ยซTu sei nostro Padre, Signore; da sempre ti chiami nostro redentore. Perchรฉ ci lasci vagare lontano dalle tue vie? (โฆ) Se tu squarciassi i cieli e scendessi!ยป.
Punti esclamativi e punti interrogativi si susseguono nella prima lettura che la liturgia, in questa prima domenica di Avvento, ci offre. Isaia โ profeta che accompagnerร i giorni dellโAvvento โ incalza e non sembra rivolgere a noi le parole di Dio, quando piuttosto a Dio le nostre. Le nostre parole. I nostri dubbi. Le nostre invocazioni. Perchรฉ sรฌ, molto di quello che Isaia dice a Dio รจ anche ciรฒ che continua ad attraversare la nostra mente: pensieri, idee, domande, illusioni che spesso riempiono la nostra preghiera e la nostra fedeโฆ e che in alcuni casi perรฒ rischiano anche di svuotarle e svuotarci.
Da Isaia a noi: le sue parole sembrano anche le nostre, come se nulla รจ cambiato. Come se le nostre domande non hanno mai avuto una risposta, come se non cโรจ mai stato un Gesรน di Nazaret, come se Dio ha ancora bisogno di essere implorato, placatoโฆ
Noi, non possiamo piรน dire: ยซorecchio non ha sentito e occhio non ha vistoยป, perchรฉ quel โtantoโ fatto da Dio e riconosciuto da Isaia รจ diventato pulviscolo se confrontato con quanto รจ accaduto con lโincarnazione.
Noi non dovremmo piรน poter dire: ยซse tu squarciassi i cieli e scendessiโฆยป, perchรฉ noi abbiamo visto, abbiamo udito, abbiamo toccato il Dio tra noi, lโEmmanuele che proprio Isaia annuncerร . Dio รจ giร sceso, ha giร unito cielo e terra, e non ha voluto stupirci con nullโaltro se non con la disarmata umanitร di un bambino.
Eppure quante volte sulle nostre labbra, o anche semplicemente nei nostri pensieri, compare quel: ยซSe tu, Signore, fossi quiยป, ยซSe tu fossi tra noiโฆยป: immagineremmo comportamenti, atteggiamenti diversi e certamente un mondo migliore. E quel ยซseโฆยป in fondo non fa altro che tradire la convinzione di unโassenza, di una distanza abissale, di mondi (noi e Dio) che purtroppo continuano a non incontrarsi.
Eppure, il Natale a cui ci stiamo preparando ci dice che quel se non ha piรน un senso, che Dio si รจ giร fatto prossimo alla nostra umanitร : lui รจ tra noi, lui vive in noi, lui ci attraversa ed รจ presente e contemporaneo alla nostra storia e alla storia del mondo.
Che cosa fare allora? Come smetterla di sprecare tempo prezioso con pensieri che non permettono di incontrare Dio?
ยซFate attenzioneยป, dice Gesรน, ยซvegliateยป. E lโatteggiamento non sembra legato a un singolo momento. Sembra piรน una condizione, uno stile di vita. Vegliare, vivere in costante attesa; vigilare, essere desti rispetto alle cose, agli eventi, desti anche nella stessa coscienza, tante volte troppo labile, piรน propensa a lasciarsi offuscare, inibire.
Vegliamo senza sosta: vigiliamo su noi stessi e sulle nostre scelte. A ciascuno di noi รจ stato dato un compito, alla nostra vita รจ legato un pezzo di terra, ma anche di cielo: non addormentiamoci, non lasciamoci convincere dal facile, dal piรน comodo, dal piรน immediato. La storia รจ una pagina da scrivere, e ognuno di noi ha una preziosa penna in mano: possiamo piรน di quanto immaginiamo. Vegliamo senza sosta sui nostri pensieri. E ogni volta che pensiamo a un Dio fuori da questa storia, un Dio lontano dal nostro dolore, un Dio che ama essere convinto, invocato, imbonito a forza di doni, suppliche e promesseโฆ ricordiamo a noi stessi che lui รจ giร presente, giร qui, giร vicino. Abbiamo solo bisogno di occhi e cuore che riescano a vederlo.
Buon inizio dellโanno liturgico!
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Per gentile concessione di Sr. Mariangela, dal suo sito cantalavita.com
