HomeVangelo del GiornoArcidiocesi di Pisa - Commento al Vangelo del 23 Febbraio 2024

Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 23 Febbraio 2024

Commento al brano del Vangelo di: Mt 5, 20-26

Per l’uomo la felicità sembra essere a volte quella farisaica: riuscire ad apparire bene. Nell’apparire bene, nell’immagine, emerge quello che all’altro piace o quello che convince l’altro, naturalmente non in senso cristiano.

Ne consegue che non si guarda più alla sostanza delle cose ma alla loro apparenza, che deve essere convincente: devo convincere l’altro a credere che io sono così anche se non lo sono, tutto il resto non conta.

Diventa necessario lodarmi spesso per fare apparire i risultati sperati e soprattutto non quelli raggiunti, per far sì che io metta in risalto ciò che va bene, nascondendo quello che bene non va. È la filosofia e la religione del fariseo. Una religione che ci porta a vivere senza amore e senza passione e che ammazza il nostro cuore.

- Pubblicità -

È il gioco dei potenti, è il gioco del fariseo: sopravvivo con l’apparenza che inganna, ma che mi salva. Non è più Gesù Cristo che ci salva, ma l’apparenza demoniaca che si infila all’interno delle nostre relazioni sociali.

Ma come possiamo fare a non farci schiacciare dalla morsa dell’apparenza, della compiacenza, del dire falsità per rimanere a galla e non cadere sotto la mannaia della censura sociale? Mettendo al centro della nostra esistenza Cristo Signore della storia. Preoccupiamoci di appassionarci alla vita, di amare, di testimoniare la carità come ci insegna Gesù senza perdere mai di vista la volontà del Padre.

Così un po’ alla volta lo Spirito del Cristo potrà liberarci dal nostro demone dell’apparenza. Non saremo più preoccupati di demolire, ma di costruire. Potremo cogliere sempre meglio le apparenze fasulle che a volte segnano la nostra esistenza. Invece di fare la guerra a qualcuno faremo un’azione pacifica e non violenta, ma forte contro il maligno che inquina le nostre relazioni.

La giustizia che il Padre ci invita a vivere in Cristo non è la giustizia del bilancino, ma è la sua volontà. Non è neppure la giustizia della legge italiana usata a nostro piacimento. La giustizia di Dio, che è la sua volontà, è il vivere in pienezza l’amore di Dio.

Non è più sufficiente non uccidere, ma è necessario imparare a non adirarsi col fratello. Sappiamo che ne uccide più la lingua che la spada, per questo è importante imparare a non dire neppure “stupido”, cioè “testa vuota, senza cervello”, al proprio fratello. Il perdono nei rapporti fraterni è il cuore della volontà del Padre: siamo chiamati ad essere misericordiosi come è misericordioso il Padre che è nei cieli. Non valgono le preghiere se non c’è questa verità di rapporto col fratello e quindi con Dio. Affiniamo il nostro palato, impariamo a cogliere la volontà del Padre, la sua giustizia nel nostro quotidiano e domandiamo la grazia di riconoscere quello che non riusciamo a vivere della giustizia del Padre e di camminare con pazienza, costanza e fiducia verso il regno dei cieli.

Per riflettere

Signore, tu che sei fonte di vita e di gioia per i peccatori che si pentono, rendi ciascuno di noi capace di riconciliazione.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

Articoli Correlati