Il pastore โbelloโ depone la vita
Scontro
Dopo il miracolo della guarigione dello storpio alla Porta Bella, situata nel lato orientale della zona templare โ attuata da Pietro (e da Giovanni) (At 3,1-8) โ, lโuomo guarito puรฒ entrare nel tempio, mentre Pietro replica allo spavento di tutto il popolo con un discorso esplicativo del fatto (3,11-26), pronunciato sotto il portico di Salomone, anchโesso situato nella parte orientale della spianata templare.
Il miracolo e la predicazione susseguente, incentrata sullโannuncio in Gesรน della risurrezione dei morti, hanno come effetto lโarresto dei due apostoli e la loro messa โin custodia/eis tฤrฤsinโ per la notte.
Il giorno dopo, le autoritร componenti il sinedrio (sommo sacerdote in carica ed esponenti di famiglie sommosacerdotali ricordati per nome, scribi, aristocratici e possidenti della classe sadducea) fanno comparire i due per inquisirli in virtรน di quale โpotere/exousiaโ o in quale โnome/onomaโ abbiano compiuto il gesto.
Si tratta della prima scena di un conflitto con le autoritร che segna un crescendo vertiginoso (4,3; 4,18; 5,33; 5,40-41) nella sezione che descrive la vita della comunitร a Gerusalemme (At 3,1โ5,42).
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In contrasto a ciรฒ, lโautore di Atti sottolinea la crescita numerica della comunitร (4,4; 5,14) e quella dellโattivitร taumaturgica degli apostoli (3,7-8; 4,33; 5,12-16).
Questa doppia gradazione corrisponde alla ridondanza letteraria impiegata da Luca che sottolinea il motivo, mentre lโescalation tende la molla drammatica.
La potenza dello Spirito pasquale
Gesรน aveva previsto che la testimonianza apostolica avrebbe avuto anche dei tratti drammatici di persecuzione e di scontri giudiziari con le autoritร civili e religiose: cf. Mc 13,9-11 ยซMa voi badate a voi stessi! Vi consegneranno ai sinedri, sarete percossi nelle sinagoghe e comparirete davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro. Ma prima รจ necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le nazioni. E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciรฒ che in quellโora vi sarร dato: perchรฉ non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santoยป. Per questo, nei โquaranta giorniโ di iniziazione apostolica e discepolare pasquale, aveva comandato ai suoi di rimanere in Gerusalemme fino al loro battesimo nello Spirito Santo: ยซMentre si trovava a tavola con essi, ordinรฒ loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere lโadempimento della promessa del Padre, โquella โ disse โ che voi avete udito da me: Giovanni battezzรฒ con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santoโโฆ riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderร su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terraยป (At 1,4-5.8).
La testimonianza รจ possibile per la forza dello Spirito che ispira non parole umane di convincimento, ma parole teologiche di forza interiore che inquadrano gli eventi nel progetto piรน grande della violenza degli uomini, un progetto divino di salvezza che passa attraverso la malvagitร , assumendola e vincendola con la forza dellโamore trinitario.
Lโapostolo Paolo riflette a fondo sulla testimonianza apostolica e โ probabilmente dalla galera di Efeso โ annuncia ai carissimi filippesi la paradossale gioiosa connotazione martirale della fede cristiana e della testimonianza a Gesรน Cristo: ยซPerchรฉ, riguardo a Cristo, a voi รจ stata data la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per luiยป (Fil 1,29).
La comunitร cristiana di tutti i tempi non potrร pretendere di testimoniarne Cristo senza mai dover subire persecuzioni, emarginazioni, irrisioni e insignificanza civile. Benchรฉ ingiuste, tutte queste situazioni sono da mettere in conto e manifestano la veracitร e la qualitร della fede cristiana della Chiesa di Cristo.
