Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 26 Maggio 2023

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Gesù appare di nuovo. La scena del Vangelo di oggi si pone dopo un episodio di pesca miracolosa. Gli apostoli hanno di nuovo fatto esperienza della sovrabbondanza, fisica e spirituale, della vita con Gesù. Gesù si concentra su Simon Pietro. È interessante l’uso dei nomi: il narratore, Giovanni, si riferisce a Pietro come “Simon Pietro”, con entrambi i suoi nomi; Gesù invece lo chiama “Simone, figlio di Giovanni”, torna alle origini, ripercorre e racchiude tutta la storia del discepolo.

Gesù fa a Pietro tre domande, tre domande sull’amore. Tre domande, come il triplice rinnegamento di Pietro. Lo fa per ricostruire una relazione, non per far sentire in colpa Pietro, che pure penso si senta in colpa. Pietro è il discepolo che più di tutti mi pare abbia grandi slanci e grandi cadute. La sua forza sta ogni volta nel rialzarsi, nel ritrovare il suo senso e il suo centro nella relazione con Gesù, fino a dare a sua volta la vita per il Vangelo.

Gesù lo chiama a un compito alto, a una missione difficilissima, nonostante le sue cadute, o forse proprio per questa sua resilienza. La risposta di Pietro, oggi, dopo l’esperienza del fallimento e del tradimento, non è più fondata sulle sue forze, ma sulla fiducia in Gesù. La chiesa di Pietro, che cade ma ogni volta si rialza e si ricentra nella relazione forte e intima con Gesù, è la chiesa che riconosco mia, di cui voglio, con i miei limiti, le mie cadute e il mio desiderio di “voler bene” a Gesù, fare parte.

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Per riflettere

Mi immergo nella scena, mi immedesimo in Pietro. Sento queste domande di Gesù risuonare forte in me: “Mi ami tu?”. Guardo la piccolezza del mio amore, i miei limiti, ma anche il mio desiderio di stare in relazione con Gesù, col maestro che decide di camminare al mio fianco, che mi cerca nonostante i miei tradimenti.

✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Gv 21,15-19

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi