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Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 25 Marzo 2024

Commento al brano del Vangelo di: Gv 12, 1-11

La Storia della nostra Salvezza inizia dalle lacrime: le lacrime di Pietro, le lacrime del tradimento, e le lacrime di Maria ai piedi della Croce.

Maria è già nella profezia d’amore e la riassume in un gesto generoso di profonda tenerezza: accarezza e profuma non i piedi del corpo, ma i passi dell’anima di Gesù, del viandante, del camminatore, del predicatore, del Salvatore, i piedi della fatica di chi ha attraversato tutti i villaggi della Galilea e che ora è già sulla strada di ritorno al Padre.

Il suo gesto traboccante è profezia della morte inevitabile ma anche anticipazione di una vita che supera la morte stessa e che è, come l’amore, impagabile e intollerante di calcoli.

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Maria è perfettamente contemporanea agli eventi, danza all’unisono, è un’opera profetica che accoglie ed entra con Cristo nell’assurdo della Croce, che rende onore alla sofferenza intravedendo i bagliori dell’alba di risurrezione.

L’amore profumato di Maria, l’amore di una madre che, nella notte del dolore, dello sconforto, del fallimento, nella notte della Croce, si consegna al Figlio consegnatosi a Lei. È l’amore il cuore di questa pagina del Vangelo, per il quale sprechiamo il tempo, il denaro, gli affetti, gli sguardi.

Cristo ha sprecato sino all’ultima goccia la sua vita per noi, un volto sprecato, senza apparenza né bellezza umana per attirare gli sguardi, consegnato alla peggiore delle morti. Il volto più bello del più bello tra i figli dell’uomo, profumo crocifisso di un amore che vince la morte.

Questa bellezza sprecata per amore oggi ci raggiunge, ci cerca, ci ama e ci esorta a gettare e sprecare la nostra vita in Lui in cambio dell’unico vero guadagno: raggiungere la libertà, liberarci del lievito vecchio che gonfia l’uomo di vuota vanità e arroganza e, rinnovati, sperimentare l’amore crocifisso, la compassione incarnata fino a sentire lo stesso dolore mortale di Cristo.

La nostra vita ci è data per essere un’opera di bellezza pari a quella che Dio aveva visto nella creazione, riflesso del suo volto e del suo cuore, e amare non è altro che ungere con quanto si ha di più prezioso, con la propria vita, la vita di Cristo, il suo corpo in ogni corpo, la sua sofferenza in ogni sofferenza.

Per riflettere

Solo chi ha la tenerezza che va al cuore, al problema dell’altro, solo chi ha il coraggio di rompere il vaso che trattiene il profumo potrà sostare questa settimana sotto una croce. A contemplare il Signore della croce. A odorare il profumo, profumo di vita, che viene dal vaso squarciato di quel cuore, il profumo che viene da quell’amore incondizionato. Profumo per noi e profumo per tutta la terra. (Angelo Casati, I giorni della tenerezza)

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

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