Nel nome di Gesรน Cristo
Battezzato nello Spirito pasquale, a nome di tutti i Dodici, Pietro risponde alla domanda sulla radice profonda della loro potenza carismatica e terapeutica che ha guarito lโuomo paralizzato alle soglie del tempio e in virtรน di quale nome/persona abbiano fatto questo.
Pietro riconosce di essere sotto inchiesta giudiziaria/anakrinometha, ma รจ sereno perchรฉ รจ un beneficio/euergesia a favore di un uomo malato/anthrลpou asthenous quello da lui compiuto e per il quale viene processato.
Pietro unifica in un unico articolo i capi di imputazione: en tini houtos sesลtai/in virtรน di cosa (= potenza) โ in virtรน di chi (= nome) questi รจ stato salvato/guarito compiutamente e in modo permanente, fino al livello salvifico (<sลizล)?
Piero risponde che รจ โnel/per virtรน/grazie a/nel luogo costituito da/enโ nome di Gesรน Cristo che lโuomo sta in piedi alla loro presenza, โsano/hygiฤsโ, situazione radicalmente opposta a quella di โmalato/asthenฤsโ. ร โdentro il luogo/enโ costituito da Gesรน Cristo, luogo spaziale di potenza salvifica pasquale, che quellโuomo รจ stato inserito ricevendone guarigione e salvezza integrale.
Pietro rinfaccia con caritร , ma nella veritร , il comportamento omicida delle autoritร nei confronti di Gesรน Nazareno.
Nei confronti delle autoritร , ma anche rispetto alla coscienza dellโintero popolo dโIsraele, Pietro adempie con sobrietร e semplicitร il difficile comandamento della correzione fraterna ingiunto dalla Torah e ripreso da Gesรน: ยซNon coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, cosรฌ non ti caricherai di un peccato per lui. Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signoreยป (Lv 19-17-18; Sap 2,12; Sir 20,2; Lc 17,3; Ap 3,19: ยซTutti quelli che amo, li rimproveroยป).
Pietra angolare โrisvegliataโ
Le autoritร religiose (per mezzo della mano politica romana) hanno crocifisso Gesรน. Nel discorso fatto al popolo sotto il portico di Salomone il giorno precedente, Pietro aveva giร riconosciuto, rinfacciato e โscusatoโ questo comportamento delittuoso, attribuendolo allโโignoranza/agnoiaโ (At 3,17). Paradossalmente, attraverso e per mezzo di questa โignoranzaโ, il Padre ha realizzato il suo piano di salvezza e ha risvegliato/egeiren dai morti Gesรน Cristo, il Nazareno.
Pietro vede in questo โrisveglioโ il compiersi a livello vero, ma piรน profondo, quello che il Sal 118,22 aveva preannunciato. Pietro lo cita, inserendo perรฒ volutamente un โvoiโ che identifica chiaramente il soggetto indeterminato dellโazione, e identifica chiaramente in Gesรน (โquestoโ รจ [Gesรน]) lโoggetto disprezzato e riabilitato radicalmente dai โcostruttoriโ: ยซQuesto [Gesรน] รจ la pietra, che รจ stata scartata da voi, costruttori, e che รจ diventata la pietra dโangoloยป.
Quelli che dovevano essere i โcostruttoriโ del popolo di Israele non hanno riconosciuto in Gesรน Nazareno, vivo, la pietra angolare sulla quale solamente poteva avere successo pieno e vero la loro azione educativa, fatta di sacrifici, preghiera e di insegnamento.
Solo in lui la โsalvezzaโ
Pietro conclude la sua difesa annunciando apertamente ed enfaticamente โ negando la negazione โ la decisivitร unica, escatologica, della persona/โnomeโ/onoma di Gesรน, nome โdonato definitivamente/dedomenonโ sulla terra fra gli uomini, โimmettendosi nel quale/in virtรน del quale/en (locale e causale)โ โrientra nel piano divino/deiโ โche noi veniamo salvati/sลthฤnai hฤmasโ.
Pietro non si colloca orgogliosamente in una posizione diversa od opposta al suo popolo. Tutti โnoiโ (e tutti i popoli che vivono โsotto il cieloโ) โdobbiamo/rientra nel piano del Padreโ che siamo salvati integralmente in Cristo.
La paralisi dellโuomo malato, che giaceva mezzo morto e immagine di Dio sfregiata proprio sulla soglia della spianata del tempio dove โ in teoria โ avrebbe potuto e dovuto incontrare YHWH della salvezza, รจ la stessa paralisi che colpisce tutto il popolo di Israele e i popoli del mondo.
YHWH, il cui nome risiede nel tempio e nella cittร di Gerusalemme (cf. Dt 12,5; 12,21; 16,6; 26,2; 2Sam 7,13: 1Re 3,2; 8,16; 9,3; 11,36; 14,21; 2Re 21,4Sal 74,7; Sir 47,13; Ger 7,10.30) ha manifestato la sua forza di salvezza โrisvegliandoโ dai morti Gesรน e facendo sรฌ che questi estendesse la vita e la โsalvezzaโ pasquale integrale al paralitico.
In futuro โ se lo vorranno โ questa sarร la sorte felice di tutti coloro che si apriranno alla forza della pietra โrisvegliataโ, ponendola nella fede alla base della propria vita, fondamento solido sul quale costruire la vita personale, familiare e quella di popoli interi.
La โportaโ
Con questa pericope (Gv 10,11-18) si avvia alla conclusione (10,19-21) il blocco letterario raccolto attorno alla Festa delle Capanne (Gv 7,1โ10,21). Gran parte delle azioni, dei discorsi e delle discussioni avvengono nella spianata templare (hieron) dove si trova tempio (naos).
Senza soluzione di continuitร , si passa dalla guarigione del cieco nato (Gv 9), conclusa con la sua espulsione/cacciata fuori/exebalon (9,35) dalla zona templare da parte di chi crede di vederci e invece รจ e resta cieco, alle parole di Gesรน allโinizio del c. 10. Egli pronuncia la similitudine/paroimia (10,6) del pastore/poimฤn e dellโestraneo/allotrios(10,1-6) e prosegue con quella della porta/thyra delle pecore (10,7-10) โ identificandosi con essa (10,7.9) โ attraverso la quale entrare, pena essere un ladro/kleptai (vv. 8.10) o un brigante/lฤistai (v. 8).
Il pastore โdeponeโ la vita
In Gv 10,11-18 viene narrata unโaltra parabola/similitudine, quella del โpastore bello/buono/kalos (non โbuono/agathosโ). Gesรน si identifica con questa figura. Egli รจ tale perchรฉ โdepone/tithฤsinโ la propria vita/psychฤn a favore/vantaggio/hyper delle pecore. Nessun pastore di questo mondo dร la vita per il suo gregge, per quanto prezioso esso sia. Gesรน lo fa non con un atto sacrificale (โoffreโ nella traduzione CEI 1974) ma con un atto di donazione esistenziale, una pro-esistenza prolungata fino al limite estremo.
Gesรน non sacrifica nulla del suo desiderio, ma compie perfettamente la sua vita, con il suo desiderio fondamentale di amore totale che la realizza pienamente. Unโautorealizzazione oblativa responsabile, non anarchica e sciolta da responsabilitร in un puro autodeterminismo vuoto di riferimenti, valori, traguardi. La sua vita รจ per agli altri. Un donazione vissuta a favore delle persone e, talvolta, anche fino a spingersi alla morte al posto di altri. La particella hyper, che normalmente significa โa favore diโ, nel greco ellenistico puoi assumere talvolta โ nellโoscillamento tipico della lingua di questo periodo 200 a.C.-200 d.C., la cosiddetta โkoinฤ/comuneโ) โ la connotazione sostitutiva โal posto diโ.
Quando Gesรน โdeponeโ le vesti (simbolo antropologico per la persona) al momento della lavanda dei piedi, anticipo rituale della donazione cruenta sulla croce che seguirร da lรฌ a pochi giorni (Gv 13,4, seguendo lโipotesi della cena โpasqualeโ consumata al martedรฌ sera in casa di amici esseni), dimostrerร di essere proprio il pastore โbello/buonoโ di Gv 10,11ss, il quale โdeponeโ (Gv 10,14.17.18 tithฤsin; tithฤmi) la propria vita per gli uomini, per poi riprenderla con libertร nella risurrezione (cf. Gv 13,12 elaben con Gv 10,17 [labล].18 [labein]).
Nessuno forza il pastore โbello/buonoโ nel dono della sua vita. Egli รจ sovranamente libero, dominatore degli eventi, non uno sprovveduto e illuso che finisce stritolato negli ingranaggi della malvagitร degli uomini e della storia.
Lโautodonazione totale a favore delle pecore/uomini salvifica, redentiva (hyper) distingue Gesรน, il pastore โbello/buonoโ dal โmercenario/misthลtosโ. Egli non รจ il pastore, le pecore non sono le proprie. Solo al vedere venire il nemico, il lupo, egli non organizza minimamente la difesa personale e del gregge con qualche mezzo giร previsto e che dovrebbe giร avere a sua disposizione โ ad esempio, un grosso bastone โ ma rinuncia in partenza alla lotta. Abbandona le pecore e fugge, perchรฉ le pecore non sono sue, non gli interessano/non ne ha cura (ou melei), non gli occupano il cuore.
Il lupo โrapisce/arpazeiโ e โdisperde/skorpizeiโ le pecore. Nessun lupo puรฒ โrapireโ le pecore. Ma il Nemico, il Malvagio, lโAvversario lo puรฒ, e Gesรน giร indica il referente extradiegetico, fuori del racconto, che ha teoricamente il potere di farlo. Se perรฒ le pecore corrispondono allโazione e allโamore attento del pastore, nessuno, neppure il lupo/il nemico potrร rapirle dalla mano del pastore-Gesรน (v. 28 ouch arpasei) nรฉ da quella del Padre suo (v. 29 oudeis dynatai arpazein).
Il pastore โconosceโ
La ragione profonda del comportamento fedifrago del mercenario sta nel fatto che egli non โconosceโ le pecore con un amore intimo, personale, come invece รจ prerogativa del pastore โbello/buonoโ (v. 14 ginลskล).
Quella del pastore รจ una conoscenza esperienziale, ottenuta con la verifica e la sperimentazione, fatta sul campo e frutto di amore, interessamento, cura, attenzione personalizzata. La โconoscenzaโ di Gesรน nei confronti delle pecore/uomini รจ il prolungamento della conoscenza reciproca intratrinitaria col Padre nello Spirito Santo.
Questa โconoscenzaโ tra Padre e il Figlio diventa una comunione/compartecipazione dโamore di unโintensitร tale che, per il Figlio, รจ spontaneo corrispondere al โdesiderio profondo, intenso/comando/entolฤnโ del Padre, perchรฉ la vita trinitaria รจ comunione relazionale di amore oblativo interpersonale.
Pecore di un altro โrecintoโ
Il pastore โbello/buonoโ possiede anche altre pecore che โnon sono/non provengono da questo recinto/ha ouk estin ek tฤs aulฤs tautฤsโ. Esse non traggono (โsono da/estin ekโ) la loro vita, la loro linfa vitale di preghiera e di rapporto col Padre a partire dal frequentare il recinto/aulฤ costituito dalla zona templare di Gerusalemme.
Nella versione greca dei LXX aulฤ traduce perlopiรน il termine ebraico แธฅฤแนฃฤr, traducibile con โrecinto, atrio, androne, cortile, spianataโ, oltrechรฉ con โvillaggioโ.
Il cortile del tempio รจ cosรฌ denominato in Es 27,9; 38,9; Is 1,12; Ger 19,14; Ez 40,16; ecc. ยซLโanima mia anela e desidera gli atri del Signoreยป, canta il salmista (Sal 84[83],3a), che prosegue: ยซSรฌ, รจ meglio un giorno nei tuoi atri che mille nella mia casaยป (v. 10 LXX). ยซIl giusto fiorirร come palma, crescerร come cedro del Libano; piantati nella casa del Signore, fioriranno negli atri del nostro Dioยป, รจ convinto un altro salmista (Sal 92[91], 13-14 [12-13 LXX]). La gioia esplode allโarrivo del pellegrino alla soglia del tempio: ยซQuale gioia, quando mi dissero: โAndremo alla casa del Signore!โ. Giร sono fermi i nostri piedi alle tue porte (LXX en tais aulais sou), Gerusalemme!ยป.
Beati coloro che possono abitare giorno e notte negli atri del tempio del Signore, a stretto contatto col Nome Santo di YHWH che vi abita! ยซAlleluia. Lodate il nome del Signore, lodatelo, servi del Signore, voi che state nella casa del Signore, negli atri della casa del nostro Dioยป (Sal 135[134], 1-2).
I farisei e le altre autoritร religiose hanno espulso dallโaulฤ il cieco nato guarito da Gesรน (Gv 9,35). Egli crede in Gesรน, tempio rinnovato, โatrioโ nuovo in cui ora incontrare YHWH/Il Padre. Ora Gesรน invita a entrare dalla porta che รจ lui stesso per accedere al recinto rinnovato che รจ la sua comunitร (cf. Gv 10,1).
Ma egli ha anche altre pecore che non โsono daโ questo recinto ed egli, da pastore โbello/buonoโ, deve โguidare/agageinโ (10,16) anchโesse. Provenienti da altri โrecintiโ, di altri popoli e nazioni, ascolteranno la sua voce e โdiventeranno un solo gregge, un solo pastore (heispoimฤnโ [!]).
Gesรน, il pastore โbello/buonoโ ha un cuore attento, grande, desideroso di vedere formarsi il suo gregge da ogni dove. Gli uomini formeranno un gregge unito, rinnovato, messianico, radunato nel โrecintoโ rinnovato, del tempio rinnovato. Esso รจ โnuovoโ solo in quanto porta a compimento pieno la funzione del precedente. Esso potrร continuare ad esistere, ma il gregge sarร di dimensioni universali, si radunerร nel tempio del corpo risorto di Gesรน, radunandosi come comunitร in tanti templi umani diversi, ma tutti in comunione fra loro.
Il sangue dellโAgnello sgozzato e risorto continuerร a uscire dal lato destro del tempio e risanerร tutti i mari morti del mondo (cf. Ez 47,1-12). Dove giungerร il suo sangue e la sua acqua sparirร la morte e tornerร la vita per il gregge ormai raccolto da tutta la terra.
Commento a cura di padre Roberto Mela scj – Fonte del commento: Settimana News
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IV Domenica del Tempo di Pasqua
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- Colore liturgico: Bianco
- At 4, 8-12; Sal.117; 1 Gv 3,1-2; Gv 10, 11-18
Gv 10, 11-18
Dal Vangelo secondoย Giovanni
11Io sono il buon pastore. Il buon pastore dร la propria vita per le pecore. 12Il mercenario โ che non รจ pastore e al quale le pecore non appartengono โ vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; 13perchรฉ รจ un mercenario e non gli importa delle pecore. 14Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 15cosรฌ come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. 16E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. 17Per questo il Padre mi ama: perchรฉ io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo รจ il comando che ho ricevuto dal Padre mioยป.
C: Parola del Signore.
A: Lode a Te o Cristo.
- 22 – 28 Aprile 2018
- Tempo di Pasquaย IV
- Colore Bianco
- Lezionario: Ciclo B
- Anno: II
- Salterio: sett. 4
Fonte: LaSacraBibbia.net
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