p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 5 Ottobre 2025

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โ€œFino a quando, Signore, implorerรฒ aiuto e non ascolti, a te alzerรฒ il grido: ยซViolenza!ยป e non salvi? Perchรฉ mi fai vedere lโ€™iniquitร  e resti spettatore dellโ€™oppressione?โ€

Il grido del profeta Abacuc sgorga da unโ€™esperienza di violenza e di ingiustizia. Eโ€™ il grido di un tempo lontano ma echeggia da tutti i luoghi dove la guerra e la violenza sono oggi in atto generando immani sofferenze soprattutto nei piรน deboli. Eโ€™ anche il grido di tutti coloro che non si rassegnano a chiudere gli occhi di fronte alle situazioni di ingiustizia. Tra le preghiere che mons.

Sabbah giร  patriarca di Gerusalemme invia quasi quotidianamente dalla Palestina mentre prosegue senza tregua il genocidio del popolo palestinese leggiamo: โ€œSenza piรน parole, Signore, ti supplichiamo, ti preghiamo: ascoltaci!ย Non lasciarci soli, abbandonati alla crudeltร  degli uomini che si stanno mostrando in tutta la loro disumanitร , senza piรน veli, agli occhi del mondo. A Gaza, Signore, noi soffriamo, abbiamo fame e sete. Noi siamo malati di tutto. Hanno demolito tutte le nostre case e da tempo la nostra vita รจ in strada.ย  Signore, tu sei il nostro unico rifugio! Sappiamo solo che questa guerra, con tutta la quantitร  di morte e sangue, qui a Gaza, ma anche in Cisgiordania, รจ durata troppo. Basta Signore Signore, ma non tโ€™importa tutto questo dolore? Ci stanno uccidendo tutti. Signore, non tโ€™importa che moriamo?Abbi pietร  di noi!โ€ (preghiera del 25 maggio daย www.bocchescucite) E nella preghiera del 29 agosto us scrive: โ€œEโ€™ un ordine: le chiese e le due intere comunitร  cristiane della Striscia, quella ortodossa e quella cattolica, devono lasciare tutto, abbandonare per sempre tutte le loro

proprietร , la loro storia e le loro vite comunitarie. Ma i coraggiosi cristiani di Gaza hanno deciso: โ€œNoi rimaniamo!โ€. Eโ€™ un ordine che comanda di rinunciare a tutto, prima di bombardare e radere al suolo il quartiere. Signore abbi pietร . Tutto il quartiere ha deciso di restare: moriranno tutti. Da tanto tempo ti abbiamo supplicato, Signore, ma tu non hai risposto. Permetti tu forse a quelli che uccidono di dire: โ€œDovโ€™รจ il vostro Dio?โ€ Eโ€™ questa la nostra fede, Signore? Eโ€™ questa la tua misericordia, Signore? Supplicarti e lasciare che gli oppressori ci uccidano? Signore, pietร โ€.

La voce dei profeti รจ voce sempre legata al presente, e risuona e riverbera  in diversi tempi. Eโ€™ parola di denuncia di una situazione che contraddice la promessa di Dio, รจ anche grido a Dio stesso e provocazione: โ€˜Fino a quando Signoreโ€ฆ?โ€™ Ci sarร  un termine a tutto questo?โ€ฆ

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Abacuc pone la questione dello scandalo del male e dellโ€™ingiustizia, non offre facili risposte e si scontra con il silenzio di Dio. Il profeta si fa testimone di una fessura di luce in un panorama desolato: โ€œil giusto vivrร  per la sua fedeโ€. Laddove vi รจ solo desolazione e violenza si apre possibilitร  di vivere nella sua radicalitร  lโ€™esperienza del credere. Affidarsi รจ rimanere davanti al silenzio di Dio senza alcuna pretesa e mantenendo sospeso il grido davanti a Lui il cui mistero รจ presenza di amore.

Eโ€™ il porsi di chi non ha soluzioni, di chi non si illude di vie facili o illusorie che tutto possa miracolosamente cambiare. Questo stare facendosi carico del grido di sofferenza di oppressi e maltrattati si fa abbandono e impegno: il giusto vivrร  per la sua fede perchรฉ in modo paradossale, attesta con il suo stare una presenza e una promessa che non viene meno. Nel silenzio di Dio sta davanti al Dio dellโ€™alleanza e della misericordia. Lo scatenarsi della disumanitร , della violenza e dellโ€™ingiustizia non avrร  futuro, ha una scadenza, un termine: non รจ questo il progetto di Dio sulla storia.

In questo โ€˜stare alla presenza di Dioโ€™ il giusto โ€“ cioรจ colui che rimane fedele nonostante tutto โ€“ รจ rinviato ad una fiducia nella prova, a rimanere continuando a portare avanti nella sua vita i segni del Dio fedele. Da qui sgorga un impegno fattivo per cui il credere si fa solidale con chi soffre: operare giustizia lร  dove giustizia non cโ€™รจ, seminare germi di pace nel deserto, offrire cura tra le vittime di armi sofisticate e potenti, portare speranza โ€˜come se vedesse lโ€™invisibileโ€™. Fede e speranza sono sguardo capace di accogliere la luce tra le lacrime del dolore.

La pagina di Luca ci invita a far nostra la preghiera degli apostoli a Gesรน โ€˜accresci in noi la fedeโ€™. Gesรน inviata a rimanere al proprio posto con fedeltร , come persone che svolgono il loro compito senza guardare ad interessi, a riconoscimenti o a risultati. Nella parabola si parla di servi inutili. Non รจ traduzione corretta perchรฉ nessuno รจ โ€˜inutileโ€™ per il Signore. Piuttosto qui si indica che la condizione dei discepoli รจ quella di โ€˜semplici serviโ€™. Eโ€™ lโ€™attitudine di chi non ha altri fini ma si pone a disposizione con generositร  non cercando qualcosa per sรฉ ma perchรฉ ha scoperto la gratuitร  dellโ€™amore quale segreto della vita. Vivere nella fede e nella speranza si concretizza nel vivere lรฌ dove siamo โ€˜quanto dovevamo fareโ€™, ossia la testimonianza โ€“ discreta, mite โ€“ di uno stile di agire, di un โ€˜fareโ€™ che coinvolge la vita ispirato al vangelo e a nullโ€™altro.

Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.

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p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso lโ€™Istituto Superiore di Scienze Religiose โ€˜santa Caterina da Sienaโ€™ a Firenze. Direttore del Centro Espaces โ€˜Giorgio La Piraโ€™ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira โ€“ Firenze.

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