Lโuomo malato, invisibile agli occhi di tutti finchรฉ non รจ strappato allโinvisibilitร dallo sguardo attento di Gesรน: questa lโunica prioritร per Gesรน. Tutti lo stanno โosservandoโ (cf. v. 1), sono attenti a ogni sua mossa e sembrano non accorgersi di questโuomo al quale sono invece diretti lo sguardo e ogni gesto di Gesรน. Gesรน รจ lโorante del salmo che prega: โEssi mi osservano e mi scrutanoโ (Sal 22,19), controllato e indagato per coglierlo in errore. Perchรฉ โessi โฆ i fariseiโ (cf. v. 1) non si fidano di questโuomo che sta capovolgendo tutti gli schemi su cui si fonda la loro societร , la loro stessa vita: gli ultimi che divengono primi (cf. Lc 13,30), lโesaltato che sarร umiliato (cf. Lc 14,11). Essi osservano ed emettono un giudizio, in cuor loro hanno giร espresso il verdetto su Gesรน.
Lo sguardo dei farisei รจ indagatore, dubbioso, fucina di giudizi e condanne inappellabili, emessi rimanendo allโinterno della zona protetta del rispetto della legge, del rigore formale, di una moralitร dallโorizzonte asfittico. Gli osservatori di Gesรน sono piรน interessati al โsabatoโ che allโuomo. La legge donata da Dio che dovrebbe essere via di libertร , al servizio dellโessere umano, diviene vuota. La sua pura e rigorosa osservanza ne annulla il senso piรน profondo e rende il gruppo dei farisei un gruppo chiuso: o dentro o fuori il ristretto confine determinato dalla norma che assicura purezza, salvezza. Sono ingabbiati nella legge rispetto al โcompiere il beneโ, resi incapaci di discernimento.
Gesรน non perde invece di vista la sua prioritร e ci rivela ancora una volta la possibilitร di uno sguardo diverso da quello di chi semplicemente lo โstava osservandoโ (cf. v. 1), uno sguardo ampio e attento, che sa discernere ciรฒ che viene prima: al di sopra di tutto vi รจ lโuomo, qualsiasi essere umano, e in modo particolare il bisognoso, il malato, il povero, โlโinvisibileโ. Non sappiamo nulla di questo malato ma รจ certo che la sua malattia lo esclude dalla vita sociale. Egli non chiede nulla, semplicemente รจ โdavanti a luiโ (v. 2), davanti a colui che โnonย รจย venutoย a chiamare i giusti, ma i peccatoriโ (cf. Lc 5,32). E Gesรน รจ a lui che rivolge il suo sguardo amante, accudente, uno sguardo che vede.
Per Gesรน non puรฒ esservi un banchetto chiuso, che esclude. Il banchetto e la tavola per lui sono spazio di incontro, di relazione, per questo prima di sedersi alla tavola della convivialitร e della comunione egli opera affinchรฉ tutti siano guariti, salvati, per potervi partecipare. Perchรฉ per Gesรน ogni banchetto รจ figura di quel banchetto eterno cui tutti sono invitati: โPreparerร il Signore dellโuniverso per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinatiโ (Is 25,6). E noi, a chi apriamo la nostra tavola? Siamo capaci di condividere anche senza parole, solo con uno sguardo โ come fa Gesรน โ storie, speranze, fatiche?ย
Gesรน non si limita a guarire il malato (cf. v. 4), egli si lascia โosservareโ dai farisei e, anticipandoli sul giudizio, pone loro delle domande per farli uscire dalla loro zona protetta del rigore e del rispetto della legge. Gesรน interroga lโagire personale: non solo โร lecito o no?โ (v. 3), in modo generico, ma anche โChi di voi?โ (v. 5). Il suo agire costringe ciascuno di noi a un discernimento. Il โcomeโ Gesรน opera rimanda a noi il discernimento del bene. Qual รจ il bene per quellโuomo che sta โdavantiโ a noi? Questa deve essere la nostra prioritร , questa la legge di libertร donataci da Dio.
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