Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 13 Maggio 2025

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Vangelo di Giovanni – Gv 10,22-30

Io e il Padre siamo una cosa sola.

Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesรน camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: ยซFino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamenteยป.
Gesรน rispose loro: ยซVe l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perchรฉ non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperร  dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, รจ piรน grande di tutti e nessuno puรฒ strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa solaยป.

Parola del Signore.

Gesรน passeggia nel tempio, sotto il portico di Salomone. Alcuni giudei lo invitano ad esprimersi chiaramente, a dire se egli รจ il Cristo oppure no. E Gesรน, ancora una volta, non risponde.

Il suo รจ un messianismo troppo lontano dal loro modo di vedere, un messianismo di basso profilo, non quello guerresco e vittorioso che la folla si attendeva. No, non parla chiaramente anche se chiaramente conduce verso la risposta alla domanda che gli viene rivolta.

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Anche noi, come i giudei, vorremmo risposte chiare, manifestazioni evidenti della potenza di Dio, segni inequivocabili. Crediamo, sรฌ, ma come sarebbe piรน semplice credere davanti ad una evidenza!

Ma credere richiede fiducia, fidarsi. Non si crede a qualcosa di evidente, si crede in qualcosa proprio perchรฉ non รจ evidente. Noi fissiamo lo sguardo sulle cose invisibili (2Cor 4,18), quelle eterne, quelle che rimangono per sempre.

Abbiamo tutti gli strumenti per credere, per fidarci, per riconoscere in Gesรน il rivelatore del Padre, il vero volto di Dio. Testimoni che, da sempre, da bocca a orecchio, professano la loro fede in Gesรน.

Egli รจ un pastore che conduce al Padre, che dona la vita dellโ€™Eterno, che conosce e ama le proprie pecore. Per scoprire che egli รจ il Cristo occorre osare, diventare discepoli, schierarsi, seguirlo come fanno le pecore.

Insieme a lui scopriamo un Dio di tenerezza e compassione, che ci conosce e ci protegge, che non ci lascia fuggire dalla sua mano, che ci chiede di collaborare alla salvezza del mondo, vivendo da salvati.

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Cosรฌ anche per noi oggi: non aspettiamoci un segno evidente della presenza di Dio, unโ€™affermazione inequivocabile della profonda identitร  di Cristo.

Nessuno mai proverร  lโ€™esistenza di Dio. Nรฉ la sua assenza. O dimostrerร  la vera identitร  di Gesรน: รจ un percorso di fede che mette in discussione la nostra libertร , che ci coinvolge fin nelle nostre piรน intime e profonde convinzioni.

Seguiamo il pastore che ci conduce: in lui riconosceremo il Cristo di Dio.

+++Commento di Paolo Curtaz tratto, per gentile concessione, dal libretto Amen, la Parola che salva.+++

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