d. Giacomo Falco Brini – Commento al Vangelo di domenica 25 Settembre 2022

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Un giorno il povero morรฌ e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morรฌ anche il ricco e fu sepoltoย (Lc 16,22). Questo versetto mi ha evocato la potente ironia di Totรฒ nella sua celebre โ€œAโ€™ livellaโ€.ย In questa poesia il grande comico napoletano, in modo diverso da quanto ci vuole rivelare la parabola del vangelo, immagina di assistere a un surreale dialogo tra due uomini post-mortem in un cimitero: un marchese e un netturbino sepolti uno vicino allโ€™altro. Allโ€™inveire dellโ€™uomo di nobili origini per essersi ritrovato ubicato presso lโ€™umile vicino, il netturbino replica cercando di placare il nobile, invitandolo sostanzialmente a essere ragionevole.

Non riuscendo nel suo intento, ricorre a parole che suonano come un ultimo, forte appello. (Traduco dal dialetto):ย โ€œma chi ti credi di essere? Un dio? Non hai ancora capito che qui dentro siamo uguali? Morto sei tu e morto sono anche io. Qui ognuno รจ tale e quale a come รจ natoโ€ฆTi vuoi mettere in testa che sei solo malato di fantasia? Sai cosโ€™รจ la morte? รˆ una livella: un re, un magistrato, un grande uomo, varcando questo cancello si sono resi conto che hanno perso tutto, la loro vita e la loro reputazione. Come mai tu non te ne sei ancora reso conto? Perciรฒ dammi retta, non essere restio, lascia che ti resti vicino, che tโ€™importa? Certe pagliacciate le fanno solo i vivi, noi invece siamo seri, apparteniamo alla morte!โ€

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Il vangelo perรฒ, a differenza di Totรฒ, si spinge oltre. Gesรน ci rivela che la morte non รจ semplicemente una livella. La sua serietร  sta nel fatto che in essa รจ nascosta una giustizia. E se anche nella parabola si evidenzia in qualche modo una sorta di dialogo post-mortem, non รจ certo per rimarcare solo una comune condizione mortale che cancella la grande differenza che cโ€™era in vita. Infatti, il riccoย stando negli inferi tra i tormentiย (Lc 16,23) vede il povero Lazzaro insieme ad Abramo, lโ€™amico di Dio per eccellenza. Dunque dovrebbe aver capito, ma solo dopo la morte, che il povero che gli stava alla porta era un amico di Dio. Ma riconoscerlo ora non gli serve a niente:ย figlio, ricordati che nella vita tu hai ricevuto i tuoi beni e Lazzaro i suoi mali โ€“ย gli dice Abramo esortato da quellโ€™uomo โ€“ย ma ora in questo modo lui รจ consolato, tu invece sei in mezzo ai tormentiย (Lc 16,25).

Inoltre, la richiesta del ricco รจ comunque quella di farsi servire da Lazzaro (Lc16,24). Ironia ancora piรน potente del vangelo: quellโ€™uomo non riesce a smettere di pensare solo a sรฉ stesso. E qui cโ€™รจ tutto il salutare ammonimento. Per la Bibbia una persona fallita รจ una persona che non ha imparato ad amare. Una vita fallita รจ una vita rinchiusa nel proprio egoismo che non ha avuto compassione delle sofferenze degli altri e non si รจ curato dei poveri.

Il ricco della parabola non rimane fuori dal paradiso perchรฉ fosse un dissoluto, uno speculatore o un beone. Certamente la vita agiata che condusse contribuรฌ a fargli perdere la sensibilitร , ma dalle parole di Abramo non sembra siano stati i fattori principali. I tormenti in cui costui si ritrova sono precisamente il prodotto del suo vivere attento solo a sรฉ, cioรจ preoccupato solo di star bene, fino a nemmeno percepire la presenza di Lazzaro affamato eย coperto di piaghe alla sua portaย (Lc 16,20). Il benessere, la ricchezza, non รจ condannata per sรฉ stessa dal vangelo.

รˆ il non averla usata per soccorrere le sofferenze di Lazzaro, รจ la mancata condivisione di essa che viene giudicata dal vangelo. Il ricco si sarebbe potuto fare amico il povero Lazzaro, ma non lโ€™ha fatto. รˆ questo che lo porta negli inferi, infelice e fuori dal Paradiso: non รจ punizione divina, รจ conseguenza insita nella sua inazione egoistica. Notate come Abramo si rivolge a lui nellโ€™oltretomba: lo chiama โ€œfiglioโ€.ย Dio e i suoi amici conoscono e vivono solo una realtร : amare. Non sanno fare altro.

Lโ€™ammonimento รจ salutare perchรฉ Abramo precisa cheย tra noi e voi รจ stato fissato un grande abissoย (Lc 16,26a). Cโ€™รจ un abisso che dopo questa vita fa collocare ciascuno in eterno laddove ha abitato con il suo cuore. Se uno ha abitato volutamente nellโ€™egoismo, principio di morte, si troverร  infelice tra i tormenti che da sรฉ stesso si รจ procurato. E il tormento รจ esattamente questo: vedere di essersi fatto scappare le innumerevoli occasioni per amare, lโ€™unica realtร  che puรฒ rendere felice lโ€™uomo fatto ad immagine e somiglianza di Dio. Dallโ€™altra parte, chi avrร  cercato di percorrere la via dellโ€™amore giungerร  in qualche modo nel regno dellโ€™amore, dove abita Dio.

Il problema che Gesรน suscita con la parabola, potrebbe riassumersi cosรฌ: qual รจ la questione veramente seria per lโ€™uomo, per non ritrovarsi alla fine della vita terrena indifferente alle sofferenze dei poveri? La seconda parte della parabola indica la risposta. Dagli inferi il ricco supplica Abramo di mandare Lazzaro ad avvertire i suoi familiari, come se ancora non avesse accettato che il grande abisso non permette tale movimento (Lc 16,26b). E Abramo ricorda al ricco (e a noi) che abbiamo le Scritture e la testimonianza di uno che รจ risorto dai morti per aver battuto la via dellโ€™amore. Lโ€™ascolto e la meditazione delle Scritture sono piรน che sufficienti per non rimanere insensibili ai milioni di Lazzaro che ci sono nel mondo e che hanno il potere di aprirci le porte del Paradiso (Lc 16,29-31).


AUTORE: d. Giacomo Falco Brini
FONTE: PREDICATELO SUI TETTI