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Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 22 Novembre 2023

Commento al brano del Vangelo di: Lc 19,11-28

Domenica scorsa abbiamo meditato il testo di Mt 25, 14–30, da cui è possibile ricavare analogie importanti meditando il brano di oggi. Un uomo prima e un futuro re ora partono ed avvertono che torneranno. Il Maestro nella sua parabola, rivolgendosi soprattutto ai suoi discepoli, ricorda che dopo la sua morte e resurrezione salirà al Padre. Ma tornerà. Non sappiamo quando: l’invito è di evitare il comportamento delle vergini stolte.

Se ne va e poi tornerà. A chi spetterà portare la Parola all’umanità intera? Come dovrà agire la comunità che si sta formando in attesa della Parusia? La speranza di un ritorno immediato portava con sé anche il desiderio di rivedere il Risorto e che lui stesso conducesse i meritevoli nel Regno.

Nella parabola di oggi e nel testo di domenica scorsa scopriamo con gioia come il Padre misericordioso non impone la salvezza a nessuno, né emana la condanna per altri. È un Dio che cerca una relazione con la sua creatura, vuole essere vicino ma non opprimente, ci ama senza irrompere nella vita. Ci chiede, in misure diverse, di collaborare alla salvezza di tutti, di non isolarci nelle nostre convinzioni (solo umane) e di porsi al servizio degli altri.

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Non lo farà chi ha ricevuto solo un talento e nemmeno il servo della pericope di oggi. Rappresentano chi ha una visione distorta di Dio e della prassi che viene richiesta. L’Emmanuele ha insegnato nella sua vita terrena come agire secondo il desiderio del Padre. Che è amare sempre l’uomo nonostante la sua fragilità. Non deve trarre in inganno la conclusione: domenica prossima ci verrà riproposta servendosi di altre immagini.

Il Nazareno è modello e Maestro: ha sempre amato. Amare è anche rimproverare e mettere in evidenza ciò che impedisce la sequela del Risorto. Pietro stesso ne sa qualcosa: prima tradisce e poi è chiamato a guidare la Chiesa. L’uso corretto dei talenti come i servi del testo di oggi sono nella parabola le indicazioni per vivere secondo la volontà divina. Ci viene richiesto di essere sale e lievito nel mondo. Con gioia!

Per riflettere

Non esiste una stagione che permetta di vivere con facilità la Parola del Signore. Anche oggi, pur lontani da guerre, fame e altro, spesso tendiamo a chiuderci nelle nostre comunità e fare Chiesa per conto nostro. Dobbiamo usare i talenti e monete ricevute per farle fruttare servendo gli altri. Non con timore ma con gioia.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

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