoโ€ ha un cuore attento, grande, desideroso di vedere formarsi il suo gregge da ogni dove. Gli uomini formeranno un gregge unito, rinnovato, messianico, radunato nel โ€œrecintoโ€ rinnovato, del tempio rinnovato. Esso รจ โ€œnuovoโ€ solo in quanto porta a compimento pieno la funzione del precedente. Esso potrร  continuare ad esistere, ma il gregge sarร  di dimensioni universali, si radunerร  nel tempio del corpo risorto di Gesรน, radunandosi come comunitร  in tanti templi umani diversi, ma tutti in comunione fra loro.

Il sangue dellโ€™Agnello sgozzato e risorto continuerร  a uscire dal lato destro del tempio e risanerร  tutti i mari morti del mondo (cf. Ez 47,1-12). Dove giungerร  il suo sangue e la sua acqua sparirร  la morte e tornerร  la vita per il gregge ormai raccolto da tutta la terra.

Commento a cura di padre Roberto Mela scj – Fonte del commento: Settimana News

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IV Domenica del Tempo di Pasqua

Puoi leggere (o vedere) altri commenti al Vangelo di domenica 22 Aprile 2018 anche qui.

Gv 10, 11-18
Dal Vangelo secondoย Giovanni

11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dร  la propria vita per le pecore. 12Il mercenario โ€“ che non รจ pastore e al quale le pecore non appartengono โ€“ vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perchรฉ รจ un mercenario e non gli importa delle pecore. 14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15cosรฌ come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perchรฉ io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo รจ il comando che ho ricevuto dal Padre mioยป.

C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.

  • 22 – 28 Aprile 2018
  • Tempo di Pasquaย IV
  • Colore Bianco
  • Lezionario: Ciclo B
  • Anno: II
  • Salterio: sett. 4

Fonte: LaSacraBibbia.net

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