Benvenuto, Dio
I pastori sono storditi dal freddo e confusi dal sonno, spaventati e increduli davanti a tanta luce.
La loro vita si consuma nella sopravvivenza e nella rabbia contro un destino cinico e baro che li ha spinti oltre i margini della società, ad esercitare un lavoro malvisto e malpagato, malsano e disprezzato.
Pastori, cioè nulla.
Pastori, cioè dimenticati da tutti.
Erranti con i loro greggi nelle avare colline di Giudea, a due passi dal deserto che di giorno li soffoca con il caldo e di notte li opprime con il gelo.
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Obbligati a dormire all’addiaccio, scoraggiati nel farsi una famiglia, impossibilitati a rispettare le minuzie della Legge o a frequentare una comunità.
Pastori, cioè dimenticati.
E se anche un qualche Messia dovesse mai salvare Israele dall’oppressione straniera, certamente non verrebbe a cercarli, perduti come sono.
Non attendono salvezza, sono rassegnati alla vita, all’oggi, all’ineluttabile.
E invece.
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Per voi
Per voi è nato un Salvatore.
Non per gli altri. Per voi.
Non per l’Imperatore che dalla lontana Roma impone ai sudditi un censimento come chi conta un gregge.
Non per lo spietato e astuto Erode, che usa la religione come arma di propaganda e vede Dio come un concorrente.
Non per i sacerdoti impegnati a celebrare la potenza del Dio di Israele e a vantarsi del ricostruito tempio, che conoscono il luogo della venuta del Messia ma non escono a vedere.
Non per la brava gente di Gerusalemme turbata dalla visita dei magoi che vagheggiano di re e di stelle.
E nemmeno per il rabbino di Betlemme che prima di addormentarsi, quella notte, ha invocato con forza la venuta del Messia. Che nasceva a duecento metri da casa sua.
Per voi è nato un Salvatore.
Proprio perché non ve lo aspettavate.
Proprio perché conoscete bene la perdizione, avete bisogno di salvezza.
Proprio perché il desiderio di bene e di Dio, nel vostro cuore, è un abisso che non osate più nemmeno guardare, per timore di scoppiare in lacrime.
Proprio perché la durezza della vita ha reso il vostro cuore pietra. E fango. E sterco.
Per voi è nato un Salvatore.
Perché Dio cerca le pecore perdute. E i pastori perduti.
Per noi
Per noi è nato un Salvatore.
Se ancora abbiamo l’onestà di riconoscerci persi in un mondo che non riconosciamo più, che non ci appartiene. Se ancora il desiderio di pienezza e di infinito mozza il fiato, inumidisce gli occhi, scuote l’anima nel profondo. Se ancora la speranza di un senso a tutto ci abita.
Per noi perché mendicanti, cercatori, lebbrosi.
Perché Dio viene per gli ultimi, per i perdenti, corre nei deserti a scovarli, invia truppe angeliche a illuminarli e riempirli di gioia.
Questo accade, in questa notte santa. In questa nuova Creazione. In questo nuovo oggi.
Facendosi spazio fra i nostri inutili natali, fra le nostre usurate abitudini, fra emozioni imposte dai pubblicitari e dal marketing.
In questo ridondare di zucchero e melassa, di atmosfera magica che esaspera il dolore dei tanti che, in questi giorni, indossano la maschera della felicità d’ordinanza sperando che passino le feste.
Ecco, qui, esattamente, qui, proprio oggi, proprio a me, Dio dice:
per te, Paolo, è nato il Salvatore.
Sì, Signore, salvami.
Salvami dalla tenebra che mi impedisce di vedere. Salvami dal non senso che attanaglia e incombe sulla mia vita. Salvami dal vittimismo e dallo scoraggiamento, dall’arroganza e dal narcisismo. Salvami, o Salvatore.
Fammi tuo.
Un segno
Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia.
Dio nasce ancora in me e mi invita a riconoscerlo nei segni.
Segni semplici: i pastori sanno bene cos’è una mangiatoia. Dio non si nasconde, non fa il difficile, non si fa desiderare, né la sua conoscenza è riservata ai pochi.
Segni vitali: un neonato in braccio a sua madre, le persone che incontriamo per strada, un raggio di luce che buca le nubi, un canto natalizio, una candela accesa, la telefonata che faccio o che ricevo.
La vita è una caccia al tesoro, dirà quel neonato diventato grande.
E ho ancora voglia di cercarlo.
Perché quel bambino mi dice che Dio non si è ancora stancato dell’umanità. Di me.
Tenero.
Eccolo qui Dio.
Sonnecchia, stropiccia gli occhi, i pugni chiusi, la bocca a cercare il seno acerbo della madre.
Eccolo qui il Creatore di Tutto.
Eccolo qui il Dominatore dell’Universo.
Benvenuto, Dio.
***
Io ci sono e sono con voi. Ogni giorno alle 20 (Alle 21 la domenica) sui miei canali Facebook e Youtube non mancate la piccola lectio #FTC per far crescere la fede e la speranza.
