Ci dev’essere un altro errore, ancora più grave. Passi per santo Stefano primo martire subito dopo il Natale, ma che c’entra il Vangelo della resurrezione? Mica siamo a Pasqua!
Nessuno sbaglio, festeggiando il grandissimo san Giovanni evangelista ci ricordiamo che quel bambino che riconosciamo volto di Dio è già il glorioso, il risorto. Rileggiamo e festeggiamo la sua nascita a partire dall’epilogo della sua vicenda terrena: adoriamo il bambino perché ora sappiamo chi è veramente.
E tutta la vicenda di Gesù va riletta alla luce di quel sepolcro lasciato vuoto, perché Gesù non è soltanto un grande uomo, un profeta, un guru eccezionale morto tragicamente, ma è il rivelatore del Padre perché unigenito Figlio di Dio. Perciò oggi celebriamo Giovanni, l’apostolo, colui che è volato in alto, colui che ha penetrato il mistero più degli altri.
Ieri abbiamo riflettuto sul significato del mistero della croce, rappresentato dalla morte di Stefano, oggi fissiamo lo sguardo sulla Pasqua nel vangelo in cui Giovanni vede e crede. Se celebriamo quel bambino, se in lui riconosciamo il figlio di Dio è perché lo abbiamo ascoltato, lo abbiamo visto appeso e lo riconosciamo risorto.
Celebriamo Natale perché crediamo nella resurrezione! È pieno di resurrezione il Natale, pieno di speranza, pieno di sguardo che scruta l’altrove.
Giovanni apostolo ci invita a vedere quel bambino e a riconoscere nei suoi occhi le profondità del mistero, la presenza stessa di Dio, Giovanni è l’apostolo che più di ogni altro è riuscito a leggere la realtà con uno sguardo di fede.
Davanti ad una tomba vuota l’apostolo crede, davanti ad un neonato piangente riconosciamo il grande progetto di Dio sull’umanità. Dio decide di venire in mezzo a noi, di farsi uomo, di raccontarsi.
Per accoglierlo, per riconoscerlo, necessitiamo di uno sguardo profondo, della capacità di guardare con il cuore, come fa Giovanni. L’essenziale è invisibile agli occhi…
FONTE: Amen – La Parola che salva – Il blog di Paolo
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