Saldi e irremovibili
Non ho nessun maestro, non scherziamo.
Sono libero, decido io, ragiono e poi scelgo.ย
E poi sono fatto cosรฌ.ย
E cโรจ un sacco di gente peggio di me, quindi, insomma, anche se non sono un santo non sono poi cosรฌ tanto male. Pensa ai delinquenti, ad esempio. O agli stupratori. O ai politici ladri. E i banchieri?ย
Giusto, per caritร .
Ci mancherebbe altro. Mettersi in discussione non va molto di moda, di questi tempi.
Eppure Gesรน insiste, dopo averci regalato qualche provocazione di troppo tipo le beatitudini e la radicalitร pacifica del suo messaggio (รจ la prima volta che aspetto con ansia la Quaresima come se fosse la ricreazioneโฆ), oggi ci provoca ulteriormente.
Insiste: tutti seguiamo delle guide, piรน o meno consciamente.
Le regole che abbiamo interiorizzato da bambini, le buone abitudini, il senso comune.
Ma, sempre di piรน, seguiamo lโopinione dei social, la pancia, il politico di turno, il guru, il cantante.
Una pletora di maestri e di guide. Anche se non lo ammettiamo.
Ci sta, dice il Signore, lโimportante รจ scegliere la guida giusta. Quella che non ti porta diritta dentro una buca.
Non seguitemi
Non seguitemi: mi sono perso anchโio, recitava un simpatico adesivo che qualche buontempone piazzava sul paraurti posteriore della propria auto, prima della benedetta invenzione dei navigatori.
A volte faccio cosรฌ: mi fido di qualcuno di simpatico, di realizzato, di assertivo.ย
Perchรฉ, siamo onesti, la vita รจ un poโ una fregatura visto che nasciamo e non ci danno le istruzioni per lโuso.
E Gesรน si propone come Maestro. Come unico Maestro.
Lโunico che sa dove condurci; nella pienezza di noi stessi alla luce di Dio. In un percorso faticoso, certo, ma che ci porta verso la vittoria su tutto ciรฒ che ci conduce alla morte, come annota magnificamente san Paolo.
E sรฌ, io mi fido. Provo a seguirlo.
Il problema, perรฒ, non รจ lui. Siamo noi.
Quando pensiamo di diventare maestri degli altri. Quando ci sentiamo migliori, o almeno non peggiori. Quanto, novelli giustizieri, vediamo sempre il male dietro le parole e le azioni degli altri. E tutto sprofonda in un fetido sparlare, giudicare, criticare. Anche fra credenti, anche fra discepoli.
Ahia.
Pagliuzze e travi
No, amici, Gesรน non sta parlando solo dei farisei che si sentivano i primi della classe. E nemmeno degli scribi, quelli che, avendo studiato, un poโ maestrini si sentivano. E nemmeno dei sadducei, conservatori e tradizionalisti che non amavano certo le novitร . E nemmeno dei focosi esseni.
Luca riprende questa parola del Maestro per scuotere la sua comunitร .
Perchรฉ accade, inutile nasconderci dietro un dito.
Appena abbiamo fatto un tratto di strada, o abbiamo messo un carisma a disposizione degli altri, o veniamo investiti di un ministero, ecco che, magicamente, diventiamo tutti maestri.
Ci sta, nella comunitร funziona che alcuni ricevono doni per lโutilitร comune, li chiamiamo ministeri..
Il problema รจ quando diventiamo giudici degli altri, scordandoci i travi che ci impediscono di vedere chiaramente.
Il problema รจ quando ci sostituiamo al Maestro. E confondiamo le nostre idee con le sue Parole.
E pensiamo di possedere la Veritร .
Gesรน non ha detto io posseggo la veritร , ma io sono la veritร .
Il nostro รจ il tempo della accuse acide rivolte a tutti, di moralisti rabbiosi che appena uno fa notare qualcosa replicano ma allora tu? Di complotti mondiali.
Ci sta, abbiamo cancellato la morale, non resta che il moralismo.
Ma questa รจ una logica mondana: non puรฒ contaminare la Chiesa. Non deve.
E quello che abbiamo visto (e vediamo) in questo tempi difficili e che tanto ci scandalizza non รจ forse la logica del mondo, della contrapposizione, della partigianeria che ha infettato la comunitร in tutta la sua ampiezza?
Ma allora?
Dobbiamo rassegnarci a tacere, allora?
Per non correre il rischio di giudicare male, dobbiamo evitare di giudicare, permettendo alla tenebra di intorbidire ogni cosa?
No, certo. Gesรน stesso ci offre un criterio: giudichiamo noi e gli altri dai frutti che lโalbero della nostra vita produce, assumendo lo stesso sguardo benevolo (non bonaccione o buonista) di Dio.
Se il nostro cuore รจ buono, e Dio cosรฌ lo ha creato, possiamo trarre da esso parole che costruiscono, azioni che incoraggiano, gesti che donano speranza.ย
Come causticamente annota Ben Sirach nella prima lettura, la parola rivela i pensieri del cuore.
E se i nostri pensieri sono cupi, giudicanti, aspri, negativi, le nostre parole li rivelano.
Si fa fatica, tanta, si. Pecore in un mondo di lupi.ย
Ma la nostra fatica non รจ vana, scrive Paolo, restiamo saldi e irremovibili nella scelta di amare sempre e ovunque.
Animo, allora.
Preferisco una Parola come quella di oggi, che mi infastidisce e mi scuote, a chi accarezza sempre nel verso del pelo. Anche perchรฉ a pronunciarla non รจ uno qualunque.
ร il Maestro di cui mi fido.
E dal suo cuore sovrabbonda ogni grazia e ogni tenerezza.
Anche se a volte destabilizza.
Bene.
